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Confisca per equivalente: Cassazione, stop alla solidarietà

Le Sezioni Unite della Cassazione intervengono sulla confisca per equivalente in caso di concorso di persone nel reato. Con la sentenza n. 13783/2025, viene escluso il principio solidaristico, secondo cui ogni concorrente poteva essere chiamato a rispondere per l’intero profitto del reato. La Corte ha stabilito che la confisca, avendo natura prevalentemente ripristinatoria e non punitiva, deve essere limitata a quanto ciascun soggetto ha concretamente conseguito. In caso di impossibilità di determinare le singole quote, il profitto illecito viene ripartito in parti uguali tra i correi. Questa decisione annulla la sentenza di un tribunale che aveva applicato la confisca per l’intero importo a uno solo degli imputati in un caso di corruzione.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per equivalente: la Cassazione abbandona il principio solidaristico

Con una decisione di fondamentale importanza, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno risolto un annoso contrasto giurisprudenziale in materia di confisca per equivalente. La sentenza stabilisce un principio cardine: in caso di reati commessi da più persone, la confisca non può colpire un singolo concorrente per l’intero profitto illecito, ma deve essere limitata alla quota da lui effettivamente percepita. Si tratta di una svolta che rafforza i principi di proporzionalità e personalità della responsabilità penale.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’indagine per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione tra privati. Un responsabile dell’area tecnica di una grande società di ristorazione, in concorso con un altro soggetto, aveva orientato l’assegnazione di appalti a imprese compiacenti in cambio di una percentuale sull’importo dei lavori. Il denaro, profitto della corruzione, transitava attraverso società riconducibili ai due correi.

Il Giudice per le indagini preliminari, in sede di patteggiamento, aveva disposto la confisca diretta di oltre 350.000 euro nei confronti del responsabile tecnico e una confisca per equivalente di circa 227.000 euro nei confronti dell’altro concorrente. Quest’ultima misura era stata applicata in base al cosiddetto “principio solidaristico”, assumendo che, in assenza di prove sulla ripartizione del profitto, ciascun correo potesse essere chiamato a rispondere per l’intero.

La Questione Giuridica sulla Confisca per Equivalente

Il ricorso in Cassazione ha sollevato una questione cruciale: in caso di pluralità di concorrenti nel reato, la confisca per equivalente del profitto può essere disposta per l’intero importo nei confronti di ciascuno di essi, indipendentemente da quanto effettivamente percepito? Oppure deve essere sempre ripartita?

Su questo punto esistevano due orientamenti contrapposti:

1. L’orientamento maggioritario: Sosteneva l’applicazione del principio solidaristico, affermando che ogni concorrente contribuisce a produrre l’intero profitto illecito e, pertanto, può essere soggetto a una confisca per l’intero valore, salvo il limite del totale profitto complessivo.
2. L’orientamento minoritario: Riteneva la confisca una misura da applicare pro quota, ovvero limitatamente al vantaggio patrimoniale che ogni singolo concorrente ha tratto dal reato, in ossequio al principio di proporzionalità.

Le Motivazioni della Cassazione

Le Sezioni Unite hanno aderito al secondo orientamento, smontando le fondamenta teoriche del principio solidaristico in materia di confisca. Il ragionamento della Corte si articola su alcuni punti essenziali.

Natura non Punitiva ma Ripristinatoria della Confisca

Il punto centrale della decisione è la qualificazione giuridica della confisca del profitto. La Corte ha chiarito che, sebbene abbia una componente sanzionatoria, la sua funzione principale non è quella di punire il reo, ma di ripristinare la situazione economica preesistente al reato. L’obiettivo è eliminare l’arricchimento illecito, non infliggere una pena patrimoniale ulteriore. Una misura è punitiva solo quando sottrae al reo più di quanto abbia illecitamente guadagnato.

Inapplicabilità del Principio Solidaristico

Poiché la confisca del profitto ha una finalità prevalentemente ripristinatoria, non può essere governata dal principio solidaristico, tipico delle obbligazioni civili da fatto illecito. La responsabilità penale è strettamente personale. Imporre a un concorrente di rispondere per un profitto che non ha mai incassato si tradurrebbe in una sanzione sproporzionata e slegata dalla sua effettiva colpevolezza e dal suo arricchimento.

L’Onere della Prova e la Regola di Chiusura

La Corte stabilisce che spetta all’accusa provare la quota di profitto conseguita da ciascun concorrente. Tuttavia, per evitare che l’incertezza probatoria si traduca in un’impunità, introduce una regola di chiusura: qualora sia provato che un concorrente ha percepito una parte del profitto, ma non sia possibile quantificarla con esattezza, il profitto totale viene ripartito in parti uguali tra tutti i correi.

Questo criterio presuntivo garantisce che il vantaggio illecito venga comunque neutralizzato, ma nel rispetto di un canone di ragionevolezza e proporzionalità.

Conclusioni

La sentenza n. 13783/2025 delle Sezioni Unite segna un punto di svolta nella disciplina della confisca per equivalente. Viene affermato con chiarezza il seguente principio di diritto: esclusa ogni forma di solidarietà passiva, la confisca è disposta nei confronti del singolo concorrente limitatamente a quanto dal medesimo concretamente conseguito. L’accertamento di tale quota è oggetto di prova nel contraddittorio tra le parti. Solo in caso di mancata individuazione della quota di arricchimento, soccorre il criterio residuale della ripartizione in parti uguali. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche, poiché impone agli organi inquirenti un’indagine più accurata sulla destinazione finale dei proventi illeciti e offre maggiori garanzie difensive agli imputati, proteggendoli da misure ablative sproporzionate.

In caso di reato commesso da più persone, lo Stato può confiscare l’intero profitto illecito da un solo concorrente?
No. Le Sezioni Unite della Cassazione hanno escluso l’applicazione del principio di solidarietà. La confisca, sia diretta che per equivalente, deve essere limitata alla quota di profitto che ogni singolo concorrente ha concretamente ottenuto.

Cosa succede se non è possibile provare l’esatta quota di profitto ricevuta da ciascun concorrente?
Se è provato che i concorrenti hanno ottenuto un profitto ma non è possibile determinarne l’esatta ripartizione, la Corte stabilisce una regola di chiusura: il profitto totale del reato viene diviso in parti uguali tra tutti i correi.

Qual è la differenza tra confisca diretta e confisca per equivalente quando si tratta di denaro?
La confisca di somme di denaro è considerata “diretta” solo quando esiste la prova della derivazione causale di quel denaro dal reato. In tutti gli altri casi in cui questo nesso non è provato (ad esempio, quando il denaro illecito si è confuso con fondi leciti nel patrimonio del reo), la confisca è qualificabile come “per equivalente”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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