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Confisca per usura: priorità alla vittima insoluta

La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale in materia di confisca per usura. Se i condannati per usura risultano insolventi, la vittima del reato, costituita parte civile, ha diritto a veder soddisfatto il proprio credito risarcitorio prevalendo sulla confisca del bene (profitto del reato) a favore dello Stato. L’insolvenza dei condannati, accertata dopo la sentenza definitiva, costituisce un ‘fatto nuovo’ che legittima la vittima a chiedere la revoca della confisca in sede esecutiva per ottenere l’assegnazione del bene.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per usura: la Cassazione tutela la vittima se il colpevole è nullatenente

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 7869 del 2024, ha affrontato un tema cruciale: il conflitto tra il diritto dello Stato di acquisire i profitti di un reato e il diritto della vittima di ottenere un risarcimento. La Corte ha stabilito che, in caso di confisca per usura, il diritto della persona offesa prevale, soprattutto quando i responsabili del reato sono nullatenenti. Questo principio assicura che la vittima non subisca un’ulteriore beffa, vedendo lo Stato incamerare il bene frutto del reato mentre il suo diritto al risarcimento rimane insoddisfatto.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla denuncia di una persona vittima di usura. Nel corso del rapporto illecito, la vittima era stata costretta a cedere la proprietà di un immobile a uno degli usurai come parziale estinzione del debito usurario. Il procedimento penale si era concluso con la condanna degli imputati per il reato di usura. La sentenza aveva disposto, da un lato, il risarcimento del danno in favore della vittima (costituita parte civile) per una cospicua somma e, dall’altro, la confisca dell’immobile, in quanto ritenuto profitto del reato, a beneficio dello Stato.

Tuttavia, la vittima non era mai riuscita a ottenere il pagamento del risarcimento stabilito, poiché i tentativi di pignoramento dei beni dei condannati avevano dato esito negativo per totale incapienza dei loro patrimoni.

L’Incidente di Esecuzione e il Ricorso in Cassazione

Di fronte a questa situazione, la vittima ha avviato un incidente di esecuzione, chiedendo al Giudice di revocare la confisca e di assegnarle l’immobile a titolo di risarcimento del danno. Il Tribunale, in funzione di Giudice dell’esecuzione, ha però rigettato la richiesta. La motivazione si basava sul principio del ‘giudicato’: poiché la vittima era stata parte del processo penale, la sentenza di condanna e confisca era diventata definitiva anche nei suoi confronti, precludendo ogni ulteriore discussione in sede esecutiva.

Contro questa decisione, la parte civile ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando l’errata interpretazione delle norme, in particolare dell’articolo 644 del codice penale, che in materia di usura fa espressamente ‘salvi i diritti della persona offesa dal reato alle restituzioni e al risarcimento dei danni’.

La prevalenza del diritto della vittima nella confisca per usura

Il ricorrente ha sostenuto che il suo diritto al risarcimento, sancito dalla legge speciale sull’usura, dovesse prevalere sulla confisca a favore dello Stato. L’impossibilità di soddisfare il proprio credito a causa dell’insolvenza dei condannati rappresentava una circostanza che doveva essere considerata in sede esecutiva.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale e rinviando per un nuovo esame. Il ragionamento della Suprema Corte è stato innovativo e ha chiarito un punto fondamentale del rapporto tra confisca e diritti della vittima.

La Corte ha riconosciuto che, sebbene la vittima fosse parte del processo, la sua situazione era cambiata a causa di un ‘fatto nuovo’, successivo al passaggio in giudicato della sentenza: la comprovata e definitiva insolvenza dei condannati. Questo fatto nuovo, se dimostrato, equipara la posizione della parte civile a quella di un ‘terzo in buona fede’ estraneo al procedimento. In quanto tale, la vittima acquisisce la legittimazione a contestare la confisca in sede esecutiva, ai sensi dell’art. 676 del codice di procedura penale.

La sentenza sottolinea la specialità della norma sulla confisca per usura (art. 644 c.p.), la cui clausola di salvaguardia dei diritti della persona offesa non è una mera formalità, ma stabilisce una precisa gerarchia di interessi. Il diritto della vittima a essere ristorata per il danno subito prevale sull’interesse dello Stato ad acquisire il bene. Diversamente, si verificherebbe un paradosso: lo Stato si arricchirebbe a spese della vittima, che rimarrebbe con un credito inesigibile.

Conclusioni: un Principio di Giustizia Sostanziale

La decisione della Cassazione n. 7869/2024 rappresenta una vittoria per la tutela delle vittime di reati patrimoniali, in particolare dell’usura. Stabilisce che l’intangibilità del giudicato non può trasformarsi in un ostacolo insormontabile alla giustizia sostanziale. Quando l’insolvenza del reo rende impossibile il risarcimento, la vittima può legittimamente chiedere che il bene confiscato, frutto del reato commesso ai suoi danni, venga utilizzato per soddisfare il suo credito. Questo principio rafforza la protezione della persona offesa, garantendo che il risarcimento del danno non sia solo una statuizione formale, ma un diritto effettivo da tutelare con ogni strumento a disposizione, anche intervenendo su un provvedimento definitivo come la confisca.

Può la vittima di usura, già risarcita in sede penale, chiedere la revoca della confisca del bene se i condannati non pagano?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, se la vittima dimostra in sede esecutiva che i condannati sono insolventi e non possono pagare il risarcimento, questo ‘fatto nuovo’ la legittima a chiedere la revoca della confisca affinché il bene venga usato per soddisfare il suo credito risarcitorio.

Perché il diritto al risarcimento della vittima di usura prevale sulla confisca a favore dello Stato?
Perché l’articolo 644, ultimo comma, del codice penale, che disciplina la confisca in materia di usura, contiene una specifica ‘clausola di salvaguardia’ che fa espressamente ‘salvi i diritti della persona offesa dal reato alle restituzioni e al risarcimento dei danni’. Questa norma speciale prevale sulla disciplina generale della confisca.

Cosa si intende per ‘fatto nuovo’ che permette di contestare una confisca disposta con sentenza definitiva?
Nel caso specifico, per ‘fatto nuovo’ si intende la prova, emersa dopo che la sentenza è diventata definitiva, dell’incapienza patrimoniale dei condannati. Questa circostanza, non valutata nel giudizio di merito, modifica la situazione e consente alla vittima, pur essendo stata parte del processo, di agire in sede esecutiva per tutelare il proprio diritto al risarcimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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