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Confisca per sproporzione: i limiti della Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato una condanna per usura, ma ha annullato la sentenza riguardo alla confisca dei beni dell’imputato. La Corte ha stabilito che la confisca per sproporzione non può essere giustificata sulla base di profitti derivanti da reati diversi e non inclusi nell’elenco previsto dalla legge, come l’esercizio abusivo del credito. La questione della confisca è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per Sproporzione: la Cassazione fissa i paletti in un caso di usura

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 13550/2024) affronta un tema cruciale nel diritto penale patrimoniale: i limiti di applicazione della confisca per sproporzione. La Corte, pur confermando una condanna per usura, ha annullato la decisione sulla confisca, poiché i giudici di merito l’avevano erroneamente giustificata sulla base di proventi derivanti anche da un reato non contemplato dalla norma. Questa decisione riafferma il principio di stretta legalità per le misure che incidono sui diritti patrimoniali.

I Fatti di Causa: Dall’Accusa di Usura alla Cassazione

Il caso trae origine da una complessa vicenda giudiziaria che vedeva un individuo imputato per diversi reati, tra cui esercizio abusivo del credito e usura. Dopo una condanna in primo grado, la Corte d’Appello aveva dichiarato prescritti alcuni dei reati, ma aveva confermato la responsabilità penale per un episodio di usura. La pena era stata rideterminata e, contestualmente, era stata disposta la confisca di una somma di denaro e dei saldi attivi di conti correnti.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando diversi aspetti della sentenza, ma il punto focale è diventato il provvedimento di confisca. La difesa sosteneva che la misura fosse illegittima e contraddittoria, in quanto la Corte d’Appello l’aveva motivata in modo confuso, mescolando i proventi del reato di usura con quelli di un altro illecito (l’esercizio abusivo del credito) ormai prescritto e, soprattutto, non incluso tra i cosiddetti “reati spia” che legittimano la confisca per sproporzione.

La Decisione della Corte: Responsabilità Confermata, Confisca Annullata

La Corte di Cassazione ha adottato una decisione divisa in due parti.

1. Sulla responsabilità per usura: I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili. I giudici hanno ritenuto che le censure della difesa mirassero a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La Corte ha ribadito che, essendoci una “doppia conforme” (ossia due sentenze di merito che erano giunte alla stessa conclusione), la ricostruzione dei fatti era solida e ben motivata. È stato inoltre ricordato che il delitto di usura si consuma con la sola promessa di interessi illeciti, non essendo necessario il loro effettivo pagamento.

2. Sulla confisca: Il ricorso è stato accolto. La Corte ha annullato la sentenza limitatamente al provvedimento di confisca, rinviando la questione a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo esame.

Le Motivazioni: Perché la confisca per sproporzione è stata annullata?

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni relative all’annullamento della confisca. La Cassazione ha rilevato un grave vizio logico e giuridico nel ragionamento della Corte d’Appello. Quest’ultima, per giustificare la confisca di una somma superiore al profitto diretto del reato di usura (pari a soli 500 euro), aveva fatto riferimento ai proventi del reato di esercizio abusivo del credito.

Tuttavia, questo ragionamento è errato per due motivi fondamentali:

* Violazione del principio di tassatività: La confisca per sproporzione, disciplinata dall’art. 240-bis del codice penale, è una misura speciale che si applica solo a un elenco tassativo di reati (i “reati spia”). L’esercizio abusivo del credito (art. 132 T.U.B.) non rientra in questo elenco. Pertanto, i suoi proventi non possono giustificare l’applicazione di tale misura.
* Confusione tra diverse tipologie di confisca: La Corte d’Appello ha confuso la confisca diretta del profitto del reato (che può applicarsi anche a reati prescritti, secondo l’orientamento “Lucci” delle Sezioni Unite) con la confisca per sproporzione. Questa confusione ha generato una motivazione contraddittoria e ha impedito alla difesa di esercitare pienamente il proprio diritto al contraddittorio su un punto così decisivo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza n. 13550/2024 è un importante monito sul rigore necessario nell’applicazione delle misure ablative. Essa ribadisce che la confisca per sproporzione è uno strumento potente ma eccezionale, i cui presupposti devono essere verificati con la massima attenzione. I giudici non possono estenderne l’applicazione a reati non espressamente previsti dal legislatore, né possono costruire motivazioni ibride che mescolano istituti giuridici differenti.

Questa pronuncia rafforza la garanzia del principio di legalità, assicurando che le misure che incidono sul patrimonio dei cittadini siano sempre fondate su una base normativa chiara e inequivocabile, a tutela della certezza del diritto.

Quando si commette il reato di usura?
Secondo la sentenza, il reato di usura si perfeziona già con la semplice pattuizione o promessa di interessi o altri vantaggi usurari, non essendo necessaria l’effettiva dazione o il pagamento degli stessi.

È possibile applicare la confisca per sproporzione a qualsiasi reato?
No. La sentenza chiarisce che la confisca per sproporzione (art. 240-bis c.p.) può essere disposta solo per i reati specificamente elencati dalla legge (‘reati spia’). Non può essere estesa ad altri illeciti, come l’esercizio abusivo del credito, che non sono inclusi in tale elenco.

Cosa succede se un giudice giustifica la confisca in modo errato?
Se la motivazione della confisca è viziata da errori di diritto o contraddizioni logiche, la Corte di Cassazione annulla la sentenza su quel punto. Come in questo caso, la decisione viene rinviata a un altro giudice d’appello, che dovrà riesaminare la questione attenendosi ai principi stabiliti dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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