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Confisca per sproporzione: quando il reddito non basta

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per sproporzione. Il caso riguarda un immobile di lusso il cui valore era sproporzionato rispetto ai redditi leciti dell’indagato, accusato di traffico di stupefacenti. La Corte ha stabilito che le contestazioni sulla provenienza dei fondi (es. vincite al gioco) sono questioni di fatto, non riesaminabili in sede di legittimità, confermando la validità della misura cautelare basata sulla palese discrepanza tra patrimonio e reddito.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per Sproporzione: la Cassazione Conferma il Sequestro se il Patrimonio Supera il Reddito

La recente sentenza n. 47662/2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nella lotta alla criminalità: la confisca per sproporzione. Questo strumento giuridico consente allo Stato di aggredire i patrimoni illeciti anche quando non è possibile dimostrare un legame diretto tra un singolo bene e un reato specifico. Il caso in esame offre uno spaccato chiaro dei limiti entro cui è possibile difendersi da un sequestro preventivo, specialmente nel giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un’indagine per reati legati al traffico di sostanze stupefacenti. L’indagato, ritenuto promotore e organizzatore di un’associazione criminale, era proprietario di un lussuoso immobile, comprensivo di piscina, garage e giardino. Il Tribunale di Catanzaro, in funzione di giudice del riesame, aveva confermato un decreto di sequestro preventivo su tale bene. La misura era stata disposta ai sensi dell’art. 85-bis del Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. 309/90), che richiama l’art. 240-bis del codice penale, proprio in virtù della palese sproporzione tra il valore dell’immobile e i redditi leciti dichiarati dall’intero nucleo familiare dell’indagato.

Le Argomentazioni Difensive e la Confisca per Sproporzione

La difesa dell’indagato ha tentato di smontare l’impianto accusatorio proponendo ricorso in Cassazione. I motivi principali erano due:

1. Anteriorità dell’acquisto: L’acquisto del terreno e la costruzione dell’immobile sarebbero avvenuti in un’epoca antecedente al periodo in cui si collocava l’attività dell’associazione criminale.
2. Fonti di reddito alternative: La presunta sproporzione sarebbe stata contraddetta da entrate non dichiarate ma legittime, come indennità di invalidità percepite dai figli e cospicue vincite al gioco per circa 75 mila euro.

Queste argomentazioni miravano a dimostrare che esistevano fonti lecite sufficienti a giustificare l’investimento immobiliare, facendo così venire meno il presupposto della sproporzione richiesto dalla legge.

La Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo su tutta la linea le censure difensive. La decisione si fonda su un principio cardine del processo penale: la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità.

La Corte ha chiarito che il ricorso per cassazione avverso provvedimenti cautelari reali, come il sequestro preventivo, è consentito solo per violazione di legge (art. 325 c.p.p.), non per contestare la valutazione dei fatti operata dai giudici dei gradi precedenti. Le argomentazioni dell’indagato – relative al momento dell’acquisto e alla sufficienza delle vincite al gioco per giustificare l’investimento – sono state considerate censure di merito, volte a ottenere una diversa lettura delle prove, attività preclusa in sede di legittimità.

Le Motivazioni

I giudici hanno sottolineato come il Tribunale del riesame avesse correttamente motivato la propria decisione. La sproporzione era stata affermata non in modo illogico, ma sulla base di un’analisi del compendio probatorio che evidenziava l’assenza di redditi leciti e di un’attività lavorativa stabile dell’indagato, a fronte di un investimento immobiliare di notevole entità. Le allegazioni difensive su entrate sporadiche (vincite) e indennità sono state ritenute, nel giudizio di merito, inadeguate a giustificare la costruzione di un immobile così grande e lussuoso.

La Corte ha ribadito che, ai fini della confisca per sproporzione, ciò che rileva è la sproporzione del valore del bene rispetto ai redditi, a prescindere dal momento esatto di acquisizione del terreno. Il valore preponderante è quello del fabbricato nel suo complesso, la cui realizzazione richiede investimenti ingenti e continuativi nel tempo. La motivazione del Tribunale, secondo la Cassazione, non presentava vizi così radicali da renderla mancante o incomprensibile.

Conclusioni

La sentenza in commento offre un’importante lezione pratica: la battaglia contro un sequestro basato sulla sproporzione si gioca e si vince (o si perde) nei gradi di merito, fornendo prove concrete e documentate della provenienza lecita dei fondi. Tentare di rimettere in discussione la valutazione dei fatti davanti alla Corte di Cassazione è una strategia destinata, nella maggior parte dei casi, al fallimento. La confisca per sproporzione si conferma così uno strumento potente ed efficace per lo Stato, in grado di colpire i patrimoni di origine illecita basandosi su un’analisi oggettiva della situazione finanziaria del soggetto, senza la necessità di provare il nesso di causalità con un singolo reato.

Cosa si intende per confisca per sproporzione?
È una misura patrimoniale che consente allo Stato di sequestrare e successivamente acquisire beni il cui valore è notevolmente superiore ai redditi dichiarati da una persona indagata o condannata per reati gravi, qualora questa non riesca a fornire una giustificazione lecita della loro provenienza.

È possibile contestare in Cassazione un sequestro per sproporzione dimostrando di aver avuto altre entrate, come vincite al gioco?
No. Secondo questa sentenza, la valutazione se le vincite al gioco o altre entrate siano sufficienti a giustificare il valore di un bene è una questione di fatto (merito), che viene decisa dal Tribunale del riesame. La Corte di Cassazione non può riesaminare queste prove, ma solo verificare che la legge sia stata applicata correttamente.

Perché il ricorso dell’indagato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le argomentazioni presentate non contestavano una violazione di legge, ma cercavano di ottenere una nuova valutazione delle prove (es. l’origine del denaro). Questo tipo di contestazione non è ammesso nel giudizio di legittimità per i provvedimenti di sequestro, che può vertere solo su questioni di diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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