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Confisca reati tributari: come si divide il profitto

Una professionista è stata condannata per aver ideato un sistema di evasione fiscale basato su crediti d’imposta inesistenti. La Corte di Cassazione ha confermato la sua responsabilità e l’aggravante professionale, ma ha annullato la sentenza riguardo la confisca. Citando un recente intervento delle Sezioni Unite, ha stabilito che la confisca reati tributari deve essere limitata alla quota di profitto effettivamente percepita da ciascun concorrente, escludendo una responsabilità solidale. Alcuni capi d’imputazione sono stati dichiarati prescritti.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Reati Tributari: La Cassazione Limita la Responsabilità dei Concorrenti

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, interviene su un tema cruciale per professionisti e imprese: la confisca reati tributari in caso di concorso di persone. La decisione chiarisce che la confisca del profitto del reato non può essere richiesta per intero a un singolo concorrente, ma va ripartita in base all’effettivo arricchimento di ciascuno. Analizziamo questo importante principio alla luce di un caso concreto che ha visto coinvolta una consulente fiscale.

I Fatti del Caso: La Consulente Fiscale e i Crediti Inesistenti

Una professionista, iscritta all’albo dei commercialisti, è stata ritenuta responsabile di aver orchestrato un complesso sistema di evasione fiscale a beneficio di diciotto società clienti. Il meccanismo fraudolento si basava sull’utilizzo in compensazione di crediti d’imposta inesistenti, attraverso l’uso di codici tributo obsoleti, per un danno complessivo all’erario di circa 2 milioni di euro. Secondo l’accusa, la professionista non si era limitata a un semplice errore, ma aveva elaborato un vero e proprio ‘modello di evasione fiscale’ seriale e ripetitivo, sfruttando le sue competenze tecniche per eludere i controlli informatici dell’Agenzia delle Entrate e dell’INPS.

La Decisione della Corte di Cassazione: Annullamento con Rinvio

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso della professionista, giungendo a una decisione articolata. Da un lato, ha confermato la responsabilità penale e la sussistenza della circostanza aggravante legata al ruolo professionale nella creazione del modello evasivo. Dall’altro, ha accolto le doglianze relative alla confisca, annullando la sentenza su questo punto e rinviando il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione. Inoltre, ha dichiarato l’estinzione per prescrizione di alcuni dei reati contestati, relativi a condotte più risalenti nel tempo.

Le Motivazioni

La sentenza si basa su tre pilastri argomentativi fondamentali: l’applicazione dell’aggravante professionale, i limiti della confisca in caso di concorso e l’intervento della prescrizione.

L’Aggravante per il Professionista: Quando si Applica?

La Corte ha ritenuto correttamente applicata l’aggravante prevista dall’art. 13-bis del D.Lgs. 74/2000. Questa norma prevede un aumento di pena se il reato è commesso da un consulente fiscale attraverso l’elaborazione o la commercializzazione di modelli di evasione. Secondo i giudici, non è sufficiente un semplice inadempimento fiscale, per quanto infedele. È necessario un ‘quid pluris’: un percorso di condotte che, nel loro complesso, creano un sistema replicabile e seriale, caratterizzato da particolare pericolosità. Nel caso di specie, l’utilizzo ripetuto per più anni e per più clienti di codici tributo in disuso e l’adozione di accorgimenti per eludere i controlli automatici integravano pienamente i requisiti della ‘serialità’ e dell’elaborazione di un ‘modello evasivo’.

La Confisca Reati Tributari in Concorso: Un Principio Fondamentale

Il punto più innovativo della decisione riguarda la confisca reati tributari. La difesa sosteneva che la confisca non potesse colpire la consulente per l’intero profitto del reato (il risparmio d’imposta ottenuto dai suoi clienti), ma solo per la quota a lei eventualmente attribuibile. La Cassazione ha accolto questa tesi, richiamando un’informazione provvisoria delle Sezioni Unite che ha stabilito un principio di diritto fondamentale: in caso di concorso di persone, la confisca (anche per equivalente) deve essere disposta nei confronti del singolo concorrente limitatamente a quanto da lui concretamente conseguito. Viene così esclusa ogni forma di solidarietà passiva. L’accertamento della quota di profitto di ciascuno è oggetto di prova. Solo se è impossibile determinare tale quota, si ricorre al criterio della ripartizione in parti uguali. La sentenza impugnata, che aveva disposto la confisca sull’intero profitto senza distinguere le posizioni, è stata quindi annullata con rinvio.

Prescrizione di Parte dei Reati

Infine, la Corte ha rilevato che, per le condotte relative all’anno d’imposta 2014, era maturato il termine massimo di prescrizione. Di conseguenza, ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna per questi specifici capi di imputazione, demandando al giudice del rinvio anche il compito di ricalcolare la pena per i reati residui.

Conclusioni

Questa sentenza offre due importanti spunti di riflessione. In primo luogo, ribadisce la grave responsabilità dei professionisti che non si limitano a consigliare, ma ‘progettano’ sistemi di evasione fiscale, confermando la severità del legislatore verso tali condotte. In secondo luogo, e con ancora maggiore impatto, stabilisce un principio di civiltà giuridica in materia di confisca reati tributari: la sanzione patrimoniale deve essere proporzionata all’effettivo arricchimento personale e non può estendersi in via solidale a coprire il profitto ottenuto da altri concorrenti. Si tratta di una decisione che imporrà agli inquirenti un onere probatorio più stringente nella quantificazione del profitto individuale, garantendo al contempo una maggiore equità nel trattamento sanzionatorio.

Quando scatta l’aggravante per il professionista che elabora un modello di evasione fiscale?
L’aggravante si applica quando il professionista non si limita a un singolo illecito, ma crea un sistema di evasione fiscale caratterizzato da serialità e ripetitività, dimostrando una particolare pericolosità sociale. La condotta deve andare oltre il semplice, seppur infedele, adempimento fiscale e consistere nell’elaborazione di un vero e proprio schema fraudolento replicabile.

In caso di reato tributario commesso da più persone, l’intero profitto può essere confiscato a uno solo dei concorrenti?
No. La Corte di Cassazione, richiamando un principio delle Sezioni Unite, ha stabilito che la confisca, anche per equivalente, deve essere disposta nei confronti di ogni singolo concorrente solo per la quota di profitto che ha concretamente conseguito. È esclusa ogni forma di solidarietà passiva tra i correi.

Cosa succede se non è possibile determinare l’esatta quota di profitto ottenuta da ciascun concorrente?
Solo nel caso in cui sia impossibile individuare con precisione la quota di arricchimento di ogni singolo concorrente, la confisca viene ripartita tra di loro in parti uguali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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