LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Confisca per equivalente: no alla retroattività

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13518/2025, ha annullato una confisca per equivalente disposta a carico di due amministratori per reati tributari. I reati, commessi nel 2012, erano stati dichiarati prescritti, ma la Corte d’Appello aveva confermato la misura ablativa. La Cassazione ha stabilito che la norma che consente la confisca anche dopo la prescrizione (art. 578-bis c.p.p.), avendo natura sostanziale e sanzionatoria, non può essere applicata retroattivamente a fatti antecedenti la sua entrata in vigore, in ossequio al principio di irretroattività della legge penale sfavorevole.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per Equivalente: la Cassazione nega l’applicazione retroattiva

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel diritto penale tributario: l’applicazione della confisca per equivalente anche dopo la dichiarazione di prescrizione del reato. La decisione chiarisce un importante principio di legalità, stabilendo che la norma introdotta per consentire tale misura (l’art. 578-bis c.p.p.) non può essere applicata a fatti commessi prima della sua entrata in vigore.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda due amministratori, uno di diritto e uno di fatto, di una società a responsabilità limitata, accusati di reati tributari commessi nel 2012. La Corte d’Appello, pur dichiarando i reati estinti per intervenuta prescrizione, aveva confermato la confisca di beni immobili, quote societarie e altre utilità fino a un valore di oltre 1,1 milioni di euro. Questa confisca era stata disposta ‘per equivalente’, cioè su beni degli imputati per un valore corrispondente al profitto illecito dei reati. Gli imputati hanno quindi presentato ricorso in Cassazione, contestando la legittimità di tale misura ablativa.

La Questione Giuridica: Confisca per Equivalente e Retroattività

Il nucleo della controversia ruotava attorno all’interpretazione dell’articolo 578-bis del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta nel 2018, consente al giudice di disporre la confisca anche quando dichiara il reato estinto per prescrizione. La difesa sosteneva che, poiché i reati erano stati commessi nel 2012, l’applicazione di questa norma violasse il principio di irretroattività della legge penale sfavorevole, sancito dall’art. 25 della Costituzione e dall’art. 7 della CEDU.

La Corte doveva quindi stabilire se la confisca per equivalente avesse una natura puramente processuale (e quindi applicabile anche a fatti passati) o una natura sostanzialmente sanzionatoria (e quindi soggetta al divieto di retroattività).

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso degli imputati, annullando la sentenza impugnata nella parte relativa alla confisca per equivalente. I giudici hanno chiarito la duplice natura della confisca. Quando riguarda direttamente il profitto del reato (confisca diretta), essa è una misura di sicurezza patrimoniale. Tuttavia, quando si tratta di confisca per equivalente, la sua funzione diventa eminentemente afflittiva e sanzionatoria. Essa non mira a rimuovere un bene pericoloso, ma a colpire il patrimonio del reo per un valore corrispondente al vantaggio illecito, assumendo così i tratti di una vera e propria pena.

Sulla base di questa natura sanzionatoria, la Corte ha affermato che l’art. 578-bis c.p.p., nella parte in cui si applica alla confisca per equivalente, ha natura sostanziale e non meramente processuale. Di conseguenza, essa non può essere applicata retroattivamente. Poiché i reati in questione erano stati commessi nel 2012, ben prima dell’entrata in vigore della norma nel 2018, la confisca disposta dalla Corte d’Appello era illegittima.

La Corte ha inoltre precisato che la funzione ‘ripristinatoria’ della confisca non può essere confusa con una funzione ‘risarcitoria’. Specialmente quando, come nel caso di specie, la persona fisica condannata (l’amministratore) non coincide con il soggetto passivo del rapporto tributario (la società), la confisca sul patrimonio dell’amministratore assume un carattere puramente punitivo.

le conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante affermazione del principio di legalità e irretroattività in materia penale. Viene ribadito che le misure che, pur essendo formalmente qualificate in un certo modo, hanno una sostanza punitiva, devono sottostare alle garanzie previste per le sanzioni penali. La decisione impedisce che la confisca per equivalente possa essere applicata a fatti passati in assenza di una legge che lo prevedesse al momento della commissione del reato, garantendo così la certezza del diritto e la prevedibilità delle conseguenze delle proprie azioni. Per i professionisti e le imprese, questa pronuncia consolida un baluardo contro l’applicazione retroattiva di sanzioni patrimoniali di natura afflittiva.

La confisca per equivalente può essere disposta se il reato è prescritto?
Sì, ma solo se il reato è stato commesso dopo l’entrata in vigore dell’art. 578-bis del codice di procedura penale (marzo 2018). Questa norma lo permette, a condizione che il giudice accerti comunque la responsabilità dell’imputato.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la confisca in questo caso?
La Corte ha annullato la confisca perché i reati erano stati commessi nel 2012, prima dell’introduzione dell’art. 578-bis c.p.p. La sentenza ha stabilito che la confisca per equivalente ha natura sostanzialmente sanzionatoria e, pertanto, non può essere applicata retroattivamente, in rispetto del principio di irretroattività della legge penale sfavorevole.

Qual è la differenza tra confisca diretta e confisca per equivalente?
La confisca diretta colpisce i beni che costituiscono il profitto o il prezzo diretto del reato. La confisca per equivalente, invece, viene disposta su altri beni nella disponibilità del reo, per un valore corrispondente al profitto illecito, quando la confisca diretta non è possibile. Secondo la Corte, questa seconda forma ha una natura eminentemente punitiva e sanzionatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati