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Confisca per sproporzione: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo contro un’ordinanza di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per sproporzione. Il sequestro riguardava contanti e quattro orologi di lusso. La Corte ha ritenuto il ricorso generico e manifestamente infondato, confermando che la palese sproporzione tra i beni posseduti e i redditi dichiarati, quasi nulli, è un presupposto sufficiente per la misura, senza necessità di provare un nesso diretto tra i beni e i reati contestati (nella specie, traffico di stupefacenti).

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per sproporzione: quando il ricorso generico è inammissibile

La confisca per sproporzione rappresenta uno degli strumenti più incisivi a disposizione dello Stato per contrastare l’accumulazione di ricchezze illecite. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i paletti per la sua applicazione e i requisiti di ammissibilità dei ricorsi contro le misure cautelari ad essa finalizzate. Analizziamo la decisione per comprendere meglio i principi in gioco.

I Fatti del Caso

Il caso nasce da un’ordinanza del Tribunale della Libertà che aveva confermato il sequestro preventivo di beni (circa 4.000 euro in contanti e quattro orologi di lusso) nei confronti di un soggetto indagato per reati legati al traffico di stupefacenti. Il sequestro era stato disposto ai sensi dell’art. 321, comma 2, c.p.p., in vista di una possibile confisca per sproporzione, disciplinata dall’art. 240-bis del codice penale.

I beni erano stati rinvenuti durante l’esecuzione di una misura di custodia cautelare in carcere a carico dell’indagato. La difesa dell’interessato ha presentato ricorso per Cassazione, contestando la legittimità del sequestro.

La Decisione e il Ricorso in Cassazione

Il Tribunale della Libertà aveva rigettato l’istanza di riesame, confermando la validità del sequestro. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando una presunta violazione di legge e un vizio di motivazione.

I Motivi del Ricorso: Sproporzione e Carenza di Motivazione

Il ricorrente, attraverso il suo difensore, ha basato il ricorso su tre punti principali:

1. Carenza del fumus commissi delicti: La difesa sosteneva che la motivazione del Tribunale fosse una mera formula di stile, insufficiente a dimostrare la sussistenza di indizi di colpevolezza.
2. Insussistenza del periculum in mora: Si contestava che l’esistenza del pericolo fosse stata affermata sulla base di un generico assunto giurisprudenziale, senza un accertamento concreto.
3. Mancato accertamento sulla sproporzione: Il punto cruciale del ricorso era la presunta assenza di un’effettiva valutazione della sproporzione tra i beni sequestrati e i redditi dichiarati.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo sia generico che manifestamente infondato. La motivazione della sentenza è netta e si articola su due livelli.

Inammissibilità per Genericità

Innanzitutto, la Corte ha qualificato il ricorso come affetto da genericità intrinseca ed estrinseca. Secondo un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, un’impugnazione è generica quando:

* Non si confronta specificamente con le ragioni del provvedimento impugnato (genericità estrinseca).
* Si risolve in formule di stile o argomentazioni astratte e non pertinenti al caso concreto (genericità intrinseca).

Nel caso di specie, le censure della difesa sono state giudicate meramente contestative e non focalizzate sulle specifiche argomentazioni del Tribunale.

Infondatezza Manifesta e i Limiti del Giudizio di Cassazione

In secondo luogo, il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha ricordato che il ricorso per Cassazione avverso le ordinanze in materia di sequestro preventivo (ex art. 325 c.p.p.) è consentito solo per violazione di legge, e non per vizi di motivazione, a meno che questa non sia totalmente mancante o meramente apparente.

Il Tribunale, secondo la Cassazione, aveva fornito una motivazione adeguata, verificando:

1. La tipologia di reati contestati, rientranti tra quelli che consentono la confisca per sproporzione.
2. Il fumus del reato, richiamando la consistenza indiziaria già valutata per l’applicazione della misura cautelare personale.
3. Il requisito della sproporzione, basandosi su un’informativa di polizia giudiziaria (non contestata dalla difesa) che attestava una situazione di palese indigenza del ricorrente. I redditi dichiarati negli anni (pari a zero in un anno e di poche migliaia di euro negli altri) erano del tutto incompatibili con il possesso di quasi 4.000 euro in contanti e, soprattutto, di quattro orologi di lusso.

La Corte ha sottolineato che, per la confisca allargata, non è necessario dimostrare un nesso di pertinenzialità diretta tra i singoli beni e le condotte illecite. Ciò che rileva è la sproporzione tra il patrimonio posseduto e la capacità reddituale lecita, unita all’impossibilità per l’interessato di fornire una giustificazione plausibile sulla provenienza dei beni.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia offre importanti spunti operativi. In primo luogo, ribadisce che i ricorsi in materia di misure cautelari reali devono essere specifici e non limitarsi a contestazioni generiche. È fondamentale ‘dialogare’ con la motivazione del provvedimento impugnato, smontandone punto per punto le argomentazioni.

In secondo luogo, la sentenza conferma la portata dello strumento della confisca per sproporzione: il fulcro della misura non è la prova dell’origine illecita del singolo bene, ma l’incapacità del soggetto di giustificarne la legittima provenienza a fronte di una conclamata sproporzione rispetto ai propri redditi. Questo sposta l’onere della prova sull’indagato, che deve dimostrare la liceità delle sue ricchezze.

Cosa rende un ricorso in Cassazione contro un sequestro ‘generico’ e quindi inammissibile?
Un ricorso è considerato generico quando non si confronta in modo specifico con le argomentazioni contenute nel provvedimento impugnato (genericità estrinseca) o quando utilizza formule di stile, astratte e non pertinenti al caso concreto (genericità intrinseca), risultando meramente contestativo.

Quali sono i presupposti per un sequestro finalizzato alla confisca per sproporzione?
I presupposti essenziali sono: a) la contestazione di uno dei reati per cui la legge prevede tale tipo di confisca; b) la sussistenza di seri indizi di colpevolezza (fumus commissi delicti); c) l’esistenza di una palese sproporzione tra il valore dei beni posseduti e i redditi lecitamente dichiarati o le attività economiche svolte dal soggetto; d) l’incapacità del soggetto di fornire una giustificazione credibile sulla provenienza lecita dei beni.

È necessario provare che i beni sequestrati derivino direttamente dal reato contestato per procedere alla confisca per sproporzione?
No. La sentenza chiarisce che la valutazione della sproporzione non presuppone l’individuazione di un nesso di pertinenzialità diretta tra i beni da confiscare e le specifiche condotte illecite. L’elemento chiave è la sproporzione stessa e l’impossibilità per l’interessato di giustificare l’origine lecita dei beni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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