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Confisca senza motivazione: annullata dalla Cassazione

Un imputato, condannato per cessione di stupefacenti, ha ottenuto l’annullamento della confisca di denaro e telefoni. La Corte di Cassazione ha stabilito che una confisca senza motivazione è illegittima, poiché il giudice deve sempre spiegare il collegamento (pertinenzialità) tra i beni sequestrati e il reato commesso. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Senza Motivazione: La Cassazione Annulla e Fissa un Principio Fondamentale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 30046/2024) ribadisce un principio cardine del nostro sistema giuridico: ogni provvedimento restrittivo della proprietà privata, come la confisca, deve essere adeguatamente giustificato. Il caso in esame riguarda l’annullamento di una confisca senza motivazione disposta nei confronti di un uomo condannato per cessione di stupefacenti, offrendo importanti spunti sulla necessità del nesso di pertinenzialità tra il bene e il reato.

Il Caso: Dalla Condanna per Droga al Ricorso in Cassazione

La vicenda ha origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal G.i.p. del Tribunale di L’Aquila. Un giovane uomo era stato condannato per la cessione di una modesta quantità di cocaina (10,4 grammi). Oltre alla pena concordata tra l’imputato e il Pubblico Ministero, il giudice aveva disposto la confisca di una somma di denaro pari a 1.565,00 euro e di alcuni telefoni cellulari sequestrati all’imputato.

Contro questa statuizione accessoria, il difensore dell’imputato ha presentato ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge sotto un profilo cruciale: la totale assenza di motivazione. Secondo la difesa, la sentenza non spiegava in alcun modo perché il denaro e i telefoni dovessero essere considerati pertinenti al reato di spaccio contestato.

Le Argomentazioni della Difesa e del Procuratore Generale

Il ricorso evidenziava come il giudice di primo grado non avesse fornito alcuna giustificazione sul legame tra la somma sequestrata e l’attività illecita, né avesse chiarito il ruolo dei telefoni cellulari nel reato. Inoltre, non era stata fatta alcuna valutazione sulla situazione reddituale dell’imputato in rapporto al valore dei beni confiscati.

Sorprendentemente, anche il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ha condiviso le argomentazioni della difesa. Nella sua requisitoria scritta, ha rilevato la palese mancanza di motivazione circa la pertinenzialità dei beni e ha concluso chiedendo l’annullamento della sentenza limitatamente alla parte relativa alla confisca.

La Necessità di Motivazione nella Confisca

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, definendo ‘palese’ l’evidenza che la confisca fosse stata disposta ‘in mancanza di qualsiasi motivazione’. Questo vizio procedurale ha reso inevitabile l’annullamento della decisione su quel punto specifico. La Corte non entra nel merito della legittimità della confisca in sé, ma censura il modo in cui è stata disposta: senza un’adeguata spiegazione logico-giuridica.

Le Motivazioni

Il principio affermato dalla Suprema Corte è fondamentale: il giudice che dispone una confisca ha l’obbligo di esplicitare le ragioni per cui ritiene che un determinato bene sia il prodotto, il profitto o lo strumento del reato. Non è sufficiente una semplice affermazione, ma è necessario un percorso argomentativo che colleghi il bene al fatto illecito. Nel caso di specie, il giudice avrebbe dovuto spiegare perché quella somma di denaro era ritenuta provento dello spaccio e perché i telefoni erano stati utilizzati per commettere il reato. La mancanza di tale spiegazione costituisce una violazione dell’articolo 240 del codice penale e dei principi generali sull’obbligo di motivazione dei provvedimenti giurisdizionali.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per i giudici di merito. La confisca senza motivazione è illegittima. La decisione di sottrarre un bene a un cittadino, anche se condannato per un reato, deve essere supportata da una giustificazione chiara, logica e verificabile. Questo non solo tutela il diritto di proprietà, ma garantisce anche il diritto di difesa, permettendo all’interessato di comprendere le ragioni del provvedimento e, se del caso, di impugnarle efficacemente. Il caso è stato quindi rinviato al Tribunale di L’Aquila, che dovrà riesaminare la questione della confisca, questa volta fornendo una motivazione completa o, in sua assenza, disponendo la restituzione dei beni.

Un giudice può confiscare denaro e telefoni trovati in possesso di una persona condannata per spaccio?
Sì, ma solo se fornisce una motivazione adeguata che spieghi il nesso di pertinenzialità, cioè il collegamento diretto, tra quegli specifici beni e il reato commesso.

Cosa succede se un provvedimento di confisca non è motivato?
Come stabilito in questa sentenza, un provvedimento di confisca privo di qualsiasi motivazione è illegittimo e può essere annullato dalla Corte di Cassazione, con conseguente rinvio per un nuovo giudizio sul punto.

In questo caso, perché la confisca è stata considerata senza motivazione?
La sentenza del giudice di primo grado non spiegava perché la somma di 1.565,00 euro e i telefoni cellulari fossero collegati alla cessione di 10,4 grammi di cocaina, né conteneva alcuna valutazione sulla provenienza dei beni o sul loro ruolo nella commissione del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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