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Confisca per equivalente: ripartizione tra concorrenti

Una persona, assolta per un reato contro la pubblica amministrazione a causa della particolare tenuità del fatto, si è vista confiscare l’intero profitto illecito ottenuto in concorso con un altro soggetto. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo un principio fondamentale sulla confisca per equivalente: questa va ripartita tra i concorrenti in base alla quota effettivamente percepita da ciascuno, escludendo qualsiasi vincolo di solidarietà. In mancanza di prove sulla quota individuale, il profitto viene diviso in parti uguali.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per Equivalente: La Cassazione dice NO alla Solidarietà tra Concorrenti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale in materia di confisca per equivalente in caso di reati commessi in concorso da più persone. Con la pronuncia in esame, i giudici supremi hanno stabilito che non esiste un vincolo di solidarietà tra i concorrenti: la confisca deve essere limitata alla quota di profitto effettivamente percepita da ciascuno. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sentenza della Corte di appello di Ancona, che aveva confermato la decisione di primo grado emessa dal Gup del Tribunale di Macerata. Due persone erano state accusate di aver indebitamente percepito erogazioni pubbliche. Sebbene il giudice avesse dichiarato il fatto non punibile per la sua particolare tenuità ai sensi dell’art. 131-bis c.p., aveva comunque disposto la confisca dell’intera somma costituente il profitto del reato, pari a 7.083,00 euro, a carico di entrambi gli imputati.

Una delle due persone coinvolte ha presentato ricorso in Cassazione, non contestando la confiscabilità del profitto in sé, ma il fatto che la misura fosse stata applicata per l’intero importo nei suoi confronti, in virtù di un presunto “principio solidaristico” tra i concorrenti nel reato.

La questione della Confisca per Equivalente in Concorso

Il nucleo della questione giuridica verteva su un interrogativo preciso: quando più persone commettono un reato e ne traggono un profitto, lo Stato può confiscare l’intera somma da uno solo dei responsabili, lasciando a quest’ultimo il compito di rivalersi sugli altri? La Corte d’appello aveva risposto affermativamente, basando la sua decisione su un principio solidaristico che, di fatto, rendeva ogni concorrente responsabile per l’intero profitto illecito.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata limitatamente alla statuizione sulla confisca e rinviando il caso a una diversa sezione della Corte d’appello per un nuovo giudizio.

Le Motivazioni della Sentenza

I giudici di legittimità hanno fondato la loro decisione su una recentissima e fondamentale pronuncia delle Sezioni Unite Penali (sentenza n. 13783 del 2025). Questo precedente ha stabilito in modo inequivocabile che, in tema di confisca per equivalente nel concorso di persone, è esclusa ogni forma di solidarietà passiva. La confisca deve essere disposta nei confronti di ciascun concorrente in misura pari alla quota di profitto che ha effettivamente conseguito.
L’accertamento di tale quota è un onere probatorio che spetta all’accusa e deve svolgersi nel contraddittorio tra le parti. La Corte ha specificato che solo in un caso residuale, ovvero quando risulti impossibile individuare la quota di arricchimento del singolo concorrente, è legittima la ripartizione del profitto totale in parti uguali.
Il principio affermato dalla Corte marchigiana, basato sulla solidarietà, si pone quindi in netto e “persino testuale” contrasto con la nuova interpretazione fornita dalle Sezioni Unite, rendendo necessaria la riforma della decisione.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ha un’importanza cruciale per la corretta applicazione della confisca per equivalente. Le conclusioni sono chiare:

1. Stop alla solidarietà: Ciascun concorrente risponde solo per ciò che ha guadagnato illecitamente.
2. Onere della prova: Spetta alla pubblica accusa dimostrare quanto ogni persona ha intascato.
3. Equa ripartizione: Se la prova della quota individuale manca, il profitto si divide in parti uguali, garantendo un criterio di equità.

Questa decisione rafforza le garanzie individuali, evitando che un soggetto possa essere chiamato a rispondere per l’arricchimento altrui e imponendo un maggiore rigore nell’accertamento dei fatti da parte degli organi inquirenti.

In caso di reato commesso da più persone, la confisca del profitto si applica in solido?
No. La Corte di Cassazione, richiamando una sentenza delle Sezioni Unite, ha stabilito che è esclusa ogni forma di solidarietà passiva. La confisca deve essere disposta nei confronti di ciascun concorrente limitatamente a quanto da lui effettivamente conseguito.

Cosa succede se non è possibile determinare la quota di profitto di ogni singolo concorrente?
Solo nel caso in cui non sia possibile individuare la quota di arricchimento di ciascun concorrente, la legge permette una ripartizione del profitto totale in parti uguali tra tutti i partecipanti al reato.

L’assoluzione per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) impedisce la confisca del profitto del reato?
No, la sentenza dimostra che anche in caso di proscioglimento per particolare tenuità del fatto, la confisca del profitto illecito può essere comunque disposta, poiché si tratta di una misura patrimoniale volta a ristabilire l’ordine economico violato e non di una pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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