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Confisca per sproporzione: legittima anche in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la confisca di una somma di denaro. Nonostante un’imprecisione nel dispositivo della sentenza, che citava la norma sulla confisca ordinaria anziché quella specifica sulla confisca per sproporzione, i giudici hanno ritenuto prevalente la chiara motivazione. La motivazione spiegava che il denaro era sproporzionato rispetto al reddito dell’imputato, giustificando così la misura. La Corte ha inoltre chiarito che l’accordo sulla pena in appello preclude la possibilità di contestare le misure di sicurezza come la confisca.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per Sproporzione: Quando la Motivazione Supera l’Errore Formale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 33949 del 2025, affronta un tema cruciale nel diritto penale patrimoniale: la validità della confisca per sproporzione anche in presenza di un’imprecisione formale nel dispositivo della sentenza. Il caso offre spunti fondamentali sul rapporto tra motivazione e dispositivo e sugli effetti del cosiddetto ‘concordato in appello’ sulle misure di sicurezza. La Suprema Corte ha stabilito che se le ragioni della confisca sono chiaramente spiegate nella motivazione, un errore nel richiamo normativo del dispositivo non rende la misura illegale.

Il Percorso Giudiziario: Dal Sequestro al Ricorso in Cassazione

La vicenda ha origine da una condanna per detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti di lieve entità. Durante le indagini, veniva sequestrata una somma di 480 euro nell’abitazione dell’imputato. In primo grado, oltre alla pena, veniva disposta la confisca di tale somma.

Successivamente, in Corte d’Appello, le parti raggiungevano un accordo (ex art. 599-bis c.p.p.), con una rideterminazione della pena detentiva e pecuniaria. Tuttavia, l’accordo confermava tutte le altre statuizioni della prima sentenza, inclusa la confisca del denaro. L’imputato decideva quindi di ricorrere in Cassazione, sollevando un unico motivo: l’illegalità della confisca.

L’Argomento della Difesa: Contrasto tra Dispositivo e Motivazione

La difesa sosteneva che vi fosse un insanabile contrasto tra il dispositivo e la motivazione della sentenza di primo grado. Il dispositivo ordinava la confisca ai sensi dell’art. 240 del codice penale (confisca ordinaria, che richiede un nesso di pertinenzialità diretto tra il bene e il reato). La motivazione, invece, giustificava la misura non solo su tale nesso, ma anche richiamando i presupposti della confisca per sproporzione (o confisca allargata), disciplinata dall’art. 240-bis c.p. e 85-bis d.P.R. 309/90. Quest’ultima si fonda sulla sproporzione tra i beni posseduti e il reddito dichiarato, senza necessità di provare che quel denaro specifico sia il provento diretto del reato contestato. Secondo il ricorrente, in caso di contrasto, doveva prevalere il dispositivo, e non essendo stato provato il nesso diretto richiesto dall’art. 240 c.p., la confisca era da considerarsi illegale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione e la legittimità della confisca per sproporzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su due pilastri argomentativi.

In primo luogo, ha sottolineato l’effetto preclusivo del ‘concordato in appello’. L’accordo raggiunto tra le parti, con la rinuncia ai motivi di appello diversi da quelli accolti, si estende anche alle questioni relative alle misure di sicurezza, come la confisca. La confisca, infatti, rappresenta un capo autonomo della decisione rispetto alla pena, e la rinuncia ai motivi di gravame ha riguardato anche tale statuizione.

In secondo luogo, entrando nel merito della questione per completezza, la Corte ha smontato la tesi del contrasto insanabile. I giudici supremi hanno affermato che la volontà del giudice di primo grado era chiaramente espressa nella motivazione: applicare una confisca per sproporzione. La motivazione aveva infatti dato conto della sproporzione tra la somma sequestrata e il reddito dell’imputato, nonché dell’assenza di una giustificazione plausibile sulla provenienza del denaro. Il mero richiamo all’articolo 240 c.p. nel dispositivo, anziché al più specifico art. 240-bis, è stato considerato un’imprecisione formale che non inficia la legittimità della misura. La sostanza della decisione, chiaramente emergente dal percorso argomentativo del giudice, prevale sull’errore formale. La confisca disposta era, dunque, pienamente legittima perché fondata sui presupposti di legge, correttamente esplicitati.

Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale: la prevalenza della sostanza sulla forma nel giudizio penale. Quando la motivazione di un provvedimento esprime in modo inequivocabile la volontà del giudice e le ragioni giuridiche che la sostengono, un mero errore materiale nel dispositivo non è sufficiente a renderlo illegale. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche: chiarisce che la confisca per sproporzione è uno strumento applicabile anche per reati legati agli stupefacenti di lieve entità (a seguito delle recenti modifiche legislative) e ribadisce che gli accordi processuali, come il concordato in appello, hanno un effetto preclusivo ampio, che gli avvocati difensori devono attentamente considerare prima di aderirvi.

È possibile impugnare la confisca dopo un accordo (concordato) sulla pena in appello?
No. Secondo la Corte, l’accordo sui motivi di appello con rinuncia agli altri motivi preclude la possibilità di contestare statuizioni autonome come le misure di sicurezza, tra cui rientra la confisca, che si considerano coperte dalla rinuncia.

Cosa prevale se il dispositivo di una sentenza indica una norma diversa da quella spiegata in motivazione?
Prevale la sostanza della decisione come emerge dalla motivazione. Se la motivazione spiega chiaramente le ragioni di fatto e di diritto per una determinata misura (in questo caso, la confisca per sproporzione), un’imprecisione nel richiamo normativo contenuto nel dispositivo non rende la misura illegale.

La confisca per sproporzione si applica anche a reati di lieve entità legati agli stupefacenti?
Sì. La Corte conferma che, a seguito delle recenti modifiche normative (D.L. 123/2023), la confisca per sproporzione è stata estesa a tutte le fattispecie previste dall’art. 73 del d.P.R. 309/90, inclusa quella di lieve entità prevista dal comma 5.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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