LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Confisca pro quota: la Cassazione limita il sequestro

Una donna, condannata per riciclaggio, ha impugnato in Cassazione la confisca di oltre 200.000 euro, sostenendo di aver percepito solo 4.600 euro. La Suprema Corte ha accolto il ricorso su questo punto, stabilendo il principio della confisca pro quota. La misura ablativa, in caso di concorso di persone, deve essere commisurata al profitto effettivamente conseguito dal singolo concorrente e non all’intero ammontare del reato. Di conseguenza, ha ridotto l’importo della confisca a 4.600 euro.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Pro Quota: La Cassazione Chiarisce i Limiti nel Concorso di Persone

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di cruciale importanza nel diritto penale patrimoniale: i limiti della confisca per equivalente in caso di reati commessi da più persone. La Corte ha stabilito che la misura deve essere applicata secondo un principio di confisca pro quota, ovvero limitata al profitto che ogni singolo concorrente ha effettivamente conseguito, abbandonando l’idea di una responsabilità solidale per l’intero importo.

I Fatti di Causa

Il caso riguardava una dipendente di un istituto musicale, condannata in primo e secondo grado per riciclaggio. La Corte d’appello aveva confermato la sentenza, inclusa la disposizione di una confisca per equivalente per un valore di oltre 200.000 euro. L’imputata, tuttavia, ha presentato ricorso per Cassazione, sostenendo, tra le altre cose, che il suo coinvolgimento si era limitato alla monetizzazione di alcuni assegni per un importo totale di soli 4.600 euro.

I Motivi del Ricorso e la Questione della Confisca Pro Quota

La difesa ha articolato il ricorso su tre motivi principali. Mentre i primi due, relativi all’insussistenza del dolo e alla mancata concessione di un’attenuante, sono stati respinti, il terzo motivo è stato accolto. La questione centrale era se la confisca dovesse coprire l’intero profitto del reato presupposto, attribuito solidalmente a tutti i concorrenti, oppure se dovesse essere limitata alla porzione di profitto effettivamente percepita dalla singola imputata.

La difesa ha sostenuto che la confisca per equivalente avrebbe dovuto essere applicata solo sul vantaggio patrimoniale realmente ottenuto dal “riciclatore”, ovvero 4.600 euro, e non sull’intera somma derivante dalle operazioni illecite principali.

La Decisione della Corte: Applicazione del Principio di Proporzionalità

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il motivo relativo alla confisca. Richiamando un recente e autorevole intervento delle Sezioni Unite, ha confermato che, in caso di concorso di persone nel reato, la confisca è disposta nei confronti del singolo concorrente limitatamente a quanto da lui concretamente conseguito.

Questo approccio esclude ogni forma di solidarietà passiva. La confisca per equivalente, avendo natura sanzionatoria, partecipa del regime delle sanzioni penali e non può essere applicata per un valore superiore al profitto personale del reato. Imporre a un concorrente di rispondere per il profitto altrui travalicherebbe i confini della pena, rendendola illegale.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che il principio solidaristico, che informa la disciplina del concorso di persone nel reato, implica l’imputazione dell’intera azione delittuosa a ciascun concorrente. Tuttavia, questo principio non si estende automaticamente alle misure sanzionatorie di carattere patrimoniale come la confisca per equivalente. Quest’ultima ha una funzione ripristinatoria della situazione economica modificata dal reato e deve essere commisurata al vantaggio patrimoniale effettivo ottenuto dall’autore. Nel caso di specie, era stato accertato con precisione che la ricorrente aveva beneficiato di somme per un totale di 4.600 euro. I giudici di merito avevano errato nel ritenere irrilevante la reale entità del profitto individuale, applicando invece una confisca sull’importo complessivo legato ad altri coimputati. La Cassazione ha quindi annullato la sentenza su questo punto, potendo determinare direttamente in sede di legittimità il corretto importo della confisca, senza necessità di un nuovo giudizio.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento fondamentale per garantire la proporzionalità della sanzione penale. La decisione chiarisce che la responsabilità penale è personale non solo per quanto riguarda la pena detentiva, ma anche per le sanzioni patrimoniali. La confisca pro quota assicura che ogni concorrente risponda solo per il proprio illecito arricchimento, evitando che un soggetto con un ruolo marginale possa subire una sanzione sproporzionata, pari all’intero profitto del reato. Questa pronuncia offre quindi una maggiore garanzia di equità nel sistema sanzionatorio.

In caso di reato commesso da più persone, la confisca per equivalente si applica sull’intero profitto del reato a tutti i concorrenti?
No. La sentenza chiarisce, sulla base di un principio affermato dalle Sezioni Unite, che la confisca per equivalente si applica ‘pro quota’, cioè è disposta nei confronti del singolo concorrente limitatamente a quanto da lui concretamente conseguito. È esclusa ogni forma di solidarietà passiva.

Come si determina l’importo della confisca se non è possibile individuare la quota di profitto di ogni singolo concorrente?
La sentenza, richiamando la decisione delle Sezioni Unite, afferma che solo in caso di mancata individuazione della quota di arricchimento del singolo concorrente, soccorre il criterio della ripartizione in parti uguali.

Depositare in banca denaro di provenienza illecita costituisce riciclaggio anche se gli assegni sono tracciabili?
Sì. La Corte ha richiamato il costante orientamento giurisprudenziale secondo cui integra il delitto di riciclaggio anche la condotta di chi deposita in banca denaro di provenienza illecita. Poiché il denaro è un bene fungibile, esso viene automaticamente sostituito con denaro ‘pulito’, ostacolando così l’identificazione della sua provenienza delittuosa, indipendentemente dalla tracciabilità del titolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati