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Confisca per sproporzione: Cassazione su stupefacenti

La Corte di Cassazione ha annullato la confisca di una somma di denaro disposta nei confronti di un soggetto condannato per detenzione di stupefacenti. La Suprema Corte ha chiarito che il denaro non può essere considerato profitto diretto del reato di ‘detenzione’. La confisca è possibile solo applicando l’istituto della confisca per sproporzione, che richiede una rigorosa dimostrazione della sproporzione tra la somma e i redditi dell’imputato, prova che nel caso di specie era mancata.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per sproporzione e stupefacenti: la Cassazione traccia i confini

Con la recente sentenza n. 2777/2024, la Corte di Cassazione è intervenuta su un tema cruciale: i limiti alla confisca del denaro trovato in possesso di chi è accusato di detenzione di stupefacenti. La decisione offre chiarimenti fondamentali sulla distinzione tra ‘profitto del reato’ e l’applicazione della confisca per sproporzione, delineando i presupposti necessari per l’adozione di una misura così incisiva sul patrimonio dell’imputato. Approfondiamo l’analisi della Corte.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale di Milano nei confronti di un soggetto accusato del reato di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti di vario tipo (cocaina, hashish, marijuana e anfetamina). Le sostanze erano state rinvenute sia addosso all’imputato sia in due diverse abitazioni a lui riconducibili. Oltre alla pena concordata, il Tribunale aveva disposto la confisca di una somma di denaro trovata nella disponibilità dell’imputato, ritenendola provento dell’attività illecita, dato che l’uomo risultava privo di fonti di reddito lecite.

L’imputato ha proposto ricorso per cassazione, contestando proprio la legittimità della confisca. La difesa ha sostenuto che il denaro non poteva essere considerato ‘profitto’ del reato contestato, che era la detenzione e non la vendita di droga. Mancava, quindi, il nesso di causalità diretta tra la condotta illecita accertata e la somma di denaro sequestrata.

L’Analisi della Corte e la confisca per sproporzione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso sul punto della confisca, annullando la sentenza e rinviando la questione al Tribunale per un nuovo esame. Il ragionamento dei giudici di legittimità è stato netto e si è basato su una distinzione giuridica fondamentale.

Confisca del profitto vs. Confisca per sproporzione

La Corte ha specificato che il reato contestato era la ‘detenzione illecita di stupefacenti’ (art. 73 d.P.R. 309/1990). In questo contesto, il ‘profitto’ del reato non è il denaro, ma la sostanza stupefacente stessa. Il denaro rinvenuto, anche se presumibilmente derivante da precedenti e non contestate attività di spaccio, non costituisce il vantaggio economico diretto e immediato della specifica condotta di detenzione per cui è intervenuta la condanna.

Di conseguenza, non è applicabile la confisca ordinaria prevista dall’art. 240 del codice penale, che colpisce appunto il profitto del reato. Tuttavia, ciò non significa che il denaro proveniente da attività illecite non possa mai essere confiscato. Per i reati in materia di stupefacenti, il legislatore ha previsto un altro strumento: la confisca per sproporzione, disciplinata dall’art. 240 bis del codice penale.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Suprema Corte si fonda sulla necessità di applicare correttamente gli istituti giuridici. I giudici hanno stabilito che, per procedere alla confisca del denaro in un caso di detenzione di droga, il Tribunale avrebbe dovuto applicare i principi della confisca per sproporzione. Questo tipo di confisca non richiede la prova del nesso diretto tra il bene e uno specifico reato, ma si basa su due presupposti:

1. Una condanna per uno dei reati per cui è prevista (tra cui la detenzione di stupefacenti).
2. La dimostrazione che il condannato sia titolare o abbia la disponibilità di denaro o altri beni di valore sproporzionato rispetto al proprio reddito o alla propria attività economica, e di cui non possa giustificare la legittima provenienza.

Nel caso di specie, il Tribunale si era limitato ad affermare che il denaro era ‘provento dell’attività illecita essendo l’imputato privo di qualsiasi fonte di reddito’. Secondo la Cassazione, questa motivazione è insufficiente, in quanto non contiene quella ‘puntuale dimostrazione’ e quella ‘compiuta e logica motivazione’ necessarie per accertare la sproporzione. Il giudice di merito avrebbe dovuto condurre un’analisi comparativa tra il patrimonio dell’imputato e le sue capacità economiche dichiarate.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza rappresenta un importante monito per i giudici di merito. La confisca del denaro non può essere un automatismo derivante da una condanna per droga. È necessario un rigoroso accertamento dei presupposti specifici previsti dalla legge. Per disporre la confisca per sproporzione, il giudice deve motivare in modo dettagliato, analizzando la situazione patrimoniale complessiva dell’imputato e dimostrando in modo inequivocabile la sproporzione rispetto alle fonti lecite di reddito. Una motivazione generica o presuntiva non è sufficiente a giustificare una misura ablativa così grave.

Il denaro trovato in possesso di chi detiene droga è automaticamente considerato ‘profitto del reato’?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il reato contestato è la ‘detenzione’ e non la ‘vendita’. Pertanto, il denaro non è il profitto diretto di tale reato, ma può essere il provento di attività illecite pregresse e non contestate.

In quali casi si può confiscare il denaro a una persona condannata per detenzione di stupefacenti?
La confisca è possibile attraverso l’istituto della ‘confisca per sproporzione’ (art. 240 bis c.p.), ma solo a condizione che il giudice dimostri in modo rigoroso e puntuale l’esistenza di una palese sproporzione tra la somma di denaro e il patrimonio o il reddito lecito del condannato.

Cosa deve fare il giudice per disporre la confisca per sproporzione in questi casi?
Il giudice non può basarsi su una motivazione generica (es. ‘l’imputato è senza reddito’). Deve invece svolgere un’analisi dettagliata e fornire una motivazione completa e logica che accerti la sproporzione tra i beni posseduti e le capacità economiche lecite della persona, dimostrando che non ne può giustificare la legittima provenienza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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