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Confisca per sproporzione: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di un Tribunale che applicava la confisca del denaro trovato in possesso di un soggetto condannato per spaccio di stupefacenti. La Corte ha ritenuto legittima sia la confisca diretta, come provento del reato, sia la confisca per sproporzione sulla somma residua, data l’assenza di una giustificazione credibile sulla sua provenienza. La difesa dell’imputato, basata sulla vendita di un’auto avvenuta molto tempo prima, è stata giudicata inattendibile.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per Sproporzione: Quando il Denaro Ingiustificato Diventa Prova

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 20591/2024 offre un’importante lezione sulla confisca per sproporzione in materia di reati di droga. Il caso analizza la legittimità della confisca di una somma di denaro trovata in possesso di un individuo condannato per spaccio, evidenziando come l’incapacità di fornire una giustificazione credibile sulla provenienza del denaro possa portare alla sua acquisizione da parte dello Stato.

I Fatti di Causa

Il Tribunale di Cremona, con una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti (patteggiamento), aveva condannato un uomo per plurimi episodi di detenzione e cessione di cocaina. Oltre alla pena detentiva, il Tribunale aveva disposto la confisca di una somma di denaro sequestrata all’imputato. L’uomo ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando che la sentenza non avesse specificato chiaramente il titolo giuridico della confisca e che, in ogni caso, l’applicazione della confisca per sproporzione (art. 240-bis c.p.) fosse errata. A sua discolpa, sosteneva che il denaro fosse il ricavato della vendita di un’autovettura avvenuta circa un anno e mezzo prima dei fatti.

La Confisca e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno chiarito che il Tribunale aveva correttamente motivato la sua decisione, applicando due diversi tipi di confisca in base alla provenienza del denaro.

La Distinzione tra Confisca Diretta e per Sproporzione

La Suprema Corte ha evidenziato come una parte del denaro fosse stata correttamente sottoposta a confisca diretta ai sensi dell’art. 240 c.p. Questa somma era stata identificata come il provento diretto delle cessioni di droga a un acquirente specifico, le cui transazioni (prezzo, frequenza) erano state dettagliatamente descritte nel capo d’imputazione. Per la somma residua, invece, è stata applicata la confisca per sproporzione. Questa misura scatta quando un condannato per determinati reati (tra cui lo spaccio) possiede beni o denaro di valore sproporzionato rispetto al proprio reddito e non è in grado di giustificarne la legittima provenienza. In questo caso, l’imputato non ha fornito giustificazioni adeguate, rendendo legittima la confisca.

L’Irrilevanza dell’Ipotesi di ‘Spaccio Lieve’ e la Giustificazione Inattendibile

La difesa aveva tentato di sostenere che il reato fosse riconducibile allo ‘spaccio da strada’ di lieve entità, per il quale, all’epoca dei fatti, la confisca allargata era esclusa. La Cassazione ha smontato questo argomento, precisando che la condanna era avvenuta per l’ipotesi base del reato (art. 73, comma 1), che permetteva tale misura. Inoltre, la Corte ha definito ‘tutt’altro che illogica’ la valutazione del Tribunale circa l’inverosimiglianza della giustificazione fornita dall’imputato. Conservare in casa, in banconote di piccolo taglio, il ricavato della vendita di un’auto avvenuta un anno e mezzo prima è stato considerato un racconto non credibile.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio cardine: la presunzione che il denaro o i beni di cui un condannato per specifici reati non può giustificare la provenienza siano frutto di attività illecite. La confisca per sproporzione non richiede la prova di un nesso diretto tra il bene e il singolo reato per cui si è condannati, ma si basa sulla sproporzione patrimoniale e sulla mancanza di una spiegazione plausibile. La sentenza ribadisce che il giudice di merito ha il potere di valutare la credibilità delle giustificazioni fornite dall’imputato, e che una spiegazione illogica o inverosimile, come quella presentata nel caso di specie, non è sufficiente a superare la presunzione di illecita provenienza.

Le Conclusioni

Questa pronuncia consolida l’orientamento giurisprudenziale sull’importanza e l’applicabilità della confisca per sproporzione come strumento di contrasto all’accumulazione di ricchezza illecita. Dimostra che, di fronte a una condanna per reati come lo spaccio, l’onere di dimostrare la provenienza lecita del proprio patrimonio si sposta sull’imputato. Una giustificazione tardiva, generica o palesemente inverosimile non sarà sufficiente a proteggere i beni dall’aggressione statale, confermando l’efficacia di questa misura nel colpire i patrimoni di origine criminale.

Quando è possibile applicare la confisca per sproporzione del denaro trovato in possesso di un imputato per spaccio?
È possibile quando il soggetto condannato non è in grado di fornire una giustificazione plausibile e credibile sull’origine del denaro, e il suo valore risulta sproporzionato rispetto ai suoi redditi leciti. In tali circostanze, si presume che la somma derivi da attività criminali.

La giustificazione della vendita di un’auto, avvenuta molto tempo prima, è sufficiente a evitare la confisca?
No, secondo questa sentenza, tale giustificazione può essere considerata illogica e inattendibile dal giudice. Il notevole lasso di tempo tra la vendita (in questo caso, un anno e mezzo) e il ritrovamento del denaro, unito alla conservazione in contanti di piccolo taglio, mina la credibilità della spiegazione.

La confisca per sproporzione si applica anche ai reati di ‘spaccio di lieve entità’?
La sentenza chiarisce che, al momento in cui il reato in esame è stato commesso, la confisca per sproporzione era esclusa per l’ipotesi di lieve entità (Art. 73, comma 5). Tuttavia, la Corte sottolinea che una recente modifica legislativa (D.L. 123/2023) ha esteso l’applicabilità di questa misura a tutti i reati previsti dall’art. 73, inclusa l’ipotesi lieve.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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