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Confisca per sproporzione: quando si applica?

La Corte di Cassazione ha confermato la confisca per sproporzione di 350 euro e due telefoni a un soggetto condannato per detenzione di stupefacenti. La Corte ha ritenuto le giustificazioni sulla provenienza dei beni (lavoro in nero) non credibili, data l’assenza di redditi leciti, legittimando la confisca.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per sproporzione: anche piccole somme a rischio senza prova di provenienza

La confisca per sproporzione è uno strumento potente nelle mani dello Stato per colpire i patrimoni di illecita provenienza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: anche beni di modesto valore, come poche centinaia di euro e un paio di telefoni cellulari, possono essere confiscati se il condannato non è in grado di fornire una giustificazione credibile sulla loro origine, specialmente in assenza di redditi leciti. Analizziamo questo caso per capire la logica e le implicazioni di tale decisione.

I Fatti del Caso

Un individuo è stato condannato, tramite patteggiamento, per il reato di detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti di lieve entità. Oltre alla pena concordata, il Tribunale ha disposto la confisca di una somma di denaro pari a 350,00 euro e di due telefoni cellulari trovati in suo possesso.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando unicamente la misura della confisca. A sua difesa, ha sostenuto che il denaro proveniva dalla sua attività lavorativa “in nero” come facchino, che gli garantiva un reddito di circa 700 euro al mese. Ha inoltre affermato che uno dei telefoni era un modello obsoleto di scarso valore, mentre l’altro era stato acquistato nel suo paese d’origine. Secondo il ricorrente, tali beni erano del tutto proporzionati alla sua, seppur non documentata, capacità di reddito.

La Decisione della Corte sulla Confisca per Sproporzione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando in toto la decisione del Tribunale di merito. I giudici supremi hanno ritenuto la confisca legittima e correttamente motivata. La Corte ha stabilito che, di fronte all’assenza totale di redditi leciti e documentati, le spiegazioni fornite dall’imputato non erano sufficienti a superare la presunzione di illecita provenienza dei beni.

Le Motivazioni della Sentenza

La sentenza si fonda su argomentazioni giuridiche precise. In primo luogo, la Corte ha ricordato che, a seguito di recenti modifiche legislative, la confisca per sproporzione prevista dall’art. 240-bis del codice penale è applicabile anche al reato di spaccio di lieve entità (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990).

Il punto cruciale della motivazione risiede nella valutazione della credibilità delle giustificazioni dell’imputato. Il giudice di merito le aveva definite “del tutto inverosimili, non credibili e illogiche” e prive di qualsiasi riscontro. L’onere di dimostrare la provenienza lecita dei beni ricade sul condannato, e una semplice affermazione di svolgere un lavoro non regolare, senza alcun elemento a supporto, non è stata ritenuta sufficiente.

La Corte ha quindi confermato la valutazione di sproporzione: essendo l’imputato un soggetto “del tutto privo di reddito”, sia la somma di denaro che il possesso di due telefoni cellulari sono stati considerati sproporzionati rispetto alle sue condizioni economiche e reddituali ufficiali. La motivazione del giudice a quo è stata giudicata congrua, poiché ha spiegato in modo chiaro perché le giustificazioni dell’imputato non fossero attendibili, legittimando così la confisca.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia offre importanti spunti di riflessione. Dimostra che la confisca per sproporzione può colpire anche patrimoni apparentemente modesti. Il fattore determinante non è il valore assoluto dei beni, ma il rapporto tra questi e i redditi leciti e dimostrabili della persona. Chiunque venga condannato per uno dei reati presupposto per questa misura deve essere pronto a fornire prove concrete e credibili sull’origine di ogni bene posseduto, anche di una piccola somma di denaro. Affermazioni generiche o inverosimili non basteranno a salvarli dalla confisca da parte dello Stato.

È possibile la confisca di piccole somme di denaro e beni di modesto valore?
Sì, la sentenza chiarisce che la confisca è possibile quando viene accertata una sproporzione tra i beni posseduti, anche se di valore modesto, e i redditi leciti del condannato, e quest’ultimo non fornisce una giustificazione credibile sulla loro provenienza.

In caso di confisca per sproporzione, a chi spetta l’onere di provare la provenienza lecita dei beni?
L’onere della prova grava sul condannato. È lui che deve fornire indicazioni precise e attendibili sull’origine lecita dei beni. Secondo la Corte, giustificazioni “inverosimili, non credibili e illogiche” e prive di riscontri non sono sufficienti a vincere la presunzione di illecita provenienza.

La confisca per sproporzione si applica anche al reato di detenzione di stupefacenti di lieve entità?
Sì. La sentenza conferma che, a seguito di recenti interventi normativi, anche il delitto previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990 (il cosiddetto “spaccio di lieve entità”) rientra tra i reati che possono giustificare l’applicazione della confisca per sproporzione ai sensi dell’art. 240-bis del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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