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Confisca profitto reato: come si calcola? La Cassazione

Un soggetto, condannato per associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale su prodotti energetici, ha impugnato la sentenza che disponeva la confisca di una somma pari all’intera imposta evasa. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la confisca del profitto del reato a carico dell’intermediario deve essere limitata al suo guadagno personale (la provvigione), e non può estendersi all’intero risparmio di spesa, che costituisce invece il profitto degli acquirenti finali, unici soggetti obbligati al pagamento dell’imposta.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca profitto reato: come si calcola? La Cassazione

La corretta quantificazione del profitto derivante da un’attività illecita è un tema centrale nel diritto penale patrimoniale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto chiarimenti cruciali sui limiti della confisca del profitto del reato, specialmente in contesti di criminalità economica e fiscale che coinvolgono più soggetti. Il caso analizzato riguarda un’associazione a delinquere dedita all’importazione illegale di prodotti energetici, dove la Corte ha dovuto stabilire a chi appartenesse realmente il profitto derivante dall’evasione dell’imposta di consumo.

I Fatti del Caso: Il Ruolo dell’Intermediario

Il procedimento penale vedeva imputato un soggetto con un ruolo di organizzatore e intermediario all’interno di un sodalizio criminale. L’associazione importava illegalmente ingenti quantità di olio lubrificante da altri Stati membri dell’Unione Europea, distribuendolo poi sul territorio italiano evadendo la relativa imposta di consumo. L’imputato, in particolare, fungeva da trait d’union tra i fornitori esteri, gli autisti e il vertice dell’organizzazione, ricevendo per questa sua attività una provvigione.

La Decisione del Tribunale e i Motivi del Ricorso

In primo grado, il Tribunale, in seguito a un accordo di patteggiamento, aveva condannato l’imputato e disposto la confisca diretta di una somma ingente, quantificata nell’intero ammontare dell’imposta di consumo evasa per le operazioni a lui riconducibili.
La difesa ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo un principio fondamentale: il profitto confiscabile non era l’intera imposta evasa, ma solo il guadagno personale effettivamente percepito dall’intermediario. Secondo il ricorrente, il vero vantaggio economico, costituito dal risparmio di spesa, era stato incamerato dagli acquirenti finali dei prodotti, i quali, per legge, erano gli unici soggetti obbligati al versamento dell’imposta.

La corretta individuazione del profitto confiscabile

La Corte di Cassazione ha accolto la tesi difensiva, annullando la sentenza sul punto della confisca e rinviando al Tribunale per una nuova valutazione. La decisione si fonda su una precisa distinzione giuridica e fattuale, essenziale per una corretta applicazione della confisca del profitto del reato.

Le Motivazioni: A Chi Appartiene il Profitto del Reato?

La Suprema Corte ha innanzitutto chiarito la normativa applicabile. Ai sensi del D.Lgs. 504/1995, per i prodotti di provenienza comunitaria, l’obbligo di pagare l’imposta di consumo grava sul “soggetto che effettua la prima immissione in consumo”. Nel caso di specie, tale soggetto non era l’intermediario, ma i singoli acquirenti (clienti o destinatari) che ricevevano il prodotto in Italia.
Di conseguenza, il profitto inteso come “risparmio di spesa”, derivante dal mancato pagamento dell’imposta, è un vantaggio patrimoniale conseguito direttamente dagli acquirenti, non dall’intermediario. Il profitto di quest’ultimo, al contrario, è costituito esclusivamente dalla “provvigione” ricevuta come corrispettivo per la sua attività di intermediazione.
La Corte ha ribadito, richiamando un recente intervento delle Sezioni Unite, che in caso di concorso di persone nel reato, la confisca diretta (che non ammette solidarietà passiva) deve essere disposta nei confronti del singolo concorrente limitatamente a quanto da lui concretamente conseguito. È illegittimo, pertanto, addossare a un solo soggetto il profitto generato dall’intera operazione illecita e goduto da altri. Il Tribunale aveva errato nel confiscare l’intera imposta evasa, trasformando una misura di sicurezza patrimoniale in una sanzione sproporzionata rispetto al vantaggio effettivamente ottenuto dal reo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza rafforza un principio di civiltà giuridica: la responsabilità penale è personale, e le conseguenze patrimoniali devono essere strettamente collegate al vantaggio individuale ottenuto. Per la confisca del profitto del reato, l’autorità giudiziaria ha l’onere di accertare, attraverso prove concrete, la quota di profitto effettivamente incamerata da ciascun concorrente nel reato. Non è possibile applicare presunzioni o estendere la confisca a somme di cui l’imputato non ha mai avuto la disponibilità. La decisione impone quindi un’analisi più rigorosa e individualizzata nella quantificazione del profitto da confiscare, garantendo una maggiore aderenza ai principi di proporzionalità e personalità della pena.

In caso di reati fiscali, il profitto da confiscare corrisponde sempre all’intera imposta evasa?
No. Secondo la sentenza, il profitto confiscabile deve corrispondere al vantaggio patrimoniale effettivamente conseguito dal singolo autore del reato. Se il reo è un intermediario che riceve una provvigione, il profitto è solo quest’ultima, mentre l’imposta evasa costituisce il profitto di altri soggetti (gli acquirenti finali).

Chi è considerato il soggetto che trae profitto dall’evasione dell’imposta di consumo su prodotti importati da paesi UE?
Il profitto, inteso come risparmio di spesa per il mancato pagamento del tributo, è tratto dal soggetto passivo dell’imposta, ovvero colui che per legge è tenuto al versamento. Nel caso di prodotti di provenienza comunitaria, è il soggetto che effettua la prima immissione in consumo, cioè l’acquirente che riceve la merce.

In un reato commesso da più persone, come viene suddivisa la confisca del profitto?
La confisca diretta è disposta nei confronti del singolo concorrente e limitatamente a quanto da lui concretamente conseguito. È esclusa ogni forma di solidarietà passiva, quindi non si può confiscare a uno l’intero profitto conseguito da tutti. La confisca deve essere applicata pro-quota, in base all’effettivo arricchimento di ciascuno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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