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Confisca pertinenziale: immobile e bunker inseparabili

La Corte di Cassazione conferma la confisca pertinenziale di un intero appartamento, di proprietà di un terzo, perché al suo interno era stato realizzato un bunker per favorire la latitanza del coniuge, condannato per associazione mafiosa. Irrilevante l’origine lecita dell’immobile, decisivo il vincolo funzionale con il reato.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Pertinenziale: La Cassazione sul legame tra immobile e bunker

In una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso delicato riguardante la confisca pertinenziale di un intero immobile a causa della presenza di un bunker al suo interno, destinato a favorire la latitanza. Questa decisione chiarisce come il vincolo funzionale tra un bene e un reato possa prevalere su altri aspetti, come la legittima provenienza del bene stesso. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine dalla richiesta di revoca di una confisca, divenuta definitiva, presentata dalla proprietaria di un appartamento. L’immobile era stato confiscato perché il coniuge della donna, condannato per partecipazione ad associazione di stampo mafioso, vi aveva realizzato un bunker per sottrarsi alla giustizia. La ricorrente, in qualità di terza intestataria, sosteneva che la confisca fosse ingiusta, in quanto l’appartamento era stato acquistato con risorse economiche provenienti da suo padre e che, in ogni caso, l’abitazione era un’entità autonoma e separata dal bunker. L’opposizione era stata respinta dal giudice dell’esecuzione, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e la Confisca Pertinenziale

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la piena legittimità della confisca dell’intero immobile. Il fulcro della decisione non risiede nel valore economico del bene o nella sua provenienza, ma nella sua stretta connessione con il reato commesso. La Corte ha ribadito che la misura applicata è una forma di confisca pertinenziale, prevista dall’articolo 416-bis, comma 7, del codice penale. Questa norma si applica alle cose che ‘servirono a commettere il reato’.

Le Motivazioni: Il Vincolo Funzionale tra Immobile e Reato

La motivazione della Corte si basa sul concetto di ‘vincolo funzionale’ tra l’appartamento e il nascondiglio. Secondo i giudici, non è rilevante se vi sia una comunicazione fisica diretta tra i due spazi. Ciò che conta è che l’appartamento, nel suo complesso, rendeva possibile e agevole l’utilizzo del bunker. La possibilità di accedere al nascondiglio con ‘estrema facilità e rapidità’ dall’abitazione principale creava un nesso di strumentalità inscindibile con la consumazione del reato associativo, in particolare con la prosecuzione della latitanza del condannato.

L’appartamento non era, quindi, un semplice bene estraneo al reato, ma diventava uno strumento essenziale per garantire l’operatività del bunker e, di conseguenza, per favorire le attività illecite dell’associazione. Per questo motivo, la funzionalità del nascondiglio non poteva essere scissa da quella della parte strettamente abitativa, giustificando l’estensione del vincolo espropriativo all’intera proprietà.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza rafforza un principio fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata: la confisca pertinenziale può colpire beni anche di origine lecita se viene dimostrato un loro utilizzo strumentale alla commissione di reati. La decisione sottolinea che l’analisi non deve fermarsi alla materialità del bene, ma deve considerare la sua funzione concreta nel contesto criminale. Per i proprietari di immobili, ciò significa che la destinazione d’uso di un bene, anche solo parziale, a scopi illeciti da parte di terzi (in questo caso, il coniuge) può comportare la perdita totale della proprietà, indipendentemente dalla sua legittima provenienza. La lotta ai patrimoni illeciti passa anche attraverso la neutralizzazione di tutti gli strumenti che ne consentono la prosecuzione.

Può essere confiscato un intero appartamento se solo una sua parte, come un bunker, è stata usata per un reato?
Sì. Secondo la sentenza, l’intero immobile può essere confiscato se esiste un ‘vincolo funzionale’ complessivo con il reato. Se l’appartamento, per la sua posizione e accessibilità, rende possibile e agevole l’uso del bunker per la latitanza, allora l’intera proprietà è considerata strumentale al crimine e quindi confiscabile.

La provenienza lecita di un immobile impedisce la sua confisca se viene utilizzato per commettere un reato?
No. Nel caso della confisca pertinenziale, come quella in esame, l’origine economica del bene è irrilevante. Ciò che conta è il nesso di strumentalità tra il bene e il reato. La confisca viene disposta perché il bene è ‘servito’ a commettere il reato, non perché sia frutto di attività illecite.

È necessario un collegamento fisico diretto e visibile tra l’abitazione e il bunker per giustificare la confisca totale?
No. La Corte ha specificato che la confisca è legittima ‘al di là della accessibilità diretta dall’uno all’altro spazio’. L’elemento decisivo è che l’appartamento nel suo insieme renda possibile la prosecuzione della latitanza grazie alla presenza di uno spazio idoneo a nascondersi, raggiungibile con facilità e rapidità dall’abitazione stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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