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Confisca per equivalente: no alla retroattività

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8625 del 2024, ha annullato una confisca per equivalente disposta in un caso di peculato dichiarato prescritto. La Corte ha stabilito che la norma che permette la confisca anche in caso di prescrizione (art. 578-bis c.p.p.) ha natura sanzionatoria e non può essere applicata retroattivamente a fatti commessi prima della sua introduzione, in ossequio al principio di irretroattività della legge penale sfavorevole.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per equivalente: la Cassazione ribadisce il no alla retroattività

La Corte di Cassazione, con una recente e importante sentenza, ha riaffermato un principio cardine del nostro ordinamento: il divieto di applicazione retroattiva delle norme penali sfavorevoli. Il caso riguardava la legittimità di una confisca per equivalente mantenuta in vigore nonostante la prescrizione del reato presupposto, commesso anni prima dell’introduzione della norma che permetteva tale misura. La decisione chiarisce che la natura sanzionatoria della confisca impedisce la sua applicazione a fatti passati, tutelando così il principio di legalità e la certezza del diritto.

I fatti di causa

La vicenda processuale ha origine da un’accusa di peculato mossa nei confronti di un’imputata. La Corte di Appello, pur dichiarando il reato estinto per intervenuta prescrizione, aveva confermato la confisca di alcuni beni dell’imputata. Questa decisione si basava sull’applicazione dell’articolo 578-bis del codice di procedura penale, una norma che consente di disporre la confisca anche in caso di estinzione del reato per prescrizione. Il punto cruciale, tuttavia, era che il reato era stato commesso nel 2008, mentre la norma in questione (e i successivi ampliamenti) è stata introdotta nel nostro ordinamento solo diversi anni dopo.

L’imputata ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che l’applicazione retroattiva di tale disposizione violasse i principi fondamentali di irretroattività della legge penale, sanciti sia dalla Costituzione (art. 25) che dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (art. 7).

La decisione sulla confisca per equivalente e il principio di irretroattività

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio la sentenza impugnata per quanto riguarda la confisca e ordinando la restituzione dei beni. La decisione si fonda su un orientamento ormai consolidato, cristallizzato da una precedente pronuncia delle Sezioni Unite (la cosiddetta sentenza “Esposito” del 2023).

Il cuore del ragionamento della Corte è la natura della confisca per equivalente. A differenza della confisca diretta (che colpisce i beni che costituiscono il profitto diretto del reato), quella per equivalente ha una natura “marcatamente sanzionatoria”. Essa non ha solo una funzione di ripristino, ma infligge un sacrificio patrimoniale al reo, assimilabile a una vera e propria pena. Proprio per questa sua componente punitiva, la confisca per equivalente non può sfuggire al rigoroso principio di irretroattività della legge penale sfavorevole.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha spiegato che l’articolo 578-bis c.p.p., nella parte in cui riguarda la confisca per equivalente, ha una natura non solo processuale ma anche sostanziale. Di conseguenza, non può essere applicato a fatti commessi prima della sua entrata in vigore. Nel caso specifico, il reato risaliva al 2008. La legge che ha introdotto la possibilità di disporre la confisca per equivalente del profitto del reato di peculato è del 2012, mentre l’articolo 578-bis è stato introdotto nel 2018 e specificamente esteso a questo tipo di confisca solo nel 2019. Applicare queste norme a un fatto del 2008 significherebbe punire una persona sulla base di una legge che, all’epoca dei fatti, non esisteva. Questo è esattamente ciò che il principio di irretroattività vieta. I giudici hanno quindi concluso che la Corte di Appello aveva errato nel confermare la confisca, applicando retroattivamente una norma con chiari effetti punitivi.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante conferma della tutela dei diritti fondamentali nel processo penale. Stabilendo che la confisca per equivalente non può essere applicata retroattivamente, la Cassazione ha rafforzato il principio di legalità e la prevedibilità delle conseguenze delle proprie azioni. I cittadini devono poter sapere in anticipo quali sono le conseguenze penali dei loro comportamenti. L’applicazione retroattiva di misure sanzionatorie, anche se di natura patrimoniale, minerebbe alla base questa certezza. La decisione ha quindi portato all’annullamento della confisca e alla restituzione dei beni alla persona avente diritto, ripristinando la corretta applicazione dei principi costituzionali.

È possibile applicare la confisca per equivalente a un reato commesso prima dell’entrata in vigore della norma che la prevede?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la confisca per equivalente ha una natura sanzionatoria e sostanziale, pertanto è soggetta al principio di irretroattività della legge penale sfavorevole. Non può essere applicata a fatti avvenuti prima della sua introduzione normativa.

Perché la confisca per equivalente è considerata una misura di natura anche sanzionatoria?
Perché, a differenza della confisca diretta del profitto del reato, quella per equivalente colpisce beni di valore corrispondente nel patrimonio del reo, imponendo un sacrificio patrimoniale che si aggiunge alla punizione per il crimine commesso. Questa sua natura afflittiva la assimila a una sanzione penale.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questo caso specifico?
La Corte ha annullato la sentenza di appello nella parte in cui confermava la confisca per equivalente. Ha ritenuto che, essendo il reato stato commesso nel 2008, non potessero essere applicate le norme successive (introdotte tra il 2012 e il 2019) che permettevano tale confisca, e ha disposto la restituzione dei beni sequestrati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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