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Confisca per equivalente: quando si può contestare

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha chiarito che il rimedio corretto per contestare un provvedimento di confisca per equivalente emesso dal giudice dell’esecuzione non è il ricorso diretto in Cassazione, bensì l’opposizione. Il caso riguardava la determinazione del valore di stupefacenti per una confisca, contestata dal ricorrente per erronea applicazione della legge e illogicità della motivazione. La Suprema Corte ha riqualificato l’impugnazione e ha rinviato gli atti al Tribunale competente per il giudizio di opposizione.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per Equivalente: La Cassazione Chiarisce il Rimedio Corretto

La confisca per equivalente rappresenta uno strumento fondamentale nel contrasto alla criminalità, specialmente in materia di stupefacenti. Consente allo Stato di aggredire i patrimoni illeciti anche quando i proventi diretti del reato non siano reperibili. Tuttavia, la sua applicazione nella fase esecutiva può sollevare complesse questioni procedurali. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione fa luce sul corretto strumento giuridico per contestare i provvedimenti del giudice dell’esecuzione in materia, sottolineando l’importanza di scegliere la via processuale adeguata.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Macerata, in funzione di giudice dell’esecuzione. Tale provvedimento determinava in oltre 186.000 euro il valore dello stupefacente da sottoporre a confisca per equivalente nei confronti di un soggetto già condannato con sentenza irrevocabile per violazione della legge sulla droga. In tale importo era inclusa anche una somma di 3.600 euro già oggetto di confisca diretta.

L’interessato, tramite il suo legale, proponeva ricorso per cassazione avverso tale ordinanza, sollevando due principali motivi di doglianza:

1. Erronea applicazione della legge: Si sosteneva che la confisca per equivalente non potesse essere disposta, poiché erano già stati sequestrati sia una somma di denaro contante sia lo stupefacente stesso. Secondo la difesa, queste circostanze rendevano inapplicabili le norme sulla confisca per equivalente (art. 240-bis c.p. e 85-bis T.U. Stupefacenti).
2. Vizio di motivazione: Si lamentava una motivazione mancante, contraddittoria e manifestamente illogica riguardo alla determinazione del valore dello stupefacente, che sarebbe stata effettuata dal giudice senza alcun criterio oggettivo.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Ricorso

La Suprema Corte, investita della questione, non è entrata nel merito dei motivi di ricorso. La sua decisione si è concentrata su un aspetto prettamente procedurale. Gli Ermellini hanno infatti ritenuto che lo strumento utilizzato dalla difesa – il ricorso per cassazione – non fosse quello corretto per contestare il provvedimento impugnato.

Seguendo la propria giurisprudenza consolidata, la Corte ha riqualificato l’impugnazione da “ricorso” a “opposizione”. Di conseguenza, ha disposto la trasmissione degli atti al Tribunale di Macerata, affinché il procedimento potesse proseguire nelle forme corrette davanti al giudice dell’esecuzione competente.

Le Motivazioni: Qual è il Rimedio Giusto Contro la Confisca per Equivalente?

La motivazione della Corte si fonda su una distinzione cruciale nel sistema processuale penale. Il ricorso per cassazione è un rimedio straordinario, esperibile solo per specifici vizi di legittimità (errori nell’applicazione della legge). Le questioni che sorgono durante la fase di esecuzione di una pena o di una misura di sicurezza, come la quantificazione di una confisca per equivalente, devono essere invece affrontate con gli strumenti previsti per quella fase.

Il procedimento corretto, in questo caso, è l’opposizione davanti allo stesso giudice dell’esecuzione. Questo strumento permette un controllo più ampio e approfondito sul provvedimento, consentendo una piena valutazione delle argomentazioni difensive, anche relative al merito della quantificazione. La scelta della Cassazione di riqualificare il ricorso anziché dichiararlo inammissibile risponde a un principio di conservazione degli atti giuridici, garantendo che la domanda di giustizia del cittadino trovi comunque la sua sede naturale per essere esaminata.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in commento offre un’importante lezione pratica per gli operatori del diritto. Sottolinea che la fase dell’esecuzione penale è governata da regole e rimedi specifici che non possono essere ignorati. La scelta di un mezzo di impugnazione errato, sebbene in questo caso abbia portato a una riqualificazione, può in altre circostanze condurre a una declaratoria di inammissibilità, con la conseguente perdita del diritto di contestare il provvedimento.

Per il condannato, la decisione significa che le sue ragioni contro la confisca per equivalente – sia sulla sua legittimità sia sul suo ammontare – non sono state respinte, ma semplicemente indirizzate al giudice competente. La partita è dunque ancora aperta e sarà giocata davanti al Tribunale di Macerata, che dovrà ora valutare nel merito se la determinazione del valore dello stupefacente sia stata corretta e se la confisca per equivalente fosse applicabile nel caso di specie.

È possibile contestare l’importo di una confisca per equivalente decisa dal giudice dell’esecuzione?
Sì, è possibile contestarlo. Tuttavia, l’ordinanza chiarisce che il rimedio processuale corretto non è il ricorso per cassazione, ma l’opposizione da proporsi davanti allo stesso giudice dell’esecuzione.

Cosa succede se si impugna un provvedimento con un mezzo di ricorso sbagliato?
In base al principio di conservazione degli atti e alla giurisprudenza consolidata, la Corte di Cassazione può riqualificare l’impugnazione nel mezzo di gravame corretto, come avvenuto in questo caso, trasmettendo gli atti al giudice competente per la trattazione.

Quali erano i motivi principali per cui l’imputato contestava la confisca?
L’imputato contestava la confisca per due ragioni: in primo luogo, riteneva inapplicabile la confisca per equivalente poiché erano già stati sequestrati denaro e lo stesso stupefacente. In secondo luogo, lamentava che la valutazione economica dello stupefacente fosse stata effettuata dal giudice in modo arbitrario e senza criteri oggettivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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