LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Confisca per equivalente: limite al profitto personale

Un soggetto, condannato per riciclaggio tramite patteggiamento, ha impugnato la confisca per equivalente disposta per l’intero profitto del reato, commesso in concorso con altri. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo, in linea con un recente intervento delle Sezioni Unite, che la confisca per equivalente deve essere limitata alla porzione di profitto effettivamente conseguita da ciascun concorrente, escludendo ogni forma di responsabilità solidale. Il caso è stato rinviato al tribunale per una nuova determinazione dell’importo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per equivalente e concorso di persone: La Cassazione fissa i limiti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di confisca per equivalente nei casi di reati commessi in concorso da più persone. La decisione chiarisce che la misura non può colpire un singolo individuo per l’intero profitto generato dall’attività illecita, ma deve essere proporzionata al vantaggio personale effettivamente conseguito da ciascuno. Questo principio, già sancito dalle Sezioni Unite, pone fine all’applicazione del cosiddetto ‘principio solidaristico’ in questo ambito.

I Fatti del Caso: Dal Patteggiamento all’Appello

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale di Cremona nei confronti di un imputato per tre ipotesi di riciclaggio. Per due di queste, il giudice, oltre a ratificare l’accordo sulla pena, aveva disposto d’ufficio la confisca per equivalente dell’intero profitto derivante dalle operazioni, rispettivamente per €43.920,00 e €8.000,00.

L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, contestando l’importo della prima confisca. Egli sosteneva che il suo profitto personale fosse stato di soli €3.000, e che la cifra confiscata corrispondesse invece al profitto totale realizzato da tutti i concorrenti nel reato. Secondo la difesa, il giudice avrebbe dovuto calcolare la misura ablativa solo sulla base del suo effettivo arricchimento personale, e non estenderla al guadagno degli altri correi.

La Questione Giuridica: Confisca per Equivalente e Principio Solidaristico

Il fulcro della questione era se, in caso di concorso di persone nel reato, la confisca per equivalente potesse essere applicata per intero a uno solo dei concorrenti, a prescindere da quanto da lui effettivamente percepito. Questo approccio, basato su un principio di solidarietà passiva, avrebbe reso ogni concorrente responsabile per il profitto totale del reato.

Tuttavia, un recente e fondamentale intervento delle Sezioni Unite della Cassazione (sentenza del 26 settembre 2024) ha risolto il contrasto giurisprudenziale sul punto, stabilendo un principio opposto. Le Sezioni Unite hanno chiarito che la confisca deve essere disposta nei confronti del singolo concorrente solo ed esclusivamente per la parte di profitto da lui concretamente conseguita.

La Decisione della Cassazione e le Motivazioni

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’imputato, annullando la sentenza impugnata limitatamente alla statuizione sulla confisca e rinviando il caso al Tribunale di Cremona per una nuova valutazione.

Le Motivazioni della Sentenza

I giudici di legittimità hanno basato la loro decisione sul ‘diritto vivente’ espresso dalle Sezioni Unite. La motivazione principale risiede nella natura della confisca per equivalente: non ha una funzione punitiva, ma ripristinatoria, volta a sottrarre al reo un valore corrispondente a quello del profitto illecito. Di conseguenza, non può superare l’arricchimento personale di ciascun concorrente.

La Corte ha stabilito che:
1. Esclusione della solidarietà passiva: Non è possibile applicare il principio civilistico della solidarietà, secondo cui ogni debitore è tenuto per l’intera obbligazione. La responsabilità patrimoniale in questo contesto è strettamente personale.
2. Onere della prova: L’accertamento del profitto individuale è oggetto di prova nel contraddittorio tra le parti. Spetta quindi all’accusa dimostrare quanto ciascun concorrente ha guadagnato.
3. Criterio sussidiario della ripartizione in parti uguali: Solo nel caso in cui sia impossibile individuare la quota di arricchimento di ciascun concorrente, il giudice può procedere a una ripartizione del profitto totale in parti uguali tra tutti i partecipanti.

Inoltre, la Corte ha ribadito che, anche in un procedimento come il patteggiamento, caratterizzato da una motivazione sintetica, il giudice ha l’obbligo di motivare adeguatamente l’applicazione di una misura di sicurezza come la confisca, spiegando le ragioni che giustificano l’ammontare stabilito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa sentenza consolida un principio di garanzia fondamentale per l’imputato. Stabilisce che la confisca per equivalente non può trasformarsi in uno strumento sanzionatorio sproporzionato, ma deve rimanere ancorata al vantaggio economico effettivamente ottenuto dal singolo. Per le difese, ciò significa avere la possibilità di dimostrare, attraverso il contraddittorio, la reale entità del profitto personale, al fine di limitare l’impatto di una misura patrimoniale così incisiva. Il giudice del rinvio dovrà ora ricalcolare l’importo da confiscare, applicando rigorosamente questo principio di diritto.

In caso di reato commesso da più persone, la confisca per equivalente può colpire un solo individuo per l’intero profitto?
No. La Corte di Cassazione, seguendo l’orientamento delle Sezioni Unite, ha stabilito che la confisca per equivalente deve essere disposta nei confronti del singolo concorrente limitatamente a quanto da lui concretamente conseguito, escludendo ogni forma di solidarietà passiva.

Cosa succede se non è possibile determinare il profitto esatto di ogni singolo concorrente nel reato?
Solo nel caso in cui, all’esito del contraddittorio tra le parti, risulti impossibile individuare la quota di arricchimento di ciascun singolo concorrente, il giudice può applicare il criterio sussidiario della ripartizione del profitto totale in parti uguali tra tutti i partecipanti.

Nel procedimento di patteggiamento, il giudice deve motivare l’importo della confisca?
Sì. Sebbene il patteggiamento preveda una motivazione sintetica, il giudice che dispone una misura di sicurezza come la confisca ha l’obbligo di motivare sia le ragioni per cui non ritiene attendibili eventuali giustificazioni sull’ammontare, sia l’imputabilità soggettiva della confisca dell’intero profitto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati