LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Confisca per sproporzione: quando è legittima?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per usura, confermando la confisca dei suoi beni. La Corte ha chiarito che la confisca per sproporzione ai sensi dell’art. 240-bis c.p. è legittima quando sussistono i presupposti, a prescindere dal nesso diretto tra i beni e il singolo reato. I giudici hanno inoltre respinto le doglianze relative alla mancata concessione delle attenuanti generiche e alla quantificazione della pena, ritenendo le motivazioni della Corte d’Appello adeguate e prive di vizi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per Sproporzione: la Cassazione Chiarisce i Presupposti nel Reato di Usura

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 7316 del 2025, offre importanti chiarimenti su un tema cruciale del diritto penale patrimoniale: la confisca per sproporzione. Attraverso l’analisi di un caso di usura, la Suprema Corte ha ribadito la legittimità di questa misura ablativa, anche quando i beni confiscati non sono il profitto diretto del reato contestato. La decisione sottolinea la logica e la coerenza delle valutazioni dei giudici di merito nel respingere le doglianze dell’imputata.

Il Caso in Analisi: dalla Condanna per Usura al Ricorso in Cassazione

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di una donna per diverse condotte di usura, confermata dalla Corte di Appello di Napoli. Oltre alla pena detentiva, i giudici di merito avevano disposto la confisca di beni e denaro in sequestro, qualificandola come confisca per sproporzione ai sensi dell’articolo 240-bis del codice penale. L’imputata, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni di legittimità e di motivazione.

I Motivi del Ricorso e il Rifiuto della Cassazione

Il ricorso si fondava su quattro principali doglianze, tutte ritenute manifestamente infondate dalla Suprema Corte:

1. Mancata concessione delle attenuanti generiche: L’imputata lamentava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.). La Corte ha respinto la censura, evidenziando come i giudici di merito avessero correttamente motivato il diniego sulla base di elementi ostativi quali l’assenza di elementi positivi e l’abitualità della condotta criminale.
2. Mancata rinnovazione dell’istruttoria in appello: Si contestava la decisione della Corte d’Appello di non riaprire l’istruttoria per verificare la legittima provenienza di alcuni immobili. Anche questo motivo è stato giudicato infondato, poiché la Corte territoriale aveva già ritenuto, sulla base delle prove disponibili, che i beni non fossero lecitamente detenuti.
3. Vizio di motivazione sulla pena: Il ricorso criticava la quantificazione della sanzione, ritenuta non conforme alla finalità rieducativa. La Cassazione ha dichiarato la doglianza inammissibile, poiché la pena era stata determinata con una motivazione congrua, che teneva conto sia della gravità della condotta sia delle ragioni per una parziale diminuzione legata alle attenuanti.
4. Illegittimità della confisca: Questo era il punto centrale del ricorso. Si sosteneva che la confisca fosse illegittima perché i beni (denaro e monili) non erano stati provati come profitto diretto del reato e il loro valore superava gli interessi usurari lucrati.

Il Principio della Confisca per Sproporzione

La Corte di Cassazione ha smontato quest’ultima argomentazione chiarendo la natura della misura applicata. Non si trattava di una confisca diretta del profitto del reato, ma di una confisca per sproporzione (o ‘allargata’) ex art. 240-bis c.p. Questo strumento normativo permette di aggredire i patrimoni illeciti accumulati da chi è condannato per determinati gravi reati (tra cui l’usura). La sua applicazione non richiede la prova del nesso di causalità tra il singolo bene e il reato specifico, ma si fonda su due presupposti: la condanna per uno dei reati-presupposto e la sproporzione tra il valore dei beni posseduti e il reddito dichiarato o l’attività economica svolta dal condannato.

Le motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile nella sua interezza. I giudici hanno ritenuto che tutte le doglianze fossero manifestamente infondate, in quanto le motivazioni della sentenza d’appello erano logiche, coerenti e giuridicamente corrette. In particolare, riguardo alla confisca per sproporzione, la Corte ha confermato che la misura era stata disposta correttamente, essendo stati riscontrati tutti i presupposti richiesti dalla legge. La decisione impugnata aveva adeguatamente valutato gli elementi a carico dell’imputata, respingendo le eccezioni difensive con argomentazioni puntuali e prive di vizi.

Le conclusioni

La sentenza in esame rafforza l’importanza della confisca per sproporzione come strumento di contrasto all’arricchimento illecito. Essa ribadisce un principio fondamentale: per applicare questa misura, non è necessario dimostrare che ogni singolo bene confiscato derivi dal reato per cui è intervenuta condanna, ma è sufficiente provare una sproporzione ingiustificata tra il patrimonio del condannato e le sue fonti di reddito lecite. La decisione conferma inoltre che le valutazioni di merito, se correttamente motivate, non sono sindacabili in sede di legittimità. Infine, la Corte condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, a causa dell’evidente infondatezza del ricorso proposto.

Quando può essere negata la concessione delle attenuanti generiche?
La concessione delle attenuanti generiche può essere negata quando il giudice, valutando il caso, non riscontra elementi positivi a favore dell’imputato e, al contrario, rileva elementi negativi come l’abitualità della condotta criminosa.

Qual è la differenza tra confisca diretta e confisca per sproporzione?
La confisca diretta colpisce i beni che costituiscono il profitto o il prezzo diretto del reato. La confisca per sproporzione (art. 240-bis c.p.), invece, è una misura più ampia che si applica a persone condannate per reati gravi e colpisce tutti i beni di cui non riescono a giustificare la legittima provenienza e il cui valore è sproporzionato rispetto al loro reddito.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la Corte di Cassazione ha ritenuto tutte le doglianze manifestamente infondate. Le motivazioni della sentenza della Corte d’Appello sono state giudicate logiche, complete e giuridicamente corrette, senza vizi che potessero essere esaminati in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati