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Confisca strumenti del reato: la Cassazione decide

Un soggetto condannato per coltivazione di stupefacenti ricorre in Cassazione contestando sia le modalità del patteggiamento sia la confisca di una bilancia e un trimmer. La Corte Suprema dichiara inammissibile il ricorso sul patteggiamento, ma accoglie la doglianza sulla confisca. Pur rilevando un vizio di motivazione, la Cassazione annulla la sentenza senza rinvio e dispone direttamente la confisca degli strumenti del reato, ritenendo palese il loro nesso con l’attività illecita e non necessari ulteriori accertamenti di fatto.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Strumenti del Reato: Quando la Cassazione Decide Direttamente

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13225/2024, offre un importante chiarimento sui poteri del giudice di legittimità in materia di confisca degli strumenti del reato. Il caso analizza la situazione in cui un giudice di merito omette la motivazione su una confisca facoltativa, ma la Corte Suprema, anziché rimandare gli atti, decide direttamente la questione. Questa pronuncia è fondamentale per comprendere l’equilibrio tra l’obbligo di motivazione e i principi di economia processuale.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato tramite patteggiamento dal Tribunale di Palmi per la coltivazione di quasi 4000 piante di cannabis. La pena concordata era di due anni e otto mesi di reclusione e 8.000 euro di multa. Oltre alla pena, il giudice disponeva la confisca e la distruzione delle piante, nonché la confisca di una bilancia di precisione e di un’attrezzatura agricola (trimmer) trovati in possesso dell’imputato.

L’imputato proponeva ricorso per Cassazione lamentando tre vizi della sentenza:
1. La mancata conversione della pena detentiva in lavori di pubblica utilità, inizialmente concordata.
2. L’omessa valutazione di una questione di legittimità costituzionale relativa alle norme che impedivano tale conversione.
3. L’illegalità della confisca della bilancia e del trimmer, disposta senza alcuna motivazione.

La Gestione del Patteggiamento e la Confisca degli Strumenti del Reato

La Corte ha affrontato separatamente le doglianze. Riguardo ai primi due motivi, relativi al patteggiamento e alla conversione della pena, i giudici li hanno ritenuti inammissibili. Era emerso, infatti, che le parti stesse avevano sostituito l’accordo originario (che prevedeva la conversione in lavori di pubblica utilità) con un nuovo accordo, poi ratificato dal giudice. Il nuovo patto escludeva tale conversione, rendendo di fatto irrilevanti le questioni sollevate dal ricorrente.

Il punto cruciale della sentenza riguarda, invece, il terzo motivo: la confisca degli strumenti del reato. Il ricorrente sosteneva che, trattandosi di confisca facoltativa ai sensi dell’art. 240 c.p., il giudice avrebbe dovuto fornire una motivazione specifica sulla pericolosità degli oggetti, cosa che non era avvenuta.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha riconosciuto la fondatezza della doglianza: il giudice di merito aveva effettivamente omesso di motivare la decisione di confiscare la bilancia e il trimmer. Questo costituisce un vizio della sentenza.

Tuttavia, richiamando un principio consolidato delle Sezioni Unite, la Corte ha stabilito di poter annullare la sentenza su questo punto senza rinvio, decidendo direttamente la questione. Ai sensi dell’art. 620, comma 1, lett. l), c.p.p., ciò è possibile quando non siano necessari ulteriori accertamenti di fatto.

Nel caso specifico, secondo la Cassazione, il nesso di strumentalità tra gli oggetti e il reato era palese e incontrovertibile. La coltivazione di quasi 4000 piante e il rinvenimento di oltre 53 kg di infiorescenze già recise rendevano evidente che la bilancia serviva per la pesatura dello stupefacente e il trimmer per la sua lavorazione. Questi oggetti non erano semplici beni, ma res che “servirono a commettere il reato”. Pertanto, la loro confisca era non solo legittima ma doverosa.

La Corte ha quindi corretto l’errore del giudice di merito, disponendo essa stessa la confisca e motivandola sulla base del chiaro ed evidente legame funzionale tra i beni e l’attività illecita contestata.

Conclusioni

La sentenza n. 13225/2024 ribadisce un principio fondamentale: ogni provvedimento giurisdizionale, specialmente se restrittivo di un diritto patrimoniale come la confisca, deve essere adeguatamente motivato. L’omissione di tale motivazione costituisce un vizio che può portare all’annullamento della decisione.

Al tempo stesso, la pronuncia evidenzia il ruolo della Corte di Cassazione come custode non solo della legge, ma anche dell’efficienza del sistema giudiziario. Quando i fatti sono chiari e non richiedono ulteriori indagini, la Corte può e deve intervenire direttamente per sanare i vizi della sentenza impugnata, evitando un inutile allungamento dei tempi processuali che deriverebbe da un rinvio al giudice di merito. Questo potere di decisione nel merito rappresenta uno strumento prezioso per garantire una giustizia celere ed efficace.

Perché il ricorso sul patteggiamento è stato dichiarato inammissibile?
Perché le parti processuali (imputato e pubblico ministero) avevano volontariamente sostituito l’accordo originario, che prevedeva la conversione della pena in lavori di pubblica utilità, con un nuovo accordo che non contemplava più tale beneficio. La questione sollevata dal ricorrente era quindi diventata irrilevante.

Per quale motivo la Corte ha annullato la sentenza riguardo alla confisca?
La Corte ha annullato la sentenza limitatamente alla statuizione sulla confisca della bilancia e del trimmer perché il giudice di merito aveva omesso di fornire qualsiasi motivazione a sostegno di tale misura, che in questo caso aveva natura facoltativa e richiedeva una valutazione specifica.

Dopo l’annullamento, perché la Cassazione ha deciso direttamente la confisca senza rinviare il caso a un altro giudice?
La Cassazione ha deciso direttamente ai sensi dell’art. 620, lett. I), c.p.p., perché non erano necessari ulteriori accertamenti di fatto. Il legame funzionale tra gli oggetti (bilancia per pesare, trimmer per recidere) e il reato di coltivazione di stupefacenti era talmente evidente dagli atti processuali che la Corte ha potuto disporre essa stessa la confisca, sanando il vizio di motivazione originario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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