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Confisca sproporzionata: il silenzio non giustifica

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro la confisca di una cospicua somma di denaro. La decisione conferma la legittimità della confisca sproporzionata quando l’interessato non riesce a dimostrare la provenienza lecita dei beni, sproporzionati rispetto al proprio reddito. Il diritto al silenzio non è sufficiente a fornire tale giustificazione.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Sproporzionata: Quando il Silenzio non Paga

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di misure patrimoniali: la confisca sproporzionata di beni è legittima se il condannato non fornisce una prova concreta della loro lecita provenienza. Questo caso evidenzia come il diritto al silenzio, sebbene sacrosanto, non possa essere usato come scudo per giustificare il possesso di ricchezze anomale rispetto al proprio profilo reddituale. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

Un soggetto, già condannato dal Tribunale di Monza per reati legati agli stupefacenti (art. 73 d.P.R. 309/90) e per resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.), ha presentato ricorso in Cassazione. L’impugnazione non contestava la colpevolezza, bensì la decisione del Tribunale di disporre la confisca di una somma in contanti di 20.750 euro, rinvenuta nella sua camera da letto durante una perquisizione.

L’appellante lamentava un’errata applicazione delle norme sulla confisca, in particolare degli articoli 240 e 240-bis del codice penale.

L’Analisi della Corte e la Confisca Sproporzionata

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo che le argomentazioni proposte non fossero altro che una sterile riproposizione di questioni già correttamente esaminate e respinte dal giudice di merito. La Corte ha elogiato la motivazione della sentenza impugnata, definendola coerente e adeguata. Il punto cruciale della decisione risiede nella netta distinzione operata dal Tribunale tra due diverse tipologie di confisca applicate nel caso specifico.

Confisca Ordinaria e Confisca Allargata

Il Tribunale aveva correttamente distinto:
1. La confisca ordinaria (art. 240 c.p.): Applicata allo stupefacente e agli altri beni direttamente collegati al reato.
2. La confisca sproporzionata (art. 240-bis c.p.): Applicata alla somma di denaro di 20.750 euro.

Quest’ultima, nota anche come ‘confisca allargata’, è uno strumento pensato per colpire i patrimoni di origine illecita che un condannato per specifici reati non è in grado di giustificare. Nel caso di specie, la somma è stata ritenuta del tutto sproporzionata rispetto al reddito dichiarato dall’imputato.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha confermato che il Tribunale ha agito correttamente. La motivazione si basa su un presupposto fondamentale dell’art. 240-bis c.p.: l’inversione dell’onere della prova. Non è l’accusa a dover dimostrare l’origine illecita del denaro, ma è il condannato a doverne giustificare la provenienza lecita. L’imputato, avvalendosi della facoltà di non rispondere, non ha fornito alcuna spiegazione sull’origine di quella ingente somma. Sebbene il diritto al silenzio sia una garanzia fondamentale, esso non equivale a fornire una giustificazione valida ai fini della confisca. La sproporzione tra il denaro posseduto e il reddito dichiarato è stata considerata un elemento sufficiente a far scattare la misura patrimoniale, in assenza di prove contrarie fornite dall’interessato.

Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio consolidato: la confisca sproporzionata è un’arma efficace contro l’accumulazione di ricchezze illecite. La decisione della Cassazione chiarisce che, di fronte a beni di valore sproporzionato rispetto alle proprie capacità economiche, il condannato ha l’onere di dimostrarne la provenienza legittima. Scegliere di non fornire spiegazioni, pur essendo un diritto, non impedisce allo Stato di procedere con la confisca. Un monito importante per chiunque ritenga di poter nascondere proventi illeciti dietro un apparente ‘no comment’.

Quando è possibile procedere alla confisca sproporzionata di una somma di denaro?
È possibile quando la somma, rinvenuta nella disponibilità di un soggetto condannato per determinati reati, risulta essere di valore sproporzionato rispetto al suo reddito o alla sua attività economica e l’interessato non è in grado di giustificarne la provenienza lecita.

Il diritto a non rispondere è sufficiente a giustificare la provenienza di denaro sospetto?
No. Secondo la decisione, avvalersi della facoltà di non rispondere è un diritto dell’imputato, ma non adempie all’onere di giustificare la legittima provenienza dei beni ai fini di evitare la confisca per sproporzione prevista dall’art. 240-bis del codice penale.

Cosa accade se un ricorso in Cassazione si limita a ripetere le argomentazioni già respinte?
Se il ricorso non solleva nuove questioni di diritto o vizi logici specifici della sentenza impugnata, ma si limita a riproporre le stesse doglianze già esaminate e disattese, la Corte di Cassazione lo dichiara inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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