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Confisca per equivalente: la Cassazione e il tempo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11066 del 2024, ha rigettato il ricorso di due soggetti contro un decreto di sequestro per equivalente. La Corte ha stabilito un principio fondamentale sulla irretroattività della confisca per equivalente: il momento determinante non è l’acquisto dei beni da confiscare, ma il periodo in cui è avvenuto l’illecito arricchimento. Poiché la condotta illecita si è svolta quando la normativa sulla confisca per equivalente era già in vigore, la sua applicazione è stata ritenuta legittima, respingendo le doglianze dei ricorrenti.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per Equivalente: Quando la Legge Guarda al Passato?

La Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema cruciale nelle misure di prevenzione patrimoniale: la confisca per equivalente e il suo rapporto con il principio di irretroattività della legge penale. Con la sentenza n. 11066 del 2024, i giudici supremi hanno chiarito qual è il momento determinante per stabilire se una norma più severa possa essere applicata: non la data di acquisto dei beni ‘sostitutivi’, ma il periodo in cui si è manifestata la pericolosità sociale e si sono accumulati i proventi illeciti. Approfondiamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria prende le mosse da un decreto della Corte di appello di Bari che, nel 2022, disponeva un sequestro di prevenzione. La misura colpiva una somma di 442.000 euro, ritenuta profitto diretto di attività criminose, e, in via subordinata, un sequestro per equivalente su altri beni (quote societarie e immobili) qualora il patrimonio liquido non fosse stato sufficiente.

I soggetti interessati ricorrevano una prima volta in Cassazione, la quale accoglieva parzialmente il ricorso. La Suprema Corte riconosceva la natura sanzionatoria della confisca per equivalente, e quindi la sua soggezione al principio di irretroattività, rinviando il caso alla Corte di appello per una nuova valutazione sull’applicabilità delle norme nel tempo (ratione temporis).

In sede di rinvio, la Corte di appello confermava la misura, escludendo però i beni acquistati prima dell’entrata in vigore della legge che ha introdotto l’istituto nel 2008. Contro questa nuova decisione, i due soggetti proponevano un ulteriore ricorso in Cassazione, lamentando sia una violazione del diritto di difesa, sia, e soprattutto, una violazione del principio di irretroattività, sostenendo che le norme applicabili dovessero essere quelle, ancora più recenti, del 2017.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la legittimità del sequestro. Dopo aver liquidato come infondata la questione procedurale sul diritto di difesa, i giudici si sono concentrati sul nodo centrale della retroattività.

Le Motivazioni: il Tempo dell’Illecito e non dell’Acquisto

Il cuore della motivazione della sentenza risiede nella distinzione tra confisca diretta e confisca per equivalente nell’ambito delle misure di prevenzione.

1. Confisca Diretta: Non è una sanzione, ma la naturale conseguenza dell’illecita acquisizione di un bene. Lo Stato si riappropria di ciò che è stato ottenuto violando le regole.
2. Confisca per Equivalente: Ha una natura afflittiva e sanzionatoria. Interviene quando i beni frutto dell’illecito non sono più aggredibili (perché dispersi, venduti, etc.) e permette allo Stato di colpire altri beni di valore corrispondente, anche se di provenienza lecita.

Proprio per questa natura sanzionatoria, la confisca per equivalente deve rispettare il principio di legalità e irretroattività. La Corte, tuttavia, chiarisce un punto essenziale: il principio deve essere ancorato al momento in cui si è tenuto il comportamento antigiuridico presupposto della misura, non al momento in cui sono stati acquistati i beni ‘surrogati’ su cui cade la confisca.

Nel sistema di prevenzione, il comportamento rilevante è la manifestazione della pericolosità sociale e la conseguente accumulazione di ricchezza illecita. La funzione della confisca per equivalente è quella di sottrarre al soggetto pericoloso le utilità corrispondenti a quelle illecitamente acquisite e poi disperse. Questa funzione è legittima solo se, al momento in cui il soggetto agiva illecitamente e accumulava quei profitti, una norma già in vigore prevedeva questa possibile conseguenza sanzionatoria.

Nel caso specifico, i profitti illeciti erano stati conseguiti in un arco temporale compreso tra il 2011 e il 2016. In questo periodo, la normativa che consentiva la confisca per equivalente (introdotta nel 2008 e poi trasfusa nel Codice Antimafia del 2011) era pienamente in vigore. Di conseguenza, i soggetti erano in grado di conoscere le conseguenze delle loro azioni. La data di acquisto dei beni immobili e delle quote societarie da aggredire in via equivalente è, da questo punto di vista, irrilevante.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio di garanzia fondamentale, bilanciando l’esigenza di contrastare l’arricchimento illecito con il rispetto del principio di legalità. La confisca per equivalente è una sanzione e non può essere retroattiva. Tuttavia, la sua retroattività va valutata rispetto al momento della condotta illecita che ha generato i profitti, non rispetto all’acquisto dei beni su cui, in un secondo momento, la misura viene eseguita. Questa interpretazione assicura che la risposta sanzionatoria dello Stato sia prevedibile per chi delinque, senza svuotare di efficacia uno strumento essenziale di prevenzione patrimoniale.

La confisca per equivalente si applica retroattivamente?
No, la confisca per equivalente ha natura sanzionatoria e, come tale, non può essere applicata retroattivamente. Deve rispettare il principio di legalità secondo cui una sanzione deve essere prevista dalla legge al momento della commissione del fatto.

Qual è il momento cruciale per valutare la non retroattività della confisca per equivalente?
Il momento rilevante non è la data di acquisto dei beni da confiscare in via equivalente, ma l’arco temporale in cui si è manifestata la pericolosità sociale e sono stati accumulati i profitti illeciti. La legge che prevede la confisca deve essere in vigore in quel periodo.

Qual è la differenza tra confisca diretta e confisca per equivalente nelle misure di prevenzione?
La confisca diretta colpisce i beni che sono il provento diretto dell’attività illecita e non è considerata una sanzione, ma una conseguenza della loro acquisizione illegittima. La confisca per equivalente, invece, colpisce beni di valore corrispondente quando quelli diretti non sono disponibili ed ha una natura sanzionatoria e afflittiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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