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Confisca per sproporzione: redditi familiari non bastano

La Corte di Cassazione conferma la confisca per sproporzione di una somma di denaro trovata in possesso di un individuo condannato per reati legati agli stupefacenti. La Corte ha ritenuto irrilevanti i redditi del nucleo familiare, poiché l’imputato non ha fornito una giustificazione credibile sulla provenienza lecita del denaro, che peraltro non era rivendicato dai familiari. La sentenza chiarisce che l’onere di dimostrare la liceità dei beni sproporzionati rispetto al proprio reddito ricade sul condannato.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per sproporzione: perché il reddito dei familiari non salva i beni dell’imputato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di confisca per sproporzione, chiarendo che la capacità reddituale del nucleo familiare non è sufficiente a giustificare il possesso di beni da parte di un soggetto condannato per determinati reati, se quest’ultimo non fornisce una prova credibile della loro provenienza lecita. La pronuncia offre spunti cruciali sull’onere della prova e sui limiti della difesa in questi procedimenti.

I Fatti del Caso: Denaro Nascosto e Presunzione di Illeceità

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento per un reato legato alla detenzione di sostanze stupefacenti. Nel corso delle indagini, veniva rinvenuta una somma di 2.600 euro, occultata tra gli indumenti dell’imputato. Il Tribunale, in sede di rinvio dopo un precedente annullamento da parte della Cassazione per difetto di motivazione, disponeva la confisca della somma ai sensi dell’art. 240-bis del codice penale.

La difesa dell’imputato presentava ricorso, sostenendo che il Tribunale avesse errato nel non considerare le capacità reddituali del nucleo familiare convivente (moglie e suocero). Secondo la tesi difensiva, i redditi dei familiari erano sufficienti a giustificare quella somma, facendo così venir meno il presupposto della sproporzione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione del Tribunale di Torino. I giudici hanno stabilito che, ai fini della confisca allargata, la difesa non può limitarsi a invocare genericamente i redditi di terzi, anche se conviventi. È necessario fornire una giustificazione specifica e credibile sulla provenienza del denaro, legandola direttamente all’imputato o dimostrando che i familiari ne fossero i legittimi proprietari e ne avessero rivendicato la restituzione, circostanze non verificatesi nel caso di specie.

Le Motivazioni della Sentenza: la Confisca per Sproporzione

Le motivazioni della Corte si fondano sulla natura e sulla finalità della confisca per sproporzione, come disciplinata dall’art. 240-bis c.p. (precedentemente art. 12-sexies d.l. 306/1992). Tale istituto si applica a seguito di condanna per specifici reati (tra cui, a seguito di recenti modifiche, anche l’art. 73, comma 5, D.P.R. 309/90) e si basa su una presunzione: si presume che i beni di valore sproporzionato rispetto al reddito lecito del condannato siano frutto di attività illecite.

L’onere della prova a carico dell’imputato

La Corte ribadisce che, una volta dimostrata la sproporzione da parte dell’accusa, l’onere di fornire una giustificazione credibile sulla provenienza lecita dei beni si sposta sul condannato. Non è sufficiente allegare prove neutre o generiche. Nel caso specifico, la produzione delle dichiarazioni fiscali dei familiari è stata considerata un dato probatorio “del tutto neutro” e persino “confliggente” con la tesi difensiva iniziale, secondo cui il denaro sarebbe derivato da un’attività imprenditoriale dell’imputato stesso.

L’irrilevanza dei redditi dei familiari

Il punto centrale della decisione è l’irrilevanza dei redditi dei familiari quando questi non rivendicano la proprietà del bene. Il Tribunale, con motivazione ritenuta logica dalla Cassazione, ha evidenziato che il denaro era stato trovato occultato addosso all’imputato e suddiviso in banconote di grosso taglio, elementi che, uniti all’assenza di un’attività economica redditizia del condannato, rafforzavano la presunzione di provenienza illecita. I familiari, unici soggetti legittimati a chiederne la restituzione se il denaro fosse stato loro, non lo avevano fatto. Pertanto, i loro redditi non potevano “giustificare” il possesso del denaro da parte dell’imputato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa sentenza consolida un orientamento rigoroso in materia di misure patrimoniali. Le implicazioni pratiche sono significative:
1. Onere probatorio aggravato per il condannato: Chi subisce una condanna per i reati presupposto della confisca allargata deve essere in grado di fornire una spiegazione dettagliata e documentata sull’origine lecita dei beni di cui ha la disponibilità, se sproporzionati rispetto ai propri redditi.
2. Limiti della difesa basata su terzi: Invocare le capacità economiche di familiari o conviventi non è una strategia difensiva valida di per sé. È necessario che vi sia un nesso diretto e provato tra i redditi di questi terzi e il bene specifico, e che i terzi stessi ne rivendichino la titolarità.
3. Valore degli elementi fattuali: Le circostanze del ritrovamento dei beni (come l’occultamento del denaro) assumono un peso rilevante nella valutazione del giudice per escludere una giustificazione di lecita provenienza.

Quando si applica la confisca per sproporzione?
Si applica quando una persona viene condannata per specifici reati previsti dalla legge (come quelli in materia di stupefacenti) e risulta titolare o ha la disponibilità di beni di valore sproporzionato rispetto al proprio reddito dichiarato o alla propria attività economica, senza che riesca a fornire una giustificazione credibile sulla loro provenienza lecita.

Il reddito dei familiari può giustificare il possesso di denaro da parte dell’imputato?
No, secondo questa sentenza il reddito dei familiari non è di per sé una giustificazione sufficiente. Il denaro o i beni devono essere stati rivendicati dai familiari come propri, i quali sono gli unici soggetti legittimati a chiederne la restituzione. In assenza di tale rivendicazione, la loro capacità economica è considerata un dato neutro e irrilevante.

Chi deve dimostrare la provenienza lecita del denaro in caso di confisca per sproporzione?
Una volta che l’accusa ha dimostrato l’esistenza della sproporzione tra i beni e il reddito del condannato, l’onere di fornire una “giustificazione credibile” sulla provenienza lecita di tali beni ricade sul condannato stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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