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Confisca per sproporzione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato una confisca di denaro e di uno smartphone disposta nei confronti di un imputato condannato per spaccio di lieve entità. La motivazione della Corte d’appello, basata su una generica pregressa attività illecita, è stata ritenuta insufficiente. La Suprema Corte ha chiarito che la confisca standard richiede un nesso causale diretto con il reato specifico. Inoltre, ha stabilito che la nuova normativa sulla confisca per sproporzione non può essere applicata retroattivamente a fatti antecedenti la sua entrata in vigore.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per sproporzione: i limiti alla retroattività e il nesso causale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 22019/2024) offre importanti chiarimenti sui presupposti per la confisca di beni e denaro in caso di condanna per reati di lieve entità legati agli stupefacenti. La decisione si sofferma sul fondamentale principio del collegamento eziologico e sui limiti temporali di applicazione della nuova disciplina sulla confisca per sproporzione, rappresentando un punto di riferimento cruciale per la difesa in ambito penale.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo da parte del Tribunale per il reato di spaccio di lieve entità, previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. La Corte di Appello, pur riducendo la pena, confermava la confisca di una somma di denaro pari a 385 euro e di uno smartphone. L’imputato ricorreva quindi in Cassazione, lamentando due vizi principali: una motivazione carente sulla quantificazione della pena e, soprattutto, l’illegittimità della confisca.

Secondo la difesa, i giudici di merito avevano disposto la confisca sulla base di una generica e non provata “pregressa attività di spaccio”, senza dimostrare un legame diretto e specifico tra i beni sequestrati e il reato per cui era intervenuta la condanna.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, offrendo una disamina precisa dei principi che regolano la materia della confisca.

Il Vizio di Motivazione sulla Confisca

Il motivo di ricorso relativo alla confisca è stato giudicato fondato. I giudici hanno definito la motivazione della Corte d’Appello come “apodittica e non coerente”. La Cassazione ha ribadito che la confisca standard, prevista dall’art. 240 del codice penale, non può essere giustificata da un vago sospetto o da una generica attività criminale pregressa. È invece necessario un “collegamento eziologico”, ovvero un nesso causale diretto e provato, tra il bene in sequestro (il denaro e il telefono) e lo specifico episodio di spaccio che ha portato alla condanna. In assenza di tale prova rigorosa, la confisca diventa illegittima.

I Limiti della Nuova Normativa sulla Confisca per sproporzione

Il punto più innovativo della sentenza riguarda l’analisi della nuova normativa sulla confisca per sproporzione. Una recente modifica legislativa (L. 159/2023) ha inserito il reato di spaccio di lieve entità tra i delitti che possono giustificare la confisca allargata (o per sproporzione) ai sensi dell’art. 240-bis del codice penale. Questo tipo di confisca permette di aggredire i beni di cui il condannato non può giustificare la legittima provenienza, quando il loro valore è sproporzionato rispetto al suo reddito.

Tuttavia, la Corte ha chiarito un aspetto fondamentale: il principio di irretroattività della legge penale sfavorevole. Poiché la sentenza di primo grado nel caso di specie era stata emessa nel novembre 2022, prima dell’entrata in vigore della nuova legge, quest’ultima non poteva essere applicata. La legge applicabile rimane quella vigente al momento del fatto e del primo giudizio. Di conseguenza, l’unica forma di confisca possibile era quella ordinaria dell’art. 240 c.p., che, come detto, richiede una motivazione molto più rigorosa.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri del diritto penale. In primo luogo, il principio di legalità e tassatività in materia di misure di sicurezza patrimoniali come la confisca. La motivazione del provvedimento che dispone la confisca non può basarsi su mere congetture, ma deve ancorarsi a prove concrete che dimostrino il nesso tra il bene e il reato. Un riferimento generico a una “vita dedita allo spaccio” non soddisfa questo requisito di rigore probatorio. In secondo luogo, il principio di irretroattività della legge penale più severa, sancito dall’art. 2 del codice penale e dall’art. 200, che impedisce di applicare la nuova disciplina sulla confisca per sproporzione a situazioni giuridiche consolidate prima della sua entrata in vigore. La Corte ha quindi annullato la sentenza limitatamente al punto della confisca, rinviando a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo esame che tenga conto di questi principi.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza le garanzie difensive nei procedimenti penali, specialmente quelli relativi a reati che, pur considerati di lieve entità, possono avere conseguenze patrimoniali significative. Viene riaffermata la netta distinzione tra la confisca ordinaria, che esige la prova di un legame diretto con il reato, e la confisca per sproporzione, soggetta a presupposti specifici e a limiti temporali di applicazione invalicabili. Per gli operatori del diritto, la decisione costituisce un monito a non estendere analogicamente istituti ablativi in assenza di una chiara base normativa e di un solido impianto probatorio.

Quando è legittima la confisca di denaro o beni in un processo per spaccio di lieve entità?
La confisca è legittima, ai sensi dell’art. 240 c.p., solo se viene provato un “collegamento eziologico”, cioè un nesso causale diretto, tra i beni sequestrati e lo specifico reato per cui è avvenuta la condanna. Non è sufficiente un generico riferimento a una pregressa attività illecita.

La nuova legge sulla confisca per sproporzione si applica ai reati commessi in passato?
No. La Corte ha stabilito che la nuova normativa, che estende la confisca per sproporzione anche ai reati di spaccio di lieve entità, non è retroattiva. Si applica la legge in vigore al momento della sentenza di primo grado, in rispetto del principio di irretroattività della legge penale sfavorevole.

È necessaria una motivazione dettagliata per una pena inferiore alla media prevista dalla legge?
No. La sentenza ribadisce che il giudice non è tenuto a fornire una specifica e dettagliata motivazione quando irroga una pena base che si colloca al di sotto del “medio edittale”, ovvero del valore intermedio tra il minimo e il massimo della sanzione prevista per quel reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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