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Confisca per sproporzione: quando è legittima?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per detenzione di stupefacenti, confermando la confisca per sproporzione di una somma di denaro pari a 14.690 euro. La Corte ha stabilito che, in assenza di una prova convincente sulla provenienza lecita e data la sproporzione rispetto al reddito, la confisca è legittima ai sensi dell’art. 240-bis del codice penale.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per Sproporzione: la Cassazione sul Sequestro di Denaro

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 21525 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande attualità: la confisca per sproporzione. Questo strumento giuridico consente allo Stato di acquisire beni e denaro di dubbia provenienza. La decisione in esame offre chiarimenti fondamentali su quando sia legittimo applicare questa misura, specialmente in relazione a condanne per reati legati agli stupefacenti, ribadendo che l’onere di dimostrare l’origine lecita del denaro ricade sul condannato.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna al Denaro in Cassaforte

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, quali hashish e marijuana. A seguito della perquisizione della sua abitazione, le forze dell’ordine rinvenivano, all’interno di una cassaforte, una cospicua somma di denaro contante, pari a 14.690,00 euro. Il Tribunale di Milano, oltre a disporre la distruzione della droga, ordinava la confisca dell’intera somma.

Il Primo Ricorso in Cassazione e il Rinvio

La difesa dell’imputato presentava un primo ricorso in Cassazione, contestando la base giuridica della confisca. La Suprema Corte, con una precedente sentenza (n. 276 del 2023), accoglieva il ricorso, ma solo limitatamente alla confisca. I giudici di legittimità avevano infatti riscontrato un errore nell’applicazione delle norme invocate dal Tribunale di Milano. Di conseguenza, annullavano la sentenza su quel punto specifico e rinviavano il caso allo stesso Tribunale per un nuovo esame.

La Decisione del Giudice del Rinvio e la Confisca per Sproporzione

Il Tribunale di Milano, in qualità di giudice del rinvio, emetteva una nuova sentenza. Questa volta, pur escludendo le norme precedentemente contestate, disponeva nuovamente la confisca dell’intera somma, ma fondandola sull’articolo 240-bis del codice penale, ovvero sulla confisca per sproporzione. La motivazione era chiara: l’imputato non era stato in grado di fornire una giustificazione plausibile e documentata sulla provenienza lecita del denaro, che appariva del tutto sproporzionato rispetto alla sua capacità economica e al suo reddito dichiarato.

Il Nuovo Ricorso e le Deboli Difese

Contro questa nuova decisione, la difesa proponeva un ulteriore ricorso in Cassazione, sostenendo l’errata applicazione dell’art. 240-bis c.p. e lamentando che il giudice non avesse considerato adeguatamente le prove fornite. L’imputato, pur ammettendo che una parte della somma derivasse da attività illecite, aveva cercato di giustificare il resto presentando tre fatture relative a una presunta attività commerciale. Tuttavia, queste prove sono state ritenute dal giudice insufficienti a dimostrare un’attività redditizia e l’effettivo profitto da essa derivante.

Le Motivazioni della Cassazione: La Legittimità della Confisca per Sproporzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso ‘manifestamente infondato’ e quindi inammissibile. I giudici supremi hanno confermato la piena legittimità dell’operato del Tribunale di Milano. Hanno sottolineato come, per i reati gravi in materia di stupefacenti (come quello previsto dall’art. 73 d.P.R. 309/90), la legge (attraverso l’art. 85-bis dello stesso d.P.R.) preveda esplicitamente l’applicazione della confisca per sproporzione (art. 240-bis c.p.).

La Corte ha ribadito un principio cruciale: quando un condannato possiede denaro o beni di valore sproporzionato rispetto al proprio reddito o alla propria attività economica, e non è in grado di giustificarne la legittima provenienza, scatta la confisca. Nel caso specifico, le motivazioni del Tribunale erano state complete e logiche: l’ammissione parziale dell’imputato e l’inconsistenza delle fatture prodotte non lasciavano dubbi. Mancava una giustificazione convincente per una somma così ingente, che risultava chiaramente sproporzionata rispetto alla capacità economica del condannato.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale molto chiaro: nel contesto della confisca per sproporzione, l’onere della prova si inverte. Non è lo Stato a dover dimostrare l’origine illecita di ogni singolo euro, ma è il condannato a dover fornire una prova convincente e documentata della provenienza lecita dei suoi beni. In assenza di tale prova, e in presenza di una palese sproporzione, la misura ablatoria è non solo possibile, ma doverosa. La decisione si conclude con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

In caso di condanna per spaccio, il denaro trovato in casa del condannato può essere sempre confiscato?
Sì, può essere confiscato se il condannato non è in grado di giustificarne la legittima provenienza e se la somma risulta sproporzionata rispetto al suo reddito dichiarato o alla sua attività economica, secondo quanto previsto dalla confisca per sproporzione (art. 240-bis c.p.).

Cos’è la ‘confisca per sproporzione’ prevista dall’art. 240-bis del codice penale?
È una misura di sicurezza patrimoniale che prevede la confisca di denaro, beni o altre utilità di cui un condannato per determinati reati (tra cui lo spaccio di stupefacenti) risulta titolare, quando il loro valore è sproporzionato rispetto al suo reddito e non ne sa giustificare la provenienza lecita.

Chi deve dimostrare la provenienza lecita del denaro per evitare la confisca per sproporzione?
Secondo la sentenza, l’onere della prova ricade interamente sul condannato. È lui che deve fornire una giustificazione idonea e documentata a provare l’origine legittima della somma di denaro o dei beni per evitare che vengano confiscati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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