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Confisca per equivalente: calcolo e prescrizione parziale

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante il ricalcolo della pena e della confisca per equivalente a seguito della prescrizione di alcuni reati. La Corte ha convalidato il criterio del giudice di merito che, in assenza di indicazioni specifiche, ha suddiviso equamente l’aumento di pena tra due reati di falso e ha calcolato la confisca sottraendo algebricamente i profitti delle condotte ormai prescritte.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per Equivalente e Prescrizione: I Criteri della Cassazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 31778 del 2024, offre importanti chiarimenti su come gestire il ricalcolo della pena e della confisca per equivalente quando interviene la prescrizione per una parte dei reati contestati. Questo caso, nato da un ricorso avverso una decisione della Corte d’Appello di Firenze, mette in luce i limiti del giudizio di legittimità e la discrezionalità del giudice di merito nel determinare le sanzioni.

I Fatti del Processo: Truffa, Falso e la Rideterminazione della Pena

Il caso trae origine da una complessa vicenda processuale che vedeva un’imputata condannata per diversi reati, tra cui truffa ai danni di un ente pubblico e falso ideologico. A seguito di un precedente annullamento con rinvio da parte della Cassazione, la Corte d’Appello era stata chiamata a pronunciarsi nuovamente. In questa sede, i giudici avevano dichiarato la prescrizione per uno dei reati di falso e, di conseguenza, avevano dovuto ricalcolare sia la pena detentiva complessiva sia l’importo della confisca per equivalente.

La Corte d’Appello aveva ridotto la pena sottraendo quindici giorni di reclusione, ovvero la metà dell’aumento originariamente stabilito in modo cumulativo per due reati di falso, e aveva ridotto l’importo della confisca a circa 123.000 euro. L’imputata ha proposto ricorso in Cassazione, contestando proprio questi criteri di calcolo.

La Questione del Ricalcolo della Pena e della Confisca per Equivalente

Il ricorso si basava su due nuclei principali di censure.

In primo luogo, si contestava la suddivisione aritmetica dell’aumento di pena. Secondo la difesa, il giudice avrebbe dovuto applicare un criterio basato sulla diversa gravità dei reati, attribuendo una porzione maggiore della pena al reato più grave, ormai prescritto, in applicazione del principio del favor rei.

In secondo luogo, si criticava il metodo di calcolo della confisca per equivalente residua. La ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avrebbe dovuto individuare specificamente il profitto illecito per ogni singola condotta non prescritta, anziché limitarsi a una sottrazione algebrica degli importi legati ai fatti prescritti. Inoltre, si lamentava una mancanza di motivazione sul percorso logico seguito per arrivare alla cifra finale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le censure generiche e manifestamente infondate.

Le Motivazioni

Per quanto riguarda il ricalcolo della pena, la Cassazione ha stabilito che la scelta della Corte d’Appello di suddividere equamente l’aumento tra i due reati di falso non era manifestamente illogica. I giudici di merito avevano infatti sottolineato la “mancanza di elementi che giustifichino una diversa valutazione nei rapporti fra i due reati di falso”, ritenendoli di gravità equivalente. Tale valutazione, secondo la Cassazione, rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non può essere sindacata in sede di legittimità se non è palesemente irragionevole.

Anche le critiche relative alla confisca per equivalente sono state respinte. La Corte ha evidenziato come i giudici d’appello si fossero scrupolosamente attenuti alle indicazioni della precedente sentenza di rinvio. Il criterio adottato – calcolare il profitto totale e poi detrarre quello relativo alle condotte prescritte (nella fattispecie, quelle anteriori all’11 settembre 2011) – è stato ritenuto corretto e adeguatamente motivato. I giudici hanno chiarito che il ricorso, su questo punto, si risolveva in una richiesta di riesame del merito, non consentita in Cassazione.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la Corte di Cassazione è giudice della legittimità, non dei fatti. Le valutazioni discrezionali del giudice di merito, come la quantificazione della pena o il calcolo del profitto da confiscare, sono insindacabili se sorrette da una motivazione logica e coerente con le norme di riferimento. La pronuncia conferma inoltre la validità del metodo sottrattivo per il ricalcolo della confisca per equivalente in caso di prescrizione parziale, offrendo un punto di riferimento chiaro per la prassi giudiziaria in casi analoghi.

Come si calcola la pena da detrarre per un reato prescritto se la sentenza originale prevedeva un aumento unico per più reati?
In assenza di elementi che indichino una diversa gravità tra i reati, il giudice di merito può legittimamente utilizzare un criterio aritmetico, come la suddivisione in parti uguali dell’aumento di pena, motivando tale scelta sulla base della sostanziale equivalenza delle condotte criminose.

In caso di prescrizione parziale delle condotte, come viene ricalcolata la confisca per equivalente?
La confisca viene ricalcolata limitandola all’ammontare delle somme che costituiscono il profitto delle sole condotte di reato non ancora prescritte alla data della sentenza. Il metodo corretto consiste nel detrarre dal profitto totale quello derivante dalle specifiche condotte dichiarate estinte.

La Corte di Cassazione può riesaminare la valutazione sulla gravità di un reato fatta da un giudice di grado inferiore?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito la valutazione sulla gravità dei fatti. Il suo compito è verificare la legittimità della decisione, controllando che la motivazione del giudice inferiore non sia mancante, manifestamente illogica o contraddittoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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