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Confisca provento reato: diretta e non per equivalente

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per cessione di stupefacenti di lieve entità. Il caso verteva sulla legittimità della confisca del denaro considerato profitto del reato. La Corte ha chiarito che la confisca provento reato, essendo diretta, è sempre applicabile ai sensi dell’art. 240 c.p. e non soggiace ai limiti previsti per la confisca per equivalente nei casi di reati minori.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Provento Reato: La Cassazione Chiarisce i Limiti per i Reati di Droga

L’istituto della confisca provento reato rappresenta uno degli strumenti più efficaci per contrastare la criminalità, colpendo direttamente i vantaggi economici che ne derivano. Con l’ordinanza n. 1364/2024, la Corte di Cassazione è intervenuta per fare chiarezza sulla sua applicabilità nel contesto dei reati di stupefacenti di lieve entità, distinguendola nettamente dalla confisca per equivalente e confermandone l’ampia portata.

Il Caso: Patteggiamento e Ricorso contro la Confisca

Il caso trae origine da una sentenza del Tribunale di Verona, emessa a seguito di un patteggiamento (applicazione della pena su richiesta delle parti, ex art. 444 c.p.p.). L’imputato era stato condannato per il reato di illecita cessione di sostanze stupefacenti, qualificato come fatto di lieve entità ai sensi dell’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti (d.P.R. 309/90). Oltre alla pena concordata, il giudice di merito aveva disposto la confisca di una somma di denaro, ritenuta il diretto profitto dell’attività illecita.

L’imputato ha proposto ricorso per cassazione, contestando proprio la legittimità di tale confisca. La difesa sosteneva, in sostanza, che le limitazioni previste dalla normativa speciale in materia di stupefacenti per i reati minori dovessero impedire il provvedimento ablatorio.

La Decisione della Corte di Cassazione e la confisca provento reato

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione del Tribunale di Verona. La Corte ha stabilito che la confisca disposta dal giudice di merito era corretta e fondata sull’articolo 240 del codice penale, che regola la confisca diretta delle cose che costituiscono il profitto del reato.

La decisione si basa su una distinzione fondamentale: quella tra la confisca diretta del profitto e la confisca per equivalente. Secondo i giudici di legittimità, le limitazioni invocate dal ricorrente si applicano solo alla seconda tipologia, lasciando invece impregiudicata la possibilità di procedere sempre alla confisca provento reato quando i beni sono direttamente identificabili.

Le Motivazioni: La Distinzione tra Confisca Diretta e per Equivalente

Il cuore della motivazione risiede nella netta differenziazione tra due istituti giuridici.

1. Confisca Diretta (art. 240 c.p.): Questa misura colpisce specificamente i beni che sono il risultato diretto dell’attività criminale (il profitto o il prodotto). Nel caso di specie, il denaro sequestrato era stato identificato come il ricavo immediato della cessione di droga. La Corte ha sottolineato che questa forma di confisca ha una portata generale e si applica sempre, salvo espresse eccezioni non pertinenti al caso.

2. Confisca per Equivalente (prevista da norme speciali, come l’art. 73, comma 7-bis, T.U. Stupefacenti): Questa misura interviene quando non è possibile rintracciare e confiscare i beni che costituiscono il profitto diretto del reato. In tali circostanze, lo Stato può confiscare altri beni di valore equivalente appartenenti al reo. È proprio per questa forma di confisca che la legge prevede una limitazione: non può essere disposta se si procede per l’ipotesi lieve di reato di cui al comma 5 dell’art. 73.

Poiché nel caso in esame il giudice aveva correttamente applicato la confisca diretta del profitto, le limitazioni relative alla confisca per equivalente erano del tutto irrilevanti. La Corte ha ribadito che il giudice di merito ha agito in modo ineccepibile, disponendo la confisca di cose che costituivano il diretto profitto dei contestati reati.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Essa riafferma un principio cardine: i guadagni illeciti derivanti dallo spaccio di droga, anche se di lieve entità, devono essere sempre confiscati quando sono materialmente disponibili. La sentenza chiarisce che la volontà del legislatore di prevedere un trattamento più mite per i reati minori, escludendo la confisca per equivalente, non si traduce in un’immunità per i proventi diretti del crimine.

In conclusione, questa pronuncia consolida l’orientamento secondo cui la confisca provento reato è uno strumento imprescindibile per privare i criminali dei frutti della loro attività illecita, garantendo che il crimine non paghi mai, neppure nelle sue manifestazioni meno gravi.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la confisca ordinata dal giudice di merito era una confisca diretta del profitto del reato ai sensi dell’art. 240 c.p., e non una confisca per equivalente. Le limitazioni invocate dal ricorrente si applicano solo a quest’ultima, rendendo la sua contestazione infondata in diritto.

È sempre possibile confiscare i guadagni derivanti da un reato di spaccio di lieve entità?
Sì, secondo questa ordinanza, è sempre possibile confiscare i guadagni che costituiscono il profitto diretto e identificabile del reato, anche se questo è qualificato come di lieve entità. La confisca del profitto diretto non è soggetta alle limitazioni previste per la confisca per equivalente in questi casi.

Qual è la differenza fondamentale tra confisca diretta e confisca per equivalente evidenziata dalla Corte?
La confisca diretta colpisce i beni specifici che sono il frutto del reato (es. il denaro incassato dalla vendita di droga). La confisca per equivalente, invece, si applica quando i proventi diretti non sono più disponibili e permette di sequestrare altri beni del reo per un valore corrispondente. La Corte ha chiarito che solo la confisca per equivalente è esclusa nei reati di droga di lieve entità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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