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Confisca senza condanna: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3400/2024, ha stabilito un principio fondamentale: la confisca del profitto di un reato non può essere mantenuta se il procedimento penale si conclude con una pronuncia di ‘non doversi procedere’ per difetto di querela. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva erroneamente confermato la confisca di beni sequestrati nonostante l’improcedibilità dell’azione penale. La Suprema Corte ha annullato tale decisione, affermando che la confisca facoltativa presuppone inderogabilmente una sentenza di condanna. Una pronuncia meramente processuale, come quella per mancanza di querela, non implica un accertamento del fatto-reato e, pertanto, non può giustificare la misura ablativa, imponendo la restituzione dei beni all’avente diritto. Questo chiarisce i limiti della confisca senza condanna.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Senza Condanna: Quando i Beni Sequestrati Devono Essere Restituiti?

La Corte di Cassazione, con una recente e significativa sentenza, ha ribadito un caposaldo del nostro sistema penale: senza una sentenza di condanna, non può esserci confisca del profitto di un reato. Questo principio, che tutela il diritto di proprietà, assume particolare rilevanza quando un processo si interrompe per ragioni procedurali. L’analisi della pronuncia n. 3400 del 2024 ci permette di comprendere perché la confisca senza condanna non è ammissibile in caso di improcedibilità per mancanza di querela, delineando i confini tra accertamento del reato e presupposti delle misure di sicurezza patrimoniali.

Il Caso in Esame: Dalla Condanna all’Improcedibilità

Due soggetti, inizialmente condannati in primo grado per furto pluriaggravato e truffa aggravata, vedevano la loro posizione cambiare radicalmente in appello. La Corte d’Appello di Torino, in riforma della prima sentenza, dichiarava ‘non doversi procedere’ per difetto di querela, a seguito delle modifiche normative introdotte dal d.lgs. n. 150/2022. Tuttavia, la stessa Corte confermava ‘nel resto’ la sentenza impugnata, lasciando in essere la confisca dei beni mobili che erano stati oggetto di sequestro preventivo. Gli imputati, ritenendo illegittima tale statuizione, proponevano ricorso per Cassazione, lamentando la violazione dell’art. 240 del codice penale.

La Questione Giuridica sulla Confisca

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione dell’articolo 240 del codice penale. Questa norma distingue due tipi di confisca:

1. Confisca facoltativa (comma 1): Riguarda le cose che sono servite o sono state destinate a commettere il reato e le cose che ne sono il prodotto o il profitto. Questa misura può essere disposta dal giudice solo in presenza di una sentenza di condanna.
2. Confisca obbligatoria (comma 2): Si applica a beni la cui fabbricazione, uso, porto, detenzione o alienazione costituisce di per sé reato (es. armi clandestine). Questa forma di confisca è sempre ordinata, anche se non viene pronunciata una sentenza di condanna, ma presuppone comunque l’accertamento del fatto-reato.

Nel caso di specie, la confisca disposta riguardava il profitto del reato, rientrando quindi nell’ipotesi facoltativa. Gli imputati sostenevano che, venuta meno la condanna a causa della declaratoria di improcedibilità, fosse venuto meno anche il presupposto essenziale per applicare la misura ablatoria.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso, annullando la sentenza d’appello limitatamente alla confisca. I giudici di legittimità hanno chiarito che una sentenza di ‘non doversi procedere per mancanza di querela’ ha un carattere puramente processuale. Essa si limita a constatare l’assenza di una condizione di procedibilità, senza entrare nel merito dell’accertamento del fatto storico-reato. Tale pronuncia, pertanto, non è equiparabile a una sentenza di condanna, che è il ‘presupposto indefettibile’ per poter disporre la confisca facoltativa prevista dall’art. 240, comma 1, c.p. La Corte ha richiamato anche precedenti pronunce delle Sezioni Unite, sottolineando che l’assenza di un accertamento del fatto impedisce l’applicazione di qualsiasi misura di sicurezza che lo presupponga. Di conseguenza, in mancanza di una condanna, i beni in sequestro devono essere restituiti all’avente diritto.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa decisione rafforza un principio di garanzia fondamentale: le misure che incidono sul patrimonio dei cittadini, come la confisca, devono fondarsi su un accertamento giudiziale pieno e definitivo della responsabilità penale. Non è sufficiente che un’indagine sia iniziata o che vi siano indizi; è necessaria una sentenza di condanna passata in giudicato. La sentenza chiarisce che una chiusura ‘in rito’ del processo, come quella per difetto di querela, non può avere gli stessi effetti di una condanna nel merito. Per i cittadini, ciò significa che i beni sottoposti a sequestro preventivo devono essere restituiti qualora il procedimento penale non giunga a una condanna, ma si estingua per ragioni procedurali. Per gli operatori del diritto, la sentenza serve come un monito a distinguere nettamente tra l’accertamento sostanziale di un reato e le vicende meramente processuali che possono porre fine al giudizio.

È possibile disporre la confisca dei beni se il reato viene dichiarato improcedibile per mancanza di querela?
No. Secondo la sentenza, la confisca facoltativa del profitto di un reato (prevista dall’art. 240, comma 1, c.p.) non è possibile in questo caso, perché il suo presupposto inderogabile è una sentenza di condanna. Una pronuncia di improcedibilità per mancanza di querela ha natura meramente processuale e non equivale a un accertamento del reato.

Qual è la differenza tra confisca facoltativa e obbligatoria secondo la sentenza?
La confisca facoltativa del profitto di un reato può essere disposta solo in caso di condanna. La confisca obbligatoria, invece, riguarda beni intrinsecamente illeciti e può essere ordinata anche senza una condanna, ma richiede comunque un accertamento del fatto-reato che non avviene in caso di declaratoria di improcedibilità.

Cosa succede ai beni sottoposti a sequestro preventivo se il processo si conclude con una sentenza di ‘non doversi procedere’?
In assenza di una sentenza di condanna, i beni in sequestro devono essere restituiti all’avente diritto. La misura cautelare del sequestro non può sopravvivere alla chiusura del processo con una pronuncia meramente processuale che impedisce l’applicazione della confisca.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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