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Confisca per prescrizione: quando resta valida?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6339/2024, ha rigettato il ricorso di un imputato contro una confisca per un valore di circa 80.000 euro. Sebbene i reati di truffa e peculato fossero stati dichiarati estinti, la Corte ha confermato la validità della confisca per prescrizione. La decisione si basa su due motivi principali: l’inammissibilità del ricorso, poiché la confisca non era stata specificamente contestata in appello, e la legittimità della confisca diretta del profitto del reato (denaro), che è ammessa anche in caso di prescrizione, secondo un principio consolidato.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per Prescrizione: La Cassazione Conferma la Misura Anche a Reato Estinto

La confisca per prescrizione rappresenta un tema di grande attualità e complessità nel diritto penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 6339/2024) ha ribadito un principio fondamentale: la confisca del profitto di un reato può sopravvivere anche quando il reato stesso viene dichiarato estinto per prescrizione. Questa decisione offre importanti chiarimenti sui limiti dell’impugnazione e sulla natura della misura ablativa, specialmente quando ha per oggetto somme di denaro.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza del Tribunale che, in primo grado, aveva condannato un imputato per reati di truffa e peculato, disponendo la confisca di beni per un importo di circa 80.000 euro, corrispondente al profitto illecito. Successivamente, la Corte di Appello, pur riformando la sentenza di primo grado, dichiarava i reati estinti per intervenuta prescrizione. Tuttavia, i giudici di secondo grado confermavano sia le statuizioni civili sia la disposizione di confisca.

Contro questa decisione, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: l’illegittimità della confisca. Secondo la difesa, i fatti erano stati commessi tra il 2007 e il 2008, prima dell’introduzione della specifica norma (art. 322 ter c.p. nella sua attuale formulazione) che permetteva la confisca per equivalente del profitto per quei reati. Applicarla, quindi, avrebbe significato una violazione del principio di irretroattività della legge penale sfavorevole.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sulla confisca per prescrizione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, ritenendolo in parte inammissibile e in parte infondato. Le argomentazioni dei giudici si sono sviluppate lungo due direttrici principali, una di natura processuale e una di merito.

L’Inammissibilità del Motivo: La Mancata Impugnazione in Appello

Il primo, e decisivo, punto sottolineato dalla Corte è di carattere procedurale. La statuizione sulla confisca è un punto autonomo della decisione. L’imputato, nel suo atto di appello, non aveva sollevato alcuna specifica doglianza contro la confisca disposta dal giudice di primo grado. Di conseguenza, quella parte della sentenza era passata in giudicato, ovvero era diventata definitiva e non più contestabile.

La Cassazione ha ricordato che, nel giudizio di legittimità, non possono essere proposti motivi che riguardano statuizioni del giudice di primo grado non devolute al giudice d’appello con uno specifico motivo d’impugnazione. La questione della legittimità della confisca avrebbe dovuto essere sollevata in appello e non per la prima volta in Cassazione.

La Legittimità della Confisca Diretta Anche a Reato Prescritto

Pur avendo già dichiarato l’inammissibilità del ricorso, la Corte ha voluto affrontare anche il merito della questione, giudicandola comunque infondata. I giudici hanno chiarito che, nel caso di specie, la confisca aveva ad oggetto somme di denaro, che costituiscono il profitto diretto del reato. Non si trattava, quindi, di una confisca per equivalente (cioè di beni di valore corrispondente al profitto), ma di una confisca diretta.

Citando un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 31617/2015), la Corte ha ribadito un principio consolidato: il giudice, nel dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione, può disporre la confisca diretta del prezzo o del profitto del reato. Ciò è possibile a condizione che vi sia stata una precedente pronuncia di condanna e che l’accertamento sulla sussistenza del reato e sulla responsabilità dell’imputato rimanga inalterato nei successivi gradi di giudizio. Poiché la confisca riguardava il denaro, profitto diretto del reato, e seguiva a una declaratoria di prescrizione in appello dopo una condanna in primo grado, la misura era pienamente legittima e non integrava alcuna violazione di legge.

Le conclusioni

La sentenza in esame rafforza due importanti principi giuridici. In primo luogo, sul piano processuale, evidenzia la necessità di contestare specificamente ogni punto della sentenza che si intende impugnare sin dal primo grado di appello, pena la sua definitività. In secondo luogo, sul piano sostanziale, conferma che la confisca per prescrizione è uno strumento efficace per contrastare l’arricchimento illecito. Quando la confisca riguarda direttamente il denaro ottenuto dal reato, essa rimane valida anche se il reato è estinto, impedendo così che l’imputato, pur non scontando una pena, possa trattenere i proventi della sua attività criminale.

È possibile mantenere una confisca se il reato viene dichiarato prescritto?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che è possibile. In particolare, la confisca diretta del profitto o del prezzo del reato (come somme di denaro) può essere mantenuta anche dopo la dichiarazione di prescrizione, a condizione che ci sia stata una precedente sentenza di condanna e che l’accertamento del fatto di reato e della responsabilità non sia stato modificato.

Cosa accade se un aspetto della sentenza di primo grado, come la confisca, non viene contestato in appello?
Se un punto autonomo della sentenza, come la disposizione di confisca, non viene specificamente contestato con i motivi di appello, esso diventa definitivo (passa in giudicato). Di conseguenza, non potrà essere messo in discussione per la prima volta con un ricorso in Cassazione.

La confisca del profitto del reato viola il principio di irretroattività se applicata a fatti commessi prima di una specifica legge?
La Corte ha ritenuto la questione non rilevante nel caso specifico, poiché si trattava di una confisca diretta di denaro, considerato il profitto del reato. Questo tipo di confisca è regolato da principi generali (art. 240 c.p.) e da giurisprudenza consolidata (Sezioni Unite 31617/2015) che ne ammettono l’applicazione anche in caso di prescrizione, senza sollevare problemi di retroattività della legge penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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