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Confisca per accessione: la regola del valore economico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un terzo proprietario di un terreno, confermando la confisca dell’area e di due fabbricati su di essa costruiti. Sebbene il terreno fosse di provenienza lecita, i fabbricati erano stati realizzati con fondi illeciti da un suo parente, soggetto a misura di prevenzione. La Corte ha stabilito che, in tema di confisca per accessione, se il valore dell’immobile illecito è notevolmente superiore a quello del suolo, l’intero compendio deve essere confiscato, disapplicando il principio civilistico dell’accessione in favore del criterio della prevalenza economica.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per Accessione: Quando l’Immobile Illecito ‘Contamina’ il Terreno Lecito

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 4015 del 2024, offre un importante chiarimento sul delicato tema della confisca per accessione. Questo principio si applica quando un bene costruito con proventi illeciti sorge su un terreno di origine lecita. La domanda centrale è: cosa prevale? La proprietà legittima del suolo o la natura illecita della costruzione? La Corte ha fornito una risposta netta, basata su un criterio di prevalenza economica.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un provvedimento di prevenzione a carico di un individuo ritenuto socialmente pericoloso. Nel corso del procedimento, è stata disposta la confisca di vari beni a lui riconducibili, tra cui un terreno agricolo e due fabbricati rustici costruiti su di esso. Tuttavia, il terreno risultava legalmente intestato al fratello del proposto, che lo aveva acquistato decenni prima del periodo di presunta pericolosità del parente.

Il fratello, in qualità di terzo interessato, ha impugnato il provvedimento, sostenendo che la proprietà del terreno fosse legittima e non potesse essere soggetta a confisca. Contestava inoltre la disponibilità indiretta dei beni da parte del fratello e l’illegittimità della confisca dell’intero compendio, data la scindibilità tra il suolo e i piccoli rustici edificati.

La Decisione della Corte sulla Confisca per Accessione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la decisione della Corte di Appello. La confisca del terreno e dei fabbricati è stata ritenuta legittima. La motivazione ruota attorno all’interpretazione del principio di accessione nell’ambito delle misure di prevenzione, che si discosta notevolmente dalla sua applicazione in ambito civilistico.

Secondo i giudici, quando un bene (il terreno) di origine lecita viene unito a un bene (i fabbricati) di origine illecita, la sorte del bene complesso dipende da un’analisi economica e funzionale. Non vale la regola automatica per cui ‘il suolo attrae la costruzione’, ma si deve valutare quale dei due elementi abbia un valore preponderante.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su diversi punti cardine:

1. La Disponibilità Indiretta: È stata accertata la riconducibilità di fatto dei beni al soggetto proposto. Gli elementi a sostegno erano molteplici: i fabbricati erano stati edificati proprio durante l’arco temporale di pericolosità del proposto (2010-2014); il fratello, proprietario formale, non aveva la capacità economica per sostenere i costi di costruzione (quantificati in oltre 32.000 euro solo per un anno); infine, i beni erano inseriti in un complesso immobiliare più ampio, già in parte confiscato e asservito a un’azienda agricola riconducibile alla famiglia.

2. Il Principio della Prevalenza Economica: Questo è il cuore della motivazione. La Corte di Appello aveva evidenziato una netta sproporzione tra il valore del suolo e quello dei manufatti. Il terreno agricolo era stato valutato circa 10.500 euro, mentre il valore dei due fabbricati, seppur rustici, ammontava a 96.000 euro. Di fronte a una tale disparità, la Corte ha stabilito che il valore dell’investimento illecito era di gran lunga preponderante. Di conseguenza, è l’investimento illecito a ‘contaminare’ l’intero bene, rendendolo suscettibile di confisca nella sua totalità. Il principio civilistico dell’accessione diventa irrilevante di fronte alla finalità delle misure di prevenzione, che è quella di colpire e sottrarre dal circuito economico ogni investimento di origine illecita.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di misure di prevenzione patrimoniale: la forma non prevale sulla sostanza. La proprietà lecita di un terreno non costituisce uno scudo invalicabile contro la confisca se su di esso viene realizzato un investimento illecito di valore economicamente preponderante. La confisca per accessione viene interpretata non secondo le rigide regole civilistiche, ma alla luce dell’obiettivo primario della normativa antimafia: aggredire le ricchezze accumulate illegalmente. Per i proprietari di terreni, ciò implica che consentire a terzi, soprattutto se a rischio di misure di prevenzione, di costruire sui propri fondi può comportare il rischio di perdere l’intera proprietà, qualora l’investimento edilizio si riveli di provenienza illecita e di valore superiore al suolo stesso.

È possibile confiscare un terreno di proprietà lecita se su di esso viene costruito un immobile con fondi illeciti?
Sì, è possibile. La sentenza chiarisce che se il fabbricato, realizzato con denaro di provenienza illecita, ha un valore economico preponderante rispetto al suolo, l’intero complesso (terreno e fabbricato) può essere confiscato. In questo caso il valore dei manufatti era di 96.000 euro contro i 10.500 euro del terreno.

Il principio civilistico dell’accessione protegge il proprietario del terreno dalla confisca?
No, non in questo contesto. La Corte ha stabilito che, nell’ambito delle misure di prevenzione, il principio penalistico della prevalenza economica dell’investimento illecito prevale sul principio civilistico dell’accessione. Lo scopo è colpire gli investimenti di origine illecita, indipendentemente dalla proprietà formale del bene ‘base’.

Come è stata provata la riconducibilità dei beni a una persona diversa dal proprietario formale?
La Corte ha considerato un insieme di elementi: l’edificazione dei manufatti è avvenuta durante il periodo di pericolosità sociale del soggetto; il proprietario formale (il fratello) non aveva la capacità economica per sostenere i costi di costruzione; i beni erano inseriti in un complesso immobiliare più grande già confiscato e riconducibile al proposto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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