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Confisca per equivalente: no alla solidarietà tra correi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 43363/2024, ha annullato una decisione di confisca per equivalente in un caso di riciclaggio. È stato stabilito un principio fondamentale: in caso di concorso di persone nel reato, è esclusa ogni forma di solidarietà passiva. La confisca deve essere limitata alla quota di profitto effettivamente conseguita da ciascun concorrente. Solo se tale quota non è individuabile, il profitto totale viene ripartito in parti uguali.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per equivalente: la Cassazione dice no alla solidarietà

Una recente e importante sentenza della Corte di Cassazione (n. 43363/2024) ha stabilito un principio di diritto cruciale in materia di confisca per equivalente in caso di concorso di persone nel reato. La Corte ha chiarito che la misura non può essere applicata in solido tra i correi, ma deve essere individualizzata in base al profitto effettivamente percepito da ciascuno. Questa decisione, fondata su un recentissimo intervento delle Sezioni Unite, segna una svolta nella tutela dei diritti individuali nel processo penale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per riciclaggio emessa dal Tribunale di Torino e confermata in appello. Due imputati avevano proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza della Corte di Appello, che, pur riducendo l’importo della confisca disposta in primo grado, ne aveva confermato l’impianto generale. I ricorrenti contestavano principalmente le modalità di applicazione della misura ablativa, sostenendo che non tenesse conto delle quote di profitto individuali.

I Motivi del Ricorso

Le difese degli imputati si concentravano su due aspetti principali relativi alla confisca:

1. Violazione del principio di individualità: Un ricorrente sosteneva che il suo ruolo fosse stato meramente di mediazione e che, in ogni caso, la confisca avrebbe dovuto limitarsi al profitto da lui concretamente conseguito, che era chiaramente determinabile.
2. Carenza di motivazione ed errore di diritto: L’altro ricorrente lamentava che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente considerato la documentazione bancaria prodotta, che permetteva di quantificare con esattezza le somme da lui riciclate e il relativo profitto. Entrambi criticavano l’applicazione del cosiddetto “principio solidaristico”, in base al quale ciascun concorrente poteva essere chiamato a rispondere per l’intero profitto del reato, indipendentemente dalla sua quota.

L’Applicazione della Confisca per Equivalente secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha accolto i ricorsi sul punto della confisca, annullando la sentenza impugnata con rinvio ad altra sezione della Corte d’Appello di Torino. La decisione si fonda su un principio di diritto di enorme portata, recentemente affermato dalle Sezioni Unite della stessa Corte (sentenza “Massini”, udienza del 26/9/2024).

Secondo questo orientamento, in caso di concorso di persone nel reato, è esclusa ogni forma di solidarietà passiva nell’applicazione della confisca per equivalente. La misura deve essere disposta nei confronti del singolo concorrente e limitata a quanto da lui concretamente conseguito. L’accertamento di tale quota è oggetto di prova nel contraddittorio tra le parti.

Le Motivazioni

La Corte ha rilevato che la sentenza d’appello era viziata da una profonda carenza motivazionale. I giudici di secondo grado non avevano preso in considerazione le argomentazioni difensive che miravano a quantificare le singole quote di profitto. Invece di procedere a un accertamento individuale, avevano applicato indistintamente il principio solidaristico, ponendo a carico di ciascun imputato l’intero profitto del reato.

Inoltre, la Cassazione ha sottolineato che, anche qualora non fosse possibile determinare con esattezza la quota di arricchimento di ciascun concorrente, la soluzione corretta non è la solidarietà, ma la ripartizione del profitto totale in parti uguali tra tutti i partecipi. Nel caso di specie, la Corte d’Appello non solo non aveva tentato questa ripartizione, ma aveva anche omesso di instaurare un pieno contraddittorio sul punto, pregiudicando il diritto di difesa degli imputati.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante affermazione di garanzia per l’imputato. Stabilisce che la confisca per equivalente non è uno strumento sanzionatorio da applicare indiscriminatamente, ma una misura che deve essere strettamente correlata all’effettivo arricchimento individuale derivante dal reato. La decisione impone ai giudici di merito un onere motivazionale più stringente, obbligandoli a indagare e, se possibile, a determinare le quote di profitto di ciascun concorrente, nel pieno rispetto del contraddittorio. Viene così superato un orientamento che rischiava di creare ingiuste sproporzioni, chiamando un concorrente a rispondere per profitti mai percepiti.

In caso di riciclaggio con più persone, la confisca del profitto si applica a tutti in solido?
No. La Corte di Cassazione, sulla base di un recente pronunciamento delle Sezioni Unite, ha escluso ogni forma di solidarietà passiva. La confisca si applica a ciascun concorrente solo per la quota di profitto che ha concretamente conseguito.

Cosa succede se non è possibile determinare la quota di profitto di ogni singolo concorrente?
Se l’individuazione della quota di arricchimento del singolo concorrente non è possibile, soccorre il criterio della ripartizione del profitto totale in parti uguali tra tutti coloro che hanno partecipato al reato.

È possibile contestare l’applicazione del principio di solidarietà nella confisca anche se non si era appellato specificamente quel punto?
Sì. Nel caso di specie, uno dei ricorrenti non aveva proposto appello sulla confisca, ma la Corte ha ritenuto che la questione potesse essere sollevata in Cassazione, in quanto l’errata applicazione del principio di solidarietà incide sulla legalità stessa della misura ablativa, assimilabile a una pena illegale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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