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Confisca per equivalente: Cassazione nega retroattività

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26333/2025, interviene su un complesso caso di associazione per delinquere, truffa e riciclaggio. La decisione chiarisce due principi fondamentali: l’irretroattività della norma che consente la confisca per equivalente in caso di reato prescritto, se il fatto è anteriore alla sua entrata in vigore; e l’impossibilità di condannare al risarcimento civile se il reato era già estinto per prescrizione al momento della sentenza di primo grado. La Corte ha quindi annullato la confisca disposta a carico di un imputato e la condanna al risarcimento dei danni per un altro, dichiarando inammissibili gli altri ricorsi.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per Equivalente e Prescrizione: La Cassazione Fissa i Paletti sull’Irretroattività

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato temi cruciali che si intersecano tra diritto penale sostanziale e processuale, offrendo chiarimenti fondamentali sulla confisca per equivalente in caso di prescrizione e sulle conseguenze civili del reato estinto. La decisione analizza la portata applicativa dell’art. 578-bis del codice di procedura penale, sottolineandone la natura sostanziale e, di conseguenza, il principio di irretroattività.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una complessa indagine che ha portato alla condanna in primo grado di diversi individui per reati gravi, tra cui associazione per delinquere finalizzata a truffe, ricettazione, riciclaggio ed evasione fiscale. La Corte d’Appello, in parziale riforma della prima sentenza, aveva dichiarato prescritti alcuni dei reati contestati, rideterminato le pene per alcuni imputati a seguito di concordato, e confermato diverse statuizioni, incluse alcune confische.

Contro la sentenza di secondo grado, sei imputati hanno proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni di legittimità. Tra queste, spiccavano in particolare due motivi:
1. La contestazione di una confisca per equivalente disposta per un reato tributario, sebbene estinto per prescrizione, sulla base di una norma (l’art. 578-bis c.p.p.) introdotta dopo la commissione del fatto.
2. La doglianza relativa alla condanna al risarcimento dei danni in favore di una parte civile per un reato che, secondo la difesa, era già prescritto al momento della pronuncia di primo grado.

L’Analisi della Cassazione sulla Confisca per Equivalente

Il cuore della pronuncia della Suprema Corte risiede nell’analisi del primo motivo di ricorso. Un imputato era stato sottoposto a confisca per equivalente per un reato tributario commesso nel 2013. La Corte d’Appello aveva mantenuto la misura ablativa nonostante la dichiarazione di prescrizione del reato, applicando l’art. 578-bis c.p.p.

La Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza su questo punto. Richiamando un’autorevole pronuncia delle Sezioni Unite (sent. n. 4145/2023), i giudici hanno ribadito un principio cardine: la norma che consente al giudice di decidere sulla confisca anche in caso di estinzione del reato per prescrizione ha natura non solo processuale, ma anche sostanziale. Questo perché la confisca per equivalente ha una componente sanzionatoria.

Di conseguenza, tale norma non può essere applicata retroattivamente. Poiché il reato era stato commesso nel 2013, e l’art. 578-bis c.p.p. è stato introdotto solo nel 2018, la sua applicazione al caso di specie è stata ritenuta illegittima, in violazione del principio di irretroattività della legge penale più sfavorevole. La confisca è stata quindi annullata senza rinvio.

Prescrizione del Reato e Conseguenze sulla Condanna Civile

Un altro punto di grande interesse ha riguardato la posizione di un imputato condannato in primo grado al risarcimento dei danni per un reato che, secondo la difesa, era già estinto per prescrizione in quella fase del giudizio. La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato anche questo motivo.

Citando nuovamente le Sezioni Unite (sent. n. 39614/2022), la Corte ha affermato che qualora il giudice d’appello accerti che la causa estintiva del reato (la prescrizione) era già maturata prima della sentenza di primo grado, deve revocare le statuizioni civili in essa contenute. Il giudice di prime cure, infatti, non avrebbe avuto il potere di decidere sull’azione civile, essendo venuto meno il presupposto penale. La sentenza è stata quindi annullata con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo giudizio limitatamente alle statuizioni civili.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su una rigorosa interpretazione dei principi costituzionali che governano il diritto penale. Il principio di irretroattività (art. 25 Cost.) impedisce di applicare norme sostanziali sfavorevoli a fatti commessi prima della loro entrata in vigore. La qualificazione della confisca per equivalente come misura a carattere sanzionatorio la attrae nell’orbita di tale principio, impedendone l’applicazione retroattiva.

Per quanto riguarda le statuizioni civili, la motivazione risiede nella natura accessoria dell’azione civile nel processo penale. Se il reato, presupposto della responsabilità civile accertata in sede penale, si è estinto prima della condanna, viene meno il potere del giudice penale di pronunciarsi sulla domanda risarcitoria. La Corte ha quindi censurato la sentenza d’appello per non aver chiarito se i danni derivassero esclusivamente dal reato già prescritto in primo grado, rendendo necessario un nuovo esame sul punto.

Conclusioni

La sentenza in esame offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, consolida l’orientamento secondo cui la confisca per equivalente, pur essendo uno strumento essenziale di contrasto alla criminalità economica, non può scavalcare il principio di irretroattività. In secondo luogo, riafferma che la dichiarazione di prescrizione del reato ha un impatto dirimente anche sulle pretese risarcitorie della parte civile, specialmente quando l’estinzione precede la stessa sentenza di primo grado. Infine, la decisione ribadisce che istituti come il concordato in appello comportano una rinuncia ai relativi motivi di impugnazione, rendendo inammissibili i ricorsi che li ripropongono in sede di legittimità.

È possibile applicare retroattivamente una norma sulla confisca per equivalente a un reato commesso prima della sua entrata in vigore?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, avendo la confisca per equivalente una natura anche sanzionatoria, essa soggiace al principio di irretroattività della legge penale sfavorevole e non può essere applicata a fatti commessi prima dell’introduzione della norma che la prevede.

Se un reato è dichiarato prescritto già in primo grado, il giudice può comunque condannare l’imputato al risarcimento dei danni?
No. Secondo la sentenza, se la causa di estinzione del reato, come la prescrizione, è maturata prima della pronuncia di primo grado, il giudice penale non ha il potere di decidere sull’azione civile e deve revocare le eventuali statuizioni di condanna al risarcimento.

Cosa succede se un imputato accetta un concordato in appello e poi presenta ricorso in Cassazione per i motivi a cui aveva rinunciato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. L’accordo per un concordato in appello implica una rinuncia a specifici motivi di gravame, i quali non possono essere riproposti validamente dinanzi alla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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