LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Confisca per sproporzione: sì anche per la detenzione

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della confisca per sproporzione di una somma di denaro trovata in possesso di un soggetto accusato di sola detenzione di stupefacenti. La decisione si fonda sull’impossibilità dell’imputato, privo di reddito, di giustificare la legittima provenienza del denaro, ritenuto sproporzionato rispetto alla sua condizione economica, respingendo la tesi difensiva che lo attribuiva all’indennità di disoccupazione della moglie.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per sproporzione: Denaro Sequestrato Anche per Sola Detenzione di Droga

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha ribadito un principio cruciale in materia di reati legati agli stupefacenti: la confisca per sproporzione può essere applicata anche nei confronti di chi è accusato di semplice detenzione, e non necessariamente di spaccio. Questa decisione chiarisce che la mancata giustificazione sulla provenienza di una somma di denaro, se ritenuta sproporzionata rispetto al reddito, è sufficiente per disporne la confisca.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento per il reato di detenzione illecita di sostanze stupefacenti. Inizialmente, la Corte di Cassazione aveva annullato la sentenza limitatamente alla confisca di una somma di denaro (circa 3.800 euro) sequestrata all’imputato durante l’arresto, rinviando il caso al Tribunale per una nuova valutazione.
Il Tribunale, giudicando nuovamente sul punto, disponeva la confisca del denaro ai sensi degli artt. 85-bis del Testo Unico Stupefacenti (d.P.R. 309/1990) e 240-bis del codice penale. La motivazione era chiara: l’imputato non aveva fornito una giustificazione plausibile sulla provenienza della somma, e la disponibilità di tale denaro appariva sproporzionata rispetto alla sua situazione reddituale, dato che egli stesso aveva ammesso di essere privo di fonti di reddito personali.

I Motivi del Ricorso

L’imputato ha presentato un nuovo ricorso per cassazione, basato su due argomenti principali:
1. La natura del reato: secondo la difesa, la confisca del denaro è legittima solo se esso rappresenta il profitto di un’attività di spaccio, mentre nel caso di specie l’accusa era di mera detenzione illecita.
2. La prova della provenienza: l’imputato sosteneva di aver dimostrato la provenienza lecita del denaro, allegando estratti del conto corrente della moglie da cui risultavano prelievi compatibili con la somma sequestrata, riconducibili all’indennità di disoccupazione percepita dalla coniuge.

L’Analisi della Corte sulla Confisca per Sproporzione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno svolto una distinzione fondamentale tra due tipi di confisca:
* Confisca ordinaria (art. 240 c.p.): questa si applica al prezzo o al profitto del reato. Per la semplice detenzione di droga, non essendoci una cessione, non è possibile applicare questa forma di confisca al denaro, poiché manca il nesso diretto tra la somma e il reato.
* Confisca per sproporzione (art. 240-bis c.p.): richiamata dall’art. 85-bis del d.P.R. 309/90 per i reati in materia di stupefacenti, questa misura ha un presupposto diverso. Non colpisce il profitto del reato, ma i beni di cui il condannato dispone in valore sproporzionato al proprio reddito e di cui non può giustificare la legittima provenienza.

La Corte ha stabilito che quest’ultima forma di confisca è pienamente applicabile al caso di specie. Il Tribunale, infatti, aveva correttamente basato la sua decisione proprio sulla sproporzione e sulla mancata giustificazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha ritenuto la motivazione del giudice di merito logica e completa. Il Tribunale aveva evidenziato che la somma di 3.841,00 euro, rinvenuta in monete e banconote di piccolo taglio e parzialmente custodita in una busta simile a quella contenente lo stupefacente, era sproporzionata rispetto alla condizione economica dell’imputato, che si era dichiarato senza reddito. Inoltre, la giustificazione fornita – ovvero che si trattasse dell’indennità di disoccupazione della moglie – non era stata adeguatamente provata. La semplice dimostrazione di prelievi dal conto della coniuge non era stata ritenuta sufficiente a provare che quel denaro specifico avesse un’origine lecita.
La Corte ha quindi ribadito che la valutazione dei fatti e della credibilità delle prove è di competenza del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, se la motivazione è, come in questo caso, esente da vizi logici.

Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento importante: la lotta al patrimonio di origine illecita si estende anche a situazioni che non configurano un’attività di spaccio conclamata. Chiunque venga condannato per un reato legato agli stupefacenti, inclusa la semplice detenzione, può vedersi confiscare denaro o altri beni se non è in grado di dimostrarne in modo convincente la provenienza lecita e se il loro valore appare incongruo rispetto alla propria capacità economica dichiarata. Si tratta di un’inversione dell’onere della prova che mira a colpire le ricchezze accumulate illecitamente, anche quando non sia possibile provare il singolo atto di cessione che le ha generate.

È possibile confiscare del denaro a chi è accusato solo di detenzione di stupefacenti e non di spaccio?
Sì, è possibile applicare la cosiddetta “confisca per sproporzione” prevista dall’art. 240-bis del codice penale. Questa misura scatta quando il condannato non è in grado di giustificare la legittima provenienza del denaro e quest’ultimo risulta di valore sproporzionato rispetto al suo reddito dichiarato.

Cosa si intende per “confisca per sproporzione”?
È una misura patrimoniale che permette allo Stato di acquisire i beni di un soggetto condannato per determinati reati (tra cui quelli legati agli stupefacenti) quando il valore di tali beni è eccessivo rispetto al suo reddito e non ne viene fornita una spiegazione lecita e credibile. L’onere di giustificare la provenienza ricade sul condannato.

La giustificazione che il denaro appartiene a un familiare è sufficiente a evitarne la confisca?
Non necessariamente. Secondo la sentenza, non basta affermare che il denaro provenga da un familiare o allegare prove generiche come degli estratti conto. È necessario fornire una prova concreta e convincente che colleghi in modo univoco la somma sequestrata alla fonte lecita dichiarata. La valutazione sulla credibilità di tale prova spetta al giudice di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati