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Confisca per sproporzione: la Cassazione chiarisce

Tre individui sono stati condannati per spaccio di lieve entità. Il tribunale aveva confiscato oltre 2.700 euro trovati in loro possesso. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, specificando che solo 40 euro costituivano il profitto diretto del reato. Per la somma restante, il giudice del rinvio dovrà valutare se applicare la nuova disciplina sulla confisca per sproporzione, verificando la sproporzione tra il denaro e i redditi leciti degli imputati.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per sproporzione: la Cassazione chiarisce l’applicazione ai reati lievi

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 26810 del 2024, affronta un tema di grande attualità e rilevanza pratica: l’applicazione della confisca per sproporzione ai reati in materia di stupefacenti di lieve entità. La pronuncia è fondamentale perché chiarisce come e quando può essere confiscato il denaro trovato in possesso di un imputato, distinguendo nettamente tra il profitto diretto del reato e le somme la cui provenienza lecita non è giustificata. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Dal Piccolo Spaccio alla Questione di Legittimità

Il caso nasce da una condanna, emessa a seguito di patteggiamento, nei confronti di tre persone per detenzione e spaccio di modiche quantità di sostanze stupefacenti (hashish e cocaina), un reato qualificato come di lieve entità ai sensi dell’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/90. Oltre alla pena detentiva e pecuniaria, il Tribunale di Roma aveva disposto la confisca e l’acquisizione al patrimonio dello Stato dell’intera somma di denaro sequestrata agli imputati, pari a 2.705,00 euro. La motivazione del Tribunale si basava sulla presunta “palese provenienza dall’attività illecita”, desunta dalle modalità di custodia dello stupefacente e dal contesto generale dei fatti.

L’Oggetto del Ricorso: La Confisca del Denaro

I difensori degli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione, contestando proprio la legittimità della confisca dell’intera somma. La difesa ha sostenuto che il profitto diretto del reato contestato era chiaramente identificabile e molto limitato: agli imputati era stata addebitata la cessione di due dosi di cocaina per un totale di 40 euro. Pertanto, secondo la tesi difensiva, solo questa cifra poteva essere considerata “profitto del reato” e, di conseguenza, essere oggetto di confisca ai sensi dell’art. 240 del codice penale. La confisca della somma eccedente era, a loro avviso, illegittima in quanto mancava il nesso di pertinenzialità tra il denaro e il reato specifico per cui era stata applicata la pena.

La Confisca per Sproporzione e la Nuova Legge

Il cuore della decisione della Cassazione ruota attorno alla distinzione tra due diversi tipi di confisca e all’impatto di una recente modifica legislativa.

La distinzione tra confisca del profitto e confisca allargata

La Corte ribadisce un principio consolidato: la confisca ordinaria, prevista dall’art. 240 c.p., può avere ad oggetto solo le cose che costituiscono il profitto diretto e immediato del reato per cui si procede. Nel caso di specie, questo profitto era quantificabile in soli 40 euro. La confisca di somme ulteriori, sulla base di un mero sospetto di provenienza illecita da altre e non meglio precisate attività di spaccio, non è consentita da questa norma.

L’applicabilità della nuova norma sulla confisca per sproporzione

Qui interviene l’elemento di novità. La Corte rileva che la legge n. 159 del 2023, entrata in vigore il 15 novembre 2023, ha modificato l’art. 85 bis del Testo Unico Stupefacenti. Questa modifica ha esteso l’applicabilità della cosiddetta confisca per sproporzione (o allargata, ex art. 240 bis c.p.) anche ai reati di lieve entità. Questo tipo di confisca permette di aggredire i beni di cui il condannato non può giustificare la provenienza lecita e che risultano di valore sproporzionato rispetto al suo reddito o alla sua attività economica.

Il punto cruciale è che il reato era stato commesso prima dell’entrata in vigore della nuova legge (ottobre 2023), ma la sentenza di primo grado era stata emessa dopo (gennaio 2024). La Cassazione risolve la questione temporale affermando che la confisca è una misura di sicurezza patrimoniale, non una pena. Come tale, non è soggetta al principio di irretroattività della legge penale sfavorevole, ma al principio tempus regit actum: si applica la legge in vigore al momento della sua applicazione da parte del giudice.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Sulla base di queste premesse, la Corte ha ritenuto fondato il ricorso. Il Tribunale di Roma ha errato nel confiscare l’intera somma come se fosse profitto del reato contestato. Avrebbe invece dovuto, dopo aver isolato i 40 euro di profitto diretto, valutare se per la somma residua ricorressero i presupposti della confisca per sproporzione, resi applicabili dalla nuova legge. Tale valutazione, che implica un accertamento sulla sproporzione tra il denaro e le fonti di reddito lecite degli imputati, non era stata effettuata.

Per questo motivo, la Suprema Corte ha annullato la sentenza limitatamente al punto della confisca, rinviando il caso al Tribunale di Roma per un nuovo giudizio. Il giudice del rinvio dovrà quindi compiere una duplice valutazione: da un lato, determinare l’esatta misura del profitto del reato; dall’altro, verificare se il denaro restante possa essere oggetto di confisca allargata, accertando la sproporzione e l’assenza di una giustificazione lecita della sua provenienza.

Le Conclusioni: Cosa Cambia in Pratica

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, rafforza la necessità di un rigoroso accertamento del nesso causale tra il bene da confiscare e il reato specifico oggetto di giudizio quando si applica la confisca ordinaria. In secondo luogo, chiarisce che le nuove e più severe norme sulla confisca per sproporzione per i reati di lieve entità si applicano a tutte le decisioni emesse dopo la loro entrata in vigore, anche se i fatti sono precedenti. Questo significa che, per il denaro di cui non si riesce a giustificare la provenienza, il rischio di confisca è ora concreto anche per chi viene condannato per fatti di spaccio di lieve entità, a condizione che il giudice svolga l’apposita e necessaria verifica sulla sproporzione patrimoniale.

È possibile confiscare tutto il denaro trovato in possesso di una persona condannata per un piccolo spaccio?
No, non automaticamente. La Cassazione distingue: si può confiscare solo la somma che rappresenta il profitto diretto del reato specificamente contestato (in questo caso, 40 euro). Per il resto del denaro, deve essere valutata l’applicazione della confisca per sproporzione, che richiede requisiti diversi.

La nuova legge che estende la confisca per sproporzione ai reati lievi si applica anche a fatti commessi prima della sua entrata in vigore?
Sì. Secondo la Corte, la confisca è una misura di sicurezza patrimoniale e non una pena. Pertanto, si applica la legge in vigore al momento della decisione del giudice e non quella in vigore al momento del fatto, non essendo soggetta al principio di irretroattività della legge penale sfavorevole.

Cosa deve fare il giudice per disporre la confisca per sproporzione?
Il giudice deve verificare se i beni o il denaro in questione siano di valore sproporzionato rispetto al reddito o all’attività economica dell’imputato e se quest’ultimo non sia in grado di giustificarne la legittima provenienza. Si tratta di un accertamento specifico che va oltre la semplice commissione del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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