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Confisca per riciclaggio: tutto il valore è profitto

Due soggetti ricorrono in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento per riciclaggio, contestando l’importo della confisca. Sostengono che l’accordo prevedeva la confisca del solo denaro residuo sui loro conti. La Suprema Corte rigetta il ricorso, stabilendo che la confisca per riciclaggio deve riguardare l’intero valore delle somme illecite oggetto delle operazioni, in quanto costituisce il profitto o prodotto del reato. La natura obbligatoria della misura prevale su qualsiasi accordo tra le parti.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per riciclaggio: l’intero valore delle somme è profitto

Con la sentenza n. 9965 del 2025, la Corte di Cassazione affronta un tema cruciale in materia di reati patrimoniali: la determinazione del profitto ai fini della confisca per riciclaggio. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: l’oggetto della confisca, anche per equivalente, è l’intero valore delle somme coinvolte nelle operazioni di ‘ripulitura’, e non solo l’eventuale guadagno o il denaro residuo. Questa decisione rafforza gli strumenti di contrasto alla criminalità economica, chiarendo che l’accordo tra le parti in sede di patteggiamento non può derogare alla natura obbligatoria di tale misura.

I fatti di causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da due imputati condannati per riciclaggio con una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti (il cosiddetto ‘patteggiamento’). Gli imputati avevano ricevuto sui propri conti correnti somme di denaro di provenienza illecita, con lo scopo di occultarne l’origine e restituirle, una volta ‘ripulite’, all’autore del reato presupposto. Il Giudice per l’udienza preliminare, oltre ad applicare la pena concordata, aveva disposto la confisca, anche per equivalente, dell’intero importo transitato sui conti, qualificandolo come profitto del reato.

I ricorrenti hanno impugnato la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando una violazione di legge. A loro dire, il provvedimento di confisca era quantitativamente diverso da quanto pattuito nell’accordo, che avrebbe dovuto limitarsi alla sola somma residua presente sui conti al momento del sequestro, e non all’intero capitale oggetto delle operazioni illecite.

La portata della confisca per riciclaggio

La Suprema Corte ha rigettato i ricorsi, ritenendoli infondati. I giudici hanno chiarito che, in tema di confisca per riciclaggio, il profitto del reato è costituito dal valore totale delle somme o dei beni oggetto delle operazioni volte a ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa. Senza tali operazioni, infatti, quei capitali sarebbero destinati a essere sottratti definitivamente, in quanto provento di un altro delitto.

La Corte ha specificato che il ‘prodotto’ del reato di riciclaggio non è solo il bene trasformato materialmente, ma anche qualsiasi valore che, pur non modificato nella sua sostanza, risulta diversamente attribuito o circola in modo anomalo per effetto delle operazioni negoziali illecite. Pertanto, l’intera somma di denaro gestita dagli imputati rappresenta il risultato empirico dell’attività criminale e, come tale, deve essere soggetta a confisca.

Le motivazioni della decisione

La decisione si fonda su principi di diritto consolidati e sulla ratio della normativa, anche di matrice sovranazionale, che mira a sottrarre alla criminalità ogni risultato derivante da attività illecite. La Corte ha ribadito che la confisca prevista dall’art. 648-quater del codice penale è obbligatoria e colpisce non solo il ‘profitto’ in senso stretto (il vantaggio economico), ma anche il ‘prodotto’ del reato (il risultato materiale dell’azione).

Di conseguenza, anche le somme che i ricorrenti avevano già ritrasferito all’autore del reato presupposto, dopo averle fatte transitare sui propri conti, devono essere considerate ‘prodotto’ del riciclaggio. La loro temporanea disponibilità e movimentazione è l’essenza stessa del reato. La natura obbligatoria della confisca, proprio perché mira a ristabilire l’ordine economico violato, prescinde dall’accordo delle parti sul punto. Il giudice, pertanto, può e deve disporla indipendentemente da quanto pattuito, senza che ciò infici la validità generale dell’accordo di patteggiamento.

Conclusioni

Questa sentenza conferma un orientamento giurisprudenziale rigoroso in materia di aggressione ai patrimoni illeciti. Le conclusioni pratiche sono significative: chi commette il reato di riciclaggio risponde con il proprio patrimonio fino alla concorrenza dell’intero valore dei beni ‘ripuliti’, non solo per l’eventuale guadagno personale. Inoltre, viene sancito che l’istituto del patteggiamento non può diventare uno strumento per eludere la portata della confisca, la cui applicazione rimane un dovere per il giudice, anche a fronte di diversi accordi tra accusa e difesa.

Qual è l’oggetto della confisca nel reato di riciclaggio?
La confisca, anche per equivalente, ha per oggetto l’intero valore delle somme di denaro o dei beni coinvolti nelle operazioni dirette a ostacolare l’identificazione della loro provenienza illecita. Tali somme costituiscono il prodotto e/o il profitto del reato.

Un accordo di patteggiamento può limitare l’importo della confisca?
No. La confisca prevista per il reato di riciclaggio ha natura obbligatoria. Pertanto, il giudice deve disporla nella misura prevista dalla legge, indipendentemente da un eventuale accordo diverso tra le parti, senza che ciò comprometta la validità del patteggiamento nel suo complesso.

Le somme restituite all’autore del reato presupposto sono escluse dalla confisca?
No. Anche le somme che vengono ritrasferite all’autore del reato principale, dopo essere state ‘ripulite’, sono considerate prodotto del reato di riciclaggio e, di conseguenza, sono soggette a confisca. L’intero flusso di denaro è parte integrante dell’attività illecita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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