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Confisca per usura: la restituzione delle cambiali

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per usura. La questione centrale riguardava la corretta quantificazione della confisca per usura. L’imputato sosteneva che la restituzione di alcune cambiali alle vittime dovesse ridurre l’importo del profitto da confiscare. La Corte ha stabilito che tale restituzione non configurava un ‘lucro cessante’ per l’imputato, ma una ‘restituzione necessitata’ e strumentale a non persistere nel comportamento criminoso, confermando quindi l’importo della confisca.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per Usura: Quando la Restituzione Non Riduce il Profitto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale in materia di reati patrimoniali: la corretta determinazione della confisca per usura. La decisione chiarisce in modo definitivo se la restituzione di titoli di credito, come le cambiali, alle vittime possa essere considerata una diminuzione del profitto illecito e, di conseguenza, ridurre l’importo da confiscare. L’analisi della Corte fornisce un’interpretazione rigorosa, distinguendo tra una reale rinuncia al guadagno e un atto strumentale a interrompere l’attività criminosa.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una condanna per due episodi di usura, emessa a seguito di un patteggiamento. L’imputato era stato condannato a una pena detentiva e al pagamento di una sanzione, oltre alla confisca di una somma considerevole, quantificata come il profitto derivante dai reati. Il punto controverso, che ha dato vita a un lungo iter giudiziario, riguardava la quantificazione di tale profitto. La difesa dell’imputato sosteneva che, avendo restituito alle persone offese cambiali per un valore significativo, tale importo dovesse essere detratto dalla somma totale da confiscare, configurandosi come un ‘lucro cessante’.

L’Iter Giudiziario e le Indicazioni sulla Confisca per Usura

La vicenda è passata più volte al vaglio della Corte di Cassazione. In precedenti decisioni, i giudici avevano annullato con rinvio le sentenze dei tribunali di merito, chiedendo motivazioni più approfondite e chiare. La Corte aveva sottolineato la necessità di distinguere due tipi di confisca: quella specifica per il reato di usura (art. 644, comma 6, c.p.), obbligatoria e finalizzata a sottrarre il vantaggio patrimoniale all’autore del reato, e quella per sproporzione (art. 240-bis c.p.), che richiede la prova di un patrimonio ingiustificato.

In particolare, con una precedente sentenza, la Cassazione aveva incaricato il giudice del rinvio di accertare la reale natura della restituzione delle cambiali. Si trattava di una vera rinuncia a un guadagno (lucro cessante) o di cambiali emesse solo a garanzia di un credito usurario già incassato, la cui restituzione era un atto ‘necessitato’ per porre fine al comportamento illecito? Questa distinzione era fondamentale per calcolare correttamente il profitto della confisca per usura.

Le Motivazioni della Decisione

Nella sua decisione finale, la Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso dell’imputato manifestamente infondato. Il giudice del rinvio, seguendo le indicazioni ricevute, aveva correttamente analizzato la vicenda fattuale. Era emerso che la restituzione delle cambiali non aveva alcun valore restitutorio autonomo. Le parti, attraverso scritture private, avevano riconosciuto l’illiceità del rapporto sottostante e la nullità di qualsiasi cambiale emessa.

Di conseguenza, la Corte ha stabilito che la restituzione non poteva configurare un ‘lucro cessante’ per l’imputato. Si trattava, invece, della restituzione di titoli emessi a garanzia di un credito usurario che l’imputato non avrebbe comunque più potuto riscuotere legalmente. L’impegno a ‘non aver più nulla a pretendere’ era una promessa a non persistere nel comportamento criminoso. Tale restituzione, definita ‘necessitata’, non poteva quindi incidere sull’entità del profitto già realizzato e, pertanto, non poteva ridurre l’importo soggetto a confisca.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale: nel calcolo del profitto per la confisca per usura, non si tiene conto delle restituzioni che sono meri atti strumentali a cessare la condotta illecita. La restituzione di titoli di credito, quando questi sono intrinsecamente legati al rapporto usurario e riconosciuti come nulli dalle stesse parti, non rappresenta una diminuzione del vantaggio economico per il reo. Questo approccio garantisce che la confisca colpisca l’intero arricchimento illecito, privando l’autore del reato di ogni beneficio derivante dalla sua attività criminosa e rafforzando l’efficacia dello strumento ablatorio come misura di contrasto ai reati patrimoniali.

In un caso di usura, la restituzione delle cambiali alla vittima riduce l’importo della confisca?
No, secondo la sentenza, se la restituzione delle cambiali è un atto ‘necessitato’ dall’impegno a non persistere nel comportamento criminoso e i titoli sono legati a un credito usurario già riscosso o inesigibile, essa non riduce il profitto del reato e, di conseguenza, non diminuisce l’importo della confisca.

Qual è la differenza tra la confisca prevista per l’usura (art. 644 c.p.) e quella per sproporzione (art. 240-bis c.p.)?
La confisca per usura ai sensi dell’art. 644, comma 6, c.p. è obbligatoria, opera anche in caso di patteggiamento e mira a sottrarre il vantaggio patrimoniale specifico del reato. La confisca per sproporzione (art. 240-bis c.p.) presuppone una sproporzione tra i beni posseduti e i redditi dichiarati, la cui liceità non può essere giustificata.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza, poiché il giudice di merito aveva fornito una motivazione adeguata e logica, in linea con le indicazioni della stessa Corte di Cassazione, escludendo che la restituzione delle cambiali potesse essere considerata un ‘lucro cessante’ e quindi detratta dal profitto confiscabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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