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Confisca per reati tributari: quando è legittima?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due coniugi contro una sentenza che, pur dichiarando la prescrizione di alcuni reati tributari, aveva confermato la confisca di beni aziendali. Il caso riguarda una sottrazione fraudolenta di immobili per evitare il pagamento delle imposte. La Corte ha stabilito che la confisca per reati tributari, se diretta e relativa al profitto del reato, è legittima anche dopo la prescrizione, a condizione che esista una precedente condanna e che l’accertamento dei fatti non venga modificato. I ricorsi sono stati respinti per difetto di interesse e genericità dei motivi.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per Reati Tributari: Legittima Anche Dopo la Prescrizione

La confisca per reati tributari rappresenta uno strumento cruciale per recuperare le somme sottratte all’Erario. Ma cosa succede quando il reato si estingue per prescrizione? È ancora possibile confiscare i beni che costituiscono il profitto dell’illecito? Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale, la n. 34190/2025, offre chiarimenti fondamentali, confermando che la misura ablativa può sopravvivere alla prescrizione, ma solo a determinate condizioni.

I Fatti del Caso: Una Complessa Operazione Societaria

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna in primo grado nei confronti di due coniugi per diversi reati fiscali. Il fulcro dell’accusa era un’operazione di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. In sintesi, gli immobili di una società, amministrata dal marito, erano stati ceduti fittiziamente alla moglie attraverso un complesso schema che vedeva il coinvolgimento di un dipendente come intermediario.

In appello, la Corte territoriale dichiarava i reati estinti per intervenuta prescrizione. Tuttavia, confermava la confisca degli immobili, ritenuti il profitto diretto del reato di sottrazione fraudolenta. Secondo i giudici, l’operazione di vendita era simulata: la moglie non disponeva delle risorse economiche per un acquisto così ingente e le transazioni apparivano studiate unicamente per mascherare un passaggio diretto dei beni dalla società del marito al patrimonio personale della moglie, rendendoli inattaccabili dal Fisco.

Contro questa decisione, i coniugi proponevano ricorso in Cassazione, contestando la legittimità della confisca.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Motivazioni

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, confermando integralmente la decisione dei giudici d’appello. Le motivazioni della sentenza sono di grande interesse e toccano punti nevralgici del rapporto tra prescrizione e misure patrimoniali.

La Legittimità della confisca per reati tributari Post-Prescrizione

Il punto centrale della difesa era che, una volta estinto il reato per prescrizione, anche la confisca dovesse essere revocata. La Cassazione, richiamando un autorevole precedente delle Sezioni Unite (sentenza “Lucci” del 2015), ha rigettato questa tesi. I giudici hanno chiarito che la confisca diretta del profitto del reato può essere mantenuta a condizione che:

1. Sia stata pronunciata una sentenza di condanna in un precedente grado di giudizio.
2. L’accertamento dei fatti, della sussistenza del reato e della responsabilità dell’imputato rimanga inalterato nei gradi successivi.

Nel caso di specie, la Corte d’Appello non si era limitata a una conferma automatica, ma aveva riesaminato e confermato nel merito la natura fittizia dell’operazione di compravendita, concludendo che gli immobili costituivano effettivamente il profitto del reato di sottrazione fraudolenta. Di conseguenza, la confisca era legittima.

Confisca Diretta e non per Equivalente

Un’altra censura mossa dalla difesa riguardava la natura della confisca, sostenendo che si trattasse di una confisca per equivalente e non diretta. La Corte ha smentito anche questa argomentazione, chiarendo un principio fondamentale in tema di reati tributari: nel delitto di sottrazione fraudolenta, il profitto confiscabile non è l’ammontare del debito tributario non pagato, bensì il valore dei beni oggetto dell’atto di vendita simulato o fraudolento. Poiché la confisca aveva riguardato proprio quegli immobili, si trattava di una confisca diretta, pienamente legittima ai sensi della normativa.

L’Inammissibilità dei Ricorsi

La Corte ha infine spiegato le ragioni dell’inammissibilità dei singoli ricorsi.

* Il ricorso del marito: È stato ritenuto inammissibile per “difetto di interesse”. Le operazioni di spoliazione del patrimonio della società non avevano accresciuto il suo patrimonio personale. Pertanto, egli non aveva un interesse concreto e attuale a contestare la confisca dei beni formalmente intestati alla moglie.
* Il ricorso della moglie: È stato giudicato inammissibile perché generico e manifestamente infondato. La difesa non aveva contestato specificamente le dettagliate e logiche argomentazioni della Corte d’Appello sulla fittizietà dell’operazione (reddito modesto della donna, pagamenti non documentati, tempistiche sospette delle transazioni). Il ricorso si era limitato a contestazioni generiche senza un reale confronto con le prove e le motivazioni della sentenza impugnata.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio di estrema importanza: la prescrizione del reato non è un “salvacondotto” per il profitto illecitamente accumulato. La confisca per reati tributari, quando colpisce direttamente i beni che sono il frutto dell’attività criminosa, può resistere all’estinzione del reato. La decisione sottolinea come, per ottenere l’annullamento di una misura così incisiva, sia necessario proporre ricorsi specifici e ben argomentati, in grado di smontare punto per punto l’impianto accusatorio confermato nei gradi di merito, e non limitarsi a contestazioni generiche.

È possibile mantenere la confisca di un bene se il reato tributario è stato dichiarato prescritto?
Sì, è possibile a condizione che si tratti di confisca diretta del prezzo o del profitto del reato, che vi sia stata una precedente pronuncia di condanna e che l’accertamento relativo alla sussistenza del reato e alla responsabilità dell’imputato rimanga inalterato nei successivi gradi di giudizio.

Nel reato di sottrazione fraudolenta, cosa si intende per profitto del reato?
Secondo la sentenza, il profitto del reato di sottrazione fraudolenta non è l’ammontare del debito tributario, ma la somma di denaro o il valore dei beni che sono oggetto dell’atto di vendita simulata o degli atti fraudolenti posti in essere per sottrarli al Fisco. La confisca di tali beni è, pertanto, una confisca diretta.

Perché un ricorso può essere dichiarato inammissibile per “difetto di interesse”?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile per difetto di interesse quando il ricorrente non può vantare un concreto vantaggio personale da un eventuale annullamento della statuizione che impugna. Nel caso specifico, il marito non aveva interesse a contestare la confisca di beni che non avevano accresciuto il suo patrimonio personale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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