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Confisca riciclaggio: confiscabile l’intera somma

Un soggetto condannato per riciclaggio ha impugnato la confisca di 700.000 euro, sostenendo che dovesse limitarsi al suo profitto personale (2%). La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34666/2024, ha rigettato il ricorso, stabilendo un principio fondamentale sulla confisca riciclaggio: l’oggetto della misura ablativa è l’intera somma di denaro illecitamente movimentata, in quanto considerata ‘prodotto’ del reato, e non solo la commissione percepita dal riciclatore. La Corte ha aderito all’orientamento giurisprudenziale più rigoroso, che identifica il profitto del riciclaggio con la totalità del capitale ‘ripulito’.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Riciclaggio: la Cassazione Conferma la Confiscabilità dell’Intera Somma

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 34666 del 2024, interviene su un tema cruciale in materia di reati economici: la corretta quantificazione della confisca riciclaggio. La Corte ha stabilito che l’oggetto della confisca non è limitato al mero compenso percepito da chi ‘ripulisce’ il denaro, ma si estende all’intero importo oggetto dell’operazione illecita. Questa decisione consolida l’orientamento più severo, delineando con maggiore precisione i contorni di uno strumento fondamentale per il contrasto alla criminalità economica.

I Fatti del Caso e il Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal GIP del Tribunale di Bologna. Un imputato, accusato di plurime operazioni di riciclaggio, aveva concordato una pena detentiva e pecuniaria. Oltre a ratificare l’accordo, il giudice aveva disposto d’ufficio la confisca, anche per equivalente, di beni fino a un valore di 700.000 euro. Tale somma corrispondeva all’intero ammontare del denaro movimentato nelle attività di riciclaggio.

L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione avverso la sola statuizione sulla confisca, sostenendo un’illegittimità di fondo: la misura avrebbe dovuto colpire unicamente il suo profitto personale, quantificato in una modesta percentuale (circa il 2%) dell’importo totale, e non l’intera somma, che rappresentava il provento del reato presupposto commesso da altri soggetti.

La Questione Giuridica: Il ‘Profitto’ del Riciclaggio

Il nodo centrale della controversia risiede nell’interpretazione del concetto di ‘profitto’ confiscabile ai sensi dell’art. 648 quater c.p. in relazione al delitto di riciclaggio (art. 648 bis c.p.). Sul punto, la giurisprudenza era divisa in due orientamenti principali:

Orientamento Restrittivo

Un primo filone interpretativo sostiene che la confisca debba limitarsi al vantaggio patrimoniale effettivamente conseguito dal ‘riciclatore’. Poiché non vi è concorso tra l’autore del reato presupposto e il riciclatore, quest’ultimo non potrebbe essere chiamato a rispondere per un profitto che non ha incassato direttamente.

Orientamento Estensivo

Un secondo e prevalente orientamento, a cui la Corte aderisce in questa sentenza, ritiene che il profitto del riciclaggio coincida con l’intero valore delle somme ‘ripulite’. Il disvalore della condotta, infatti, sta proprio nell’ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro, rendendolo nuovamente disponibile nel circuito legale. L’intera somma è, quindi, il ‘prodotto’ diretto dell’attività criminale.

La Decisione della Cassazione sulla Confisca Riciclaggio

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno confermato la piena legittimità della confisca dell’intero importo di 700.000 euro.

Le motivazioni

La Corte ha chiarito che, nel contesto del riciclaggio, la nozione di provento del reato deve essere intesa in senso ampio. Sebbene il riciclatore possa percepire solo una commissione (il ‘prezzo’ del reato), la sua condotta permette di ‘ripulire’ l’intera somma illecita. Quest’ultima, pertanto, rappresenta il ‘prodotto’ del reato, ovvero il risultato materiale dell’operazione criminosa.

I giudici hanno sottolineato che il delitto di riciclaggio si consuma con la realizzazione delle condotte dissimulatorie, le quali hanno per oggetto l’intero capitale di provenienza illecita. Di conseguenza, è proprio questo capitale a costituire l’oggetto della misura ablativa. La sentenza evidenzia come l’art. 648 quater c.p. consenta di aggredire sia il prodotto complessivo che il profitto individuale dei reati. Pertanto, la misura applicata dal GIP, avendo ad oggetto il prodotto del reato, è da considerarsi perfettamente legittima.

Le conclusioni

La sentenza n. 34666/2024 consolida un principio di estrema importanza nella lotta al riciclaggio. Stabilendo che la confisca riciclaggio può colpire l’intero capitale movimentato, e non solo la commissione del singolo operatore, si potenzia notevolmente l’efficacia dello strumento sanzionatorio. Questa interpretazione permette di prosciugare le risorse economiche derivanti da attività criminali in modo più incisivo, colpendo il risultato finale dell’operazione di ‘pulitura’ del denaro. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’azione repressiva dello Stato può essere indirizzata a neutralizzare l’intero valore economico reimmesso nel circuito legale, in linea con le finalità delle normative nazionali ed europee in materia.

Nel reato di riciclaggio, la confisca riguarda solo il compenso del riciclatore o l’intera somma ‘ripulita’?
Secondo la Corte di Cassazione, la confisca riguarda l’intera somma oggetto delle operazioni di riciclaggio. Questa somma è considerata il ‘prodotto’ del reato, ovvero il risultato empirico dell’attività illecita, e non solo il profitto personale (la ‘commissione’) ottenuto dal riciclatore.

Perché la confisca nel riciclaggio può estendersi all’intero capitale movimentato?
La Corte ritiene che il cuore del reato di riciclaggio sia l’immissione nel circuito economico di somme illecitamente acquisite. L’intera somma ‘ripulita’ e gestita dal riciclatore costituisce il risultato dell’attività delittuosa. Di conseguenza, è legittimo confiscare l’intero importo in quanto prodotto del reato, a prescindere dal vantaggio economico finale del singolo agente.

È possibile disporre la confisca per un importo così elevato anche in una sentenza di patteggiamento?
Sì. La Corte conferma che il giudice, anche in sede di patteggiamento, deve disporre d’ufficio la confisca obbligatoria prevista dalla legge, come quella ex art. 648 quater c.p. Tale misura non fa parte dell’accordo tra le parti sulla pena, ma costituisce un’applicazione doverosa e autonoma della legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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