LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Confisca per usura: la Cassazione conferma il calcolo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati condannati per usura. La questione centrale era la determinazione dell’importo della confisca per usura. La Corte ha confermato la decisione della Corte d’Appello, ritenendo corretta la metodologia di calcolo del profitto illecito basata sulla perizia, e ha respinto le obiezioni della difesa sulla valutazione delle prove peritali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per Usura: La Cassazione e il Potere del Giudice di Scegliere la Perizia

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso complesso relativo alla confisca per usura, ribadendo principi fondamentali sulla valutazione delle prove peritali e sui limiti del giudizio di legittimità. La decisione chiarisce come viene determinato il profitto illecito da confiscare e quale sia il margine di discrezionalità del giudice di merito di fronte a perizie tecniche contrastanti. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Processo: Una Condanna per Usura e il Contenzioso sulla Confisca

Due fratelli erano stati condannati in primo e secondo grado per il reato di usura. La vicenda giudiziaria aveva già visto un primo intervento della Corte di Cassazione, che aveva annullato con rinvio la precedente sentenza d’appello limitatamente a due aspetti: il bilanciamento delle circostanze e, per uno solo degli imputati, la corretta determinazione della confisca.

La Corte d’Appello, giudicando in sede di rinvio, aveva parzialmente riformato la decisione, disponendo la confisca di beni, denaro e altre utilità fino a un importo complessivo di circa 388.000 euro, confermando nel resto la condanna per i reati di usura contestati. L’importo era stato determinato sulla base di una perizia disposta durante il dibattimento, che aveva quantificato gli interessi usurari corrisposti dalle vittime.

Il Ricorso in Cassazione: I Motivi dell’Appello

Gli imputati hanno proposto un nuovo ricorso in Cassazione, basato principalmente su due motivi:

1. Errata determinazione della confisca per usura: La difesa sosteneva che la Corte d’Appello non avesse correttamente calcolato il profitto del reato. Secondo i ricorrenti, i giudici avevano ignorato le conclusioni del loro consulente tecnico, il quale aveva evidenziato errori nella metodologia del perito d’ufficio, in particolare nell’applicazione delle formule finanziarie per il calcolo del tasso effettivo globale (TAEG) secondo le istruzioni della Banca d’Italia. A loro dire, la perizia su cui si basava la condanna era illogica e non teneva conto delle prove a favore.
2. Errata valutazione delle circostanze attenuanti: I ricorrenti lamentavano che il giudizio di equivalenza tra circostanze attenuanti e aggravanti fosse immotivato e ingiusto.

La Decisione della Corte: La Scelta tra Perizie e la Confisca per Usura

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, confermando di fatto la sentenza della Corte d’Appello e la relativa quantificazione della confisca.

Le motivazioni

La Corte ha smontato le argomentazioni della difesa con motivazioni precise. Per quanto riguarda il primo motivo, i giudici supremi hanno ribadito un principio consolidato: il giudice di merito ha la facoltà di scegliere, tra le diverse tesi prospettate dai periti e dai consulenti di parte, quella che ritiene più convincente, a patto che motivi adeguatamente la sua scelta con un percorso logico e coerente. In questo caso, la Corte d’Appello aveva spiegato in modo esauriente perché riteneva più attendibile la perizia d’ufficio, che indicava un tasso di interesse mensile del 10% (pari al 120% annuo), piuttosto che le conclusioni del consulente di parte. La Cassazione ha sottolineato che il ricorso della difesa mirava in realtà a una nuova valutazione dei fatti e delle prove tecniche, un’operazione preclusa in sede di legittimità.

Inoltre, il ricorso di uno dei due fratelli è stato ritenuto inammissibile anche perché il precedente annullamento con rinvio sulla questione della confisca non riguardava la sua posizione.

Anche il secondo motivo, relativo al bilanciamento delle circostanze, è stato giudicato generico e finalizzato a una rivalutazione di merito, attività non consentita alla Corte di Cassazione. I giudici hanno ritenuto che la Corte d’Appello avesse esercitato correttamente il proprio potere discrezionale, confermando il giudizio di equivalenza già espresso in primo grado.

Le conclusioni

La sentenza rafforza due importanti principi del nostro ordinamento processuale penale. In primo luogo, nel contesto della confisca per usura, la determinazione del profitto illecito è una questione di merito, la cui valutazione è affidata al giudice che può basarsi sulle conclusioni di un perito, purché la decisione sia logicamente motivata. Non è sufficiente, per la difesa, contrapporre una diversa consulenza tecnica per ottenere un annullamento in Cassazione, se non si dimostra una manifesta illogicità o una violazione di legge nella motivazione del giudice. In secondo luogo, viene ribadito che il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge.

Come viene calcolato il profitto da confiscare nel reato di usura?
Il profitto confiscabile, ai sensi dell’art. 644, comma sesto, c.p., coincide con l’effettivo arricchimento patrimoniale derivante dalla condotta illecita, ovvero con gli interessi usurari concretamente corrisposti dalle vittime. La sua quantificazione avviene nel processo, spesso tramite una perizia tecnica che ne determina l’esatto ammontare.

Può un giudice scegliere tra le conclusioni di diversi periti e consulenti tecnici?
Sì. In base al principio del libero convincimento, il giudice può scegliere, tra le varie tesi prospettate dai periti e dai consulenti di parte, quella che ritiene più condivisibile. L’importante è che illustri in modo accurato e logico le ragioni della sua scelta, spiegando perché ha preferito una tesi rispetto alle altre.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione si basa su una rivalutazione dei fatti già esaminati?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione, non può riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici dei gradi precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati