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Confisca patteggiamento: obbligo di motivazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di patteggiamento limitatamente alla confisca di uno smartphone, poiché il giudice non aveva fornito alcuna motivazione. La Suprema Corte ha ribadito che, in tema di confisca patteggiamento, è sempre necessario un percorso argomentativo che giustifichi la misura, specificando se si tratti di confisca obbligatoria o facoltativa e il nesso con il reato. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio sul punto.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca patteggiamento: la Cassazione ribadisce l’obbligo di motivazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16642 del 2025, ha riaffermato un principio cruciale nel diritto processuale penale: anche in caso di confisca patteggiamento, il giudice ha l’obbligo di fornire una motivazione chiara e specifica. L’assenza di un percorso argomentativo che giustifichi la misura ablativa rende la sentenza illegittima e, come nel caso di specie, annullabile sul punto.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso di un individuo condannato con rito del patteggiamento per i reati di furto aggravato e rapina. Oltre alla pena concordata, il Giudice per le indagini preliminari (G.i.p.) del Tribunale di Savona aveva disposto la confisca di uno smartphone sequestrato all’imputato. L’imputato, tramite il suo legale, ha impugnato la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando l’omessa motivazione proprio in relazione alla disposta confisca del telefono, sostenendo che non vi fosse alcuna correlazione tra il bene e i reati contestati.

La questione della confisca patteggiamento e la motivazione

Il nodo centrale della questione giuridica risiede nell’estensione dell’obbligo di motivazione del giudice quando applica la confisca nell’ambito di una sentenza di patteggiamento. Sebbene il patteggiamento sia un rito premiale basato sull’accordo tra le parti, la sentenza che ne deriva è comunque un atto giurisdizionale che deve rispettare i principi fondamentali dell’ordinamento, tra cui l’obbligo di motivazione dei provvedimenti, specialmente quando incidono sui diritti patrimoniali come la proprietà.

La difesa ha evidenziato come l’art. 240 del codice penale consenta la confisca quando il bene costituisce il profitto del reato. Tuttavia, nel caso specifico, il giudice non aveva speso una sola parola per spiegare perché lo smartphone dovesse essere considerato tale o perché, comunque, dovesse essere confiscato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, giudicandolo fondato. Gli Ermellini hanno richiamato la propria giurisprudenza consolidata, sottolineando come, a seguito delle modifiche legislative (in particolare la L. n. 134 del 2003), l’applicabilità della confisca nel patteggiamento sia stata estesa a tutte le ipotesi previste dall’art. 240 c.p., e non più solo ai casi di confisca obbligatoria.

Questa estensione, spiega la Corte, impone al giudice un preciso dovere di motivazione. Egli deve esplicitare:

1. Le ragioni fattuali e giuridiche per cui ritiene di dover disporre la confisca di un bene specifico.
2. La natura della confisca applicata, chiarendo se si tratti di un’ipotesi obbligatoria o facoltativa.
3. Il nesso di pertinenzialità tra il bene confiscato e il reato per cui si è proceduto.

Nel caso esaminato, la sentenza impugnata era totalmente carente sotto questo profilo. Il G.i.p. non aveva fornito alcuna argomentazione, rendendo impossibile comprendere il fondamento della misura ablativa. La Corte ha ritenuto questa lacuna un vizio insanabile, tale da giustificare l’annullamento della sentenza limitatamente a tale punto.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione ribadisce un principio di garanzia fondamentale: l’accordo tra le parti nel patteggiamento non può trasformare la giustizia in un atto automatico e privo di controllo razionale. Ogni provvedimento del giudice, soprattutto se restrittivo dei diritti della persona, deve essere trasparente e basato su ragioni verificabili. La sentenza in commento annulla quindi la statuizione sulla confisca e rinvia gli atti a un diverso G.i.p. dello stesso Tribunale, affinché proceda a un nuovo giudizio sul punto, colmando la lacuna argomentativa e decidendo con una motivazione adeguata se lo smartphone debba o meno essere confiscato.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento solo per la parte relativa alla confisca?
Sì, la sentenza dimostra che una sentenza di patteggiamento è ricorribile per cassazione per dedurre l’omessa motivazione in relazione alla confisca, anche se le parti hanno raggiunto un accordo sulla pena.

Il giudice deve sempre motivare la confisca in una sentenza di patteggiamento?
Sì. La Corte di Cassazione ha affermato che l’estensione dell’applicabilità della confisca a tutte le ipotesi dell’art. 240 c.p. impone al giudice di motivare sempre le ragioni per cui dispone la misura, specificando se si tratti di confisca obbligatoria o facoltativa e il nesso tra il bene e il reato.

Cosa accade se la motivazione sulla confisca manca del tutto in una sentenza?
Se la motivazione è completamente assente, la sentenza è viziata. La Corte di Cassazione può annullare la sentenza limitatamente al punto della confisca e rinviare la causa a un altro giudice per un nuovo esame che dovrà essere corredato da un’adeguata motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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