LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Confisca per sproporzione: il denaro è illecito?

Un soggetto condannato per spaccio di stupefacenti impugnava la confisca di oltre 7.000 euro, sostenendo la mancanza di un legame diretto con il reato. La Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che in casi come questo si applica la confisca per sproporzione. Tale istituto non richiede la prova del nesso diretto tra il denaro e il crimine, ma si basa sulla sproporzione tra la somma e il reddito lecito dell’imputato, il quale ha l’onere di dimostrarne la provenienza legale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per Sproporzione: Quando il Denaro non Giustificato Diventa Prova

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 14648/2024 offre un’importante lezione sulla confisca per sproporzione, uno strumento fondamentale nella lotta alla criminalità che genera profitti illeciti. Il caso analizzato chiarisce che per sequestrare somme di denaro a un condannato per spaccio non è sempre necessario dimostrare che ogni singolo euro provenga da una specifica cessione di droga. Analizziamo insieme la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Gup del Tribunale di Bari. L’imputato aveva concordato una pena per una serie di reati gravi, tra cui la detenzione e cessione di un ingente quantitativo di hashish, la detenzione illegale di esplosivi e minacce a un pubblico ufficiale. Oltre alla pena detentiva, il giudice aveva disposto la confisca di una somma di denaro contante pari a 7.045,00 euro, trovata in possesso dell’imputato.

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione contestando unicamente la legittimità di tale confisca. Secondo il ricorrente, mancava il cosiddetto “nesso di pertinenzialità”, ovvero la prova diretta che quel denaro fosse il provento dell’attività di spaccio. L’unica cessione effettivamente provata, sosteneva la difesa, era di un solo grammo di hashish, una quantità insufficiente a giustificare una tale somma. Le altre attività di cessione erano, a dire del legale, solo presunte e quindi non potevano fondare la confisca.

La Decisione della Cassazione e la Confisca per Sproporzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando completamente la tesi difensiva. Il punto centrale della decisione non risiede nella confisca ordinaria (art. 240 c.p.), che richiede effettivamente il nesso di pertinenzialità, bensì nella confisca per sproporzione, o “allargata”, prevista dall’art. 240-bis del codice penale.

Questo istituto, applicabile a reati di particolare allarme sociale come il traffico di stupefacenti, consente di confiscare denaro, beni o altre utilità di cui il condannato non può giustificare la provenienza e che risultano di valore sproporzionato rispetto al suo reddito dichiarato o alla sua attività economica. In parole semplici, lo Stato può colpire i patrimoni illeciti anche quando non è possibile tracciare l’origine di ogni singolo bene.

L’Onere della Prova si Inverte

La Corte ha sottolineato un aspetto decisivo: l’accusa, nel capo di imputazione, aveva già evidenziato gli elementi chiave per l’applicazione della confisca per sproporzione. Aveva infatti descritto la somma di denaro come “verosimile provento dell’attività di cessione dello stupefacente” e, soprattutto, aveva specificato che si trattava di un “soggetto senza occupazione lavorativa”.

Questi due elementi – il possesso di una somma ingente e l’assenza di fonti di reddito lecite – sono sufficienti a far scattare il meccanismo dell’art. 240-bis c.p. A questo punto, l’onere della prova si inverte: non è più l’accusa a dover dimostrare l’origine illecita del denaro, ma è l’imputato a doverne giustificare la provenienza legale. Nel caso di specie, la difesa non ha fornito alcuna prova o anche solo un’allegazione sulla legittima provenienza della somma.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché la difesa non ha colto il fondamento giuridico della misura. L’argomentazione difensiva era incentrata sull’assenza di un nesso diretto tra il denaro e il reato, un requisito tipico della confisca ordinaria. Tuttavia, la base legale della decisione del Gup era la confisca per sproporzione, che opera su presupposti diversi. È sufficiente che l’accusa prospetti la sproporzione tra il patrimonio e il reddito lecito, come avvenuto nel capo d’imputazione. Di fronte a questa prospettazione, e in assenza di qualsiasi giustificazione da parte dell’imputato sulla provenienza lecita del denaro, la confisca è stata ritenuta pienamente legittima.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce la potenza e la funzione della confisca per sproporzione come strumento di contrasto all’accumulazione di ricchezza illecita. La decisione chiarisce che, per determinati reati, lo Stato non ha bisogno di ricostruire meticolosamente l’origine criminale di ogni bene. La palese e ingiustificata sproporzione tra il tenore di vita o i beni posseduti e le fonti di reddito legali è un indicatore sufficiente per presumere l’origine illecita del patrimonio, invertendo l’onere della prova a carico del condannato. Si tratta di un principio fondamentale per assicurare che il crimine non paghi, aggredendo i patrimoni che ne costituiscono il fine ultimo.

Quando può essere confiscato del denaro trovato in possesso di un imputato per spaccio?
Sulla base della sentenza, il denaro può essere confiscato non solo se è il profitto diretto di una specifica vendita, ma anche tramite la ‘confisca per sproporzione’ se la somma è sproporzionata rispetto al reddito lecito della persona e questa non è in grado di dimostrarne la legittima provenienza.

È necessario dimostrare che ogni euro confiscato deriva da uno specifico atto di spaccio?
No. Per la confisca per sproporzione (art. 240-bis c.p.), la Corte ha chiarito che questa prova diretta (nesso di pertinenzialità) non è richiesta. L’elemento cruciale è la sproporzione ingiustificata tra i beni posseduti e il reddito dichiarato.

Su chi ricade l’onere di provare la provenienza lecita del denaro in questi casi?
Una volta che l’accusa ha dimostrato la sproporzione tra il denaro sequestrato e i redditi leciti dell’imputato, l’onere della prova si inverte. Spetta quindi all’imputato dimostrare e giustificare che il denaro proviene da fonti lecite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati