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Confisca per equivalente: no alla solidarietà tra coautori

Con la sentenza n. 14038/2025, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale in materia di confisca per equivalente in caso di concorso di persone nel reato. Accogliendo il ricorso di un indagato per truffa aggravata legata al ‘superbonus’, la Corte ha annullato un sequestro preventivo basato sul principio solidaristico. Le Sezioni Unite hanno chiarito che ogni concorrente risponde solo per la quota di profitto effettivamente conseguita, superando il precedente orientamento che permetteva di aggredire il patrimonio di un singolo coautore per l’intero importo illecito.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per Equivalente: La Cassazione Abbandona il Principio Solidaristico

Una recente e fondamentale sentenza della Corte di Cassazione, la n. 14038 del 2025, interviene a ridefinire le regole della confisca per equivalente in caso di reati commessi in concorso. La pronuncia, basata su un’autorevole decisione delle Sezioni Unite, stabilisce che ogni coautore risponde solo per la parte di profitto che ha effettivamente incassato, segnando un netto distacco dal precedente e rigoroso ‘principio solidaristico’. Analizziamo il caso e le sue importanti conseguenze pratiche.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’indagine per truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche, nello specifico legata al cosiddetto ‘superbonus’ edilizio. Il Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) del Tribunale di Fermo aveva emesso un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca sui beni di uno degli indagati. Quest’ultimo, tramite il suo difensore, proponeva istanza di riesame, la quale veniva però respinta dal Tribunale.

L’indagato decideva quindi di ricorrere in Cassazione, lamentando la violazione dei principi di adeguatezza e proporzionalità. Sosteneva che il sequestro fosse stato applicato per l’intero valore del presunto profitto illecito, senza considerare che, secondo le indagini, la sua parte si sarebbe limitata a una somma minima (8.000 euro), mentre la maggior parte dei fondi sarebbe finita nelle tasche di altri concorrenti nel reato, inclusi i legali rappresentanti di due società coinvolte.

La Decisione della Cassazione sulla Confisca per Equivalente

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato, annullando l’ordinanza del Tribunale di Fermo e rinviando per un nuovo esame. Il punto cruciale della decisione risiede nell’adesione a un recentissimo orientamento delle Sezioni Unite (decisione del 26 settembre 2024), che ha risolto un annoso contrasto giurisprudenziale.

Il Tribunale del riesame aveva basato la sua decisione su un precedente orientamento che applicava il principio solidaristico: in caso di concorso di persone, il sequestro poteva colpire uno qualsiasi dei concorrenti per l’intero importo del profitto, a prescindere da come fosse stato poi ripartito. La Cassazione, invece, ha recepito il nuovo principio, di segno diametralmente opposto.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano interamente sulla ‘informazione provvisoria’ diffusa dalle Sezioni Unite, in attesa del deposito della motivazione completa. Questo nuovo e vincolante principio stabilisce che in materia di confisca per equivalente, la solidarietà passiva tra i concorrenti è esclusa.

La confisca, e di conseguenza il sequestro ad essa finalizzato, deve essere disposta nei confronti di ogni singolo concorrente limitatamente a quanto da lui concretamente conseguito. L’accertamento di tale quota diventa quindi un elemento centrale, da provare nel contraddittorio tra le parti.

La Corte specifica inoltre un criterio sussidiario: solo nel caso in cui sia impossibile individuare la quota di arricchimento di ciascun singolo concorrente, si dovrà ricorrere al criterio della ripartizione in parti uguali. Questi principi si applicano anche alla fase cautelare del sequestro, sebbene l’obbligo di motivazione del giudice debba essere modulato in base allo stato del procedimento e agli elementi disponibili.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza segna una svolta di notevole importanza pratica. L’abbandono del principio solidaristico in materia di confisca per equivalente comporta conseguenze dirette sia per la difesa che per l’accusa.

1. Onere della Prova: L’accusa dovrà ora fornire elementi per dimostrare, anche a livello indiziario nella fase cautelare, la quota di profitto attribuibile a ciascun concorrente.
2. Strategie Difensive: La difesa potrà concentrarsi nel dimostrare la quota effettivamente percepita dal proprio assistito o, in assenza di prove, invocare la ripartizione in parti uguali, evitando così che il proprio cliente risponda per l’intero profitto del reato.
3. Proporzionalità della Misura: Il nuovo principio garantisce una maggiore aderenza ai criteri di proporzionalità e personalità della responsabilità penale, evitando che un soggetto con un ruolo marginale subisca una misura ablativa sproporzionata rispetto al suo effettivo arricchimento.

In caso di concorso di persone in un reato, la confisca per equivalente si applica in solido a tutti i coautori per l’intero profitto?
No. La Corte di Cassazione, recependo una decisione delle Sezioni Unite, ha escluso ogni forma di solidarietà passiva. La confisca e il sequestro preventivo ad essa finalizzato si applicano a ciascun concorrente limitatamente alla quota di profitto che ha concretamente conseguito.

Cosa succede se non è possibile determinare la quota di profitto illecito ottenuta da ciascun concorrente?
Nel caso in cui non sia possibile individuare la quota di arricchimento di ogni singolo concorrente, la sentenza stabilisce che si deve applicare un criterio sussidiario, ovvero la ripartizione del profitto in parti uguali tra tutti i coautori.

Il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente deve seguire gli stessi principi della confisca?
Sì. La Corte ha chiarito che i medesimi principi (esclusione della solidarietà e applicazione per quota individuale) operano anche in caso di sequestro finalizzato alla confisca. L’obbligo di motivazione del giudice in fase cautelare andrà però modulato in base allo stato del procedimento e agli elementi investigativi raccolti fino a quel momento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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