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Confisca per sproporzione: sequestro su redditi bassi

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata contro il sequestro di una somma di denaro. La difesa sosteneva la mancanza di un legame diretto tra il denaro e il reato di spaccio contestato. La Corte ha chiarito che il sequestro era legittimo non come profitto diretto del reato, ma come misura finalizzata alla confisca per sproporzione. Questa misura è applicabile quando vi è una palese sproporzione tra i beni posseduti e il reddito dichiarato, come nel caso di specie, rendendo irrilevante la prova del nesso di pertinenzialità diretto con il singolo episodio criminale.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per sproporzione: quando il denaro è sequestrabile anche senza un legame diretto col reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 24102/2024) offre un importante chiarimento sulla differenza tra il sequestro diretto del profitto di un reato e quello finalizzato alla confisca per sproporzione. Questa decisione sottolinea come, in presenza di determinati presupposti, sia possibile sequestrare somme di denaro anche quando non è provato il loro legame diretto con uno specifico episodio criminale, basandosi invece sulla palese sproporzione tra i beni posseduti e i redditi dichiarati dall’indagato. Analizziamo insieme i dettagli del caso e le conclusioni della Corte.

Il Caso: Sequestro di Denaro e Accusa di Spaccio

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale del Riesame che confermava un sequestro preventivo di circa 5.000 euro a carico di una persona indagata per cessione di sostanze stupefacenti. La difesa aveva impugnato il provvedimento, sostenendo l’illegittimità del sequestro per l’assenza del cosiddetto “nesso di pertinenzialità”, ovvero un collegamento provato tra quella specifica somma di denaro e l’attività di spaccio contestata.

Secondo la tesi difensiva, il denaro non poteva essere considerato il profitto del reato poiché era stato trovato in circostanze che non lo collegavano direttamente all’episodio criminale e, in ogni caso, poteva al massimo derivare da altre e pregresse attività illecite non contestate.

La Decisione della Corte sulla confisca per sproporzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e non centrato sulla reale motivazione del provvedimento impugnato. I giudici hanno spiegato che l’argomento della difesa era fuori tema, perché il Tribunale non aveva qualificato il denaro come profitto diretto del reato, ma aveva applicato un istituto diverso: il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per sproporzione (o confisca allargata), previsto dall’articolo 240-bis del codice penale.

Le Motivazioni: la Differenza tra Sequestro Diretto e per Sproporzione

La Corte ha chiarito un punto giuridico fondamentale. Mentre il sequestro del profitto del reato richiede la prova di un legame diretto tra il bene e il crimine, la confisca per sproporzione opera su un presupposto differente. Essa si applica a persone condannate per specifici reati (tra cui, grazie a una recente modifica normativa, anche lo spaccio di lieve entità previsto dall’art. 73, comma 5, d.P.R. 309/90) e consente di confiscare tutti i beni di cui il soggetto non possa giustificare la legittima provenienza e il cui valore sia sproporzionato rispetto ai suoi redditi.

Nel caso in esame, il Pubblico Ministero aveva dimostrato, tramite un’annotazione della Guardia di Finanza, che l’indagata negli ultimi tre anni aveva presentato dichiarazioni dei redditi molto modeste e non possedeva beni immobili. Questa palese sproporzione tra la somma di denaro contante trovata in suo possesso (oltre 5.000 euro) e le sue condizioni economiche e di vita legittimava pienamente il sequestro, non come profitto diretto, ma come bene di presunta origine illecita e suscettibile di confisca allargata.

Conclusioni: L’Impatto Pratico della Sentenza

Questa sentenza ribadisce la potenza dello strumento della confisca per sproporzione nel contrasto all’accumulazione di ricchezza illecita. Le conclusioni che possiamo trarre sono principalmente due:

1. Irrilevanza del nesso di pertinenzialità diretto: Per il sequestro finalizzato alla confisca allargata, non è necessario dimostrare che ogni singolo euro provenga da uno specifico reato. È sufficiente provare la sproporzione tra patrimonio e reddito e la condanna per uno dei reati presupposto.
2. Estensione dell’ambito di applicazione: Grazie alla recente riforma legislativa (L. n. 159/2023), anche i reati di spaccio di lieve entità rientrano tra quelli che possono portare alla confisca per sproporzione, ampliando notevolmente le possibilità di aggredire i patrimoni illeciti anche per reati considerati meno gravi.

In definitiva, la decisione consolida un principio chiave: il possesso di ingenti somme di denaro contante, se ingiustificato rispetto alla propria situazione reddituale, costituisce un forte indizio di illeceità che può autonomamente giustificare un sequestro finalizzato alla confisca, indipendentemente dalla prova di un legame diretto con il singolo reato per cui si procede.

Quando può essere sequestrato del denaro se non è provato il suo collegamento diretto con un reato specifico?
Il denaro può essere sequestrato quando, pur mancando la prova del legame diretto con il reato contestato, sussistono i presupposti per la cosiddetta “confisca per sproporzione”. Ciò accade se l’indagato è accusato di uno dei reati previsti dalla legge e il valore dei beni posseduti è palesemente sproporzionato rispetto al suo reddito dichiarato.

Che cos’è e come funziona la confisca per sproporzione?
La confisca per sproporzione è una misura che consente allo Stato di acquisire beni e denaro di cui una persona, condannata per determinati reati, non riesce a giustificare la provenienza lecita. La misura si fonda sulla presunzione che tali beni, essendo sproporzionati rispetto all’attività economica ufficiale, derivino da attività illecite.

La confisca per sproporzione si applica anche ai reati di spaccio di lieve entità?
Sì. La sentenza chiarisce che una recente modifica normativa (Legge n. 159 del 2023) ha esteso l’applicabilità della confisca per sproporzione anche alla fattispecie di spaccio di lieve entità, prevista dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/90.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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