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Confisca patteggiamento: motivazione e limiti del ricorso

Un soggetto, condannato con patteggiamento per spaccio di stupefacenti, ha impugnato la confisca di una somma di denaro per difetto di motivazione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che nell’ambito del rito speciale del patteggiamento, è sufficiente che il giudice motivi la confisca indicando la correlazione tra il bene e il reato contestato, senza necessità di ulteriori prove. La sentenza definisce così gli standard per la motivazione sulla confisca patteggiamento.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca e Patteggiamento: La Cassazione sui Limiti della Motivazione

La sentenza di patteggiamento rappresenta una chiusura concordata del processo, ma quali sono i limiti di impugnazione per le misure accessorie come la confisca? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 43429/2024, offre un importante chiarimento sulla confisca patteggiamento, delineando il perimetro dell’obbligo di motivazione del giudice e la legittimità del ricorso. Il caso analizza la doglianza di un imputato riguardo la confisca di una somma di denaro, ritenuta priva di adeguata giustificazione.

I Fatti del Caso: Droga, Patteggiamento e una Confisca Contestata

Il caso ha origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torino. L’imputato aveva concordato una pena di 4 anni, 9 mesi e 10 giorni di reclusione, oltre a una multa di 18.000 euro, per detenzione a fini di spaccio di ingenti quantitativi di cocaina e hashish, e per la cessione di 1000 grammi di marijuana.

Oltre alla pena detentiva e pecuniaria, la sentenza disponeva la confisca di una somma di 1.250 euro sequestrata. La difesa dell’imputato ha proposto ricorso per cassazione, contestando unicamente questo punto. Il motivo del ricorso era la violazione di legge e il difetto di motivazione, poiché, a dire della difesa, la sentenza non spiegava in modo adeguato la provenienza della somma dal reato di cessione di marijuana, rendendo così illegittima la misura di sicurezza patrimoniale.

La Decisione della Corte di Cassazione: Ricorso Rigettato

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. La Corte ha confermato la legittimità della confisca disposta dal giudice di primo grado, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali. La decisione si fonda su un’attenta analisi della natura del patteggiamento e dei limiti dell’obbligo di motivazione in tale contesto.

L’ammissibilità del Ricorso sulla Confisca Patteggiamento

Preliminarmente, i giudici hanno confermato che, nonostante i limiti stringenti all’impugnazione delle sentenze di patteggiamento (stabiliti dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p.), la doglianza relativa alla mancata motivazione sulla confisca è ammissibile. Questo perché la totale assenza di motivazione si traduce in una “illegalità della misura di sicurezza”, che costituisce una violazione di legge rilevante anche in sede di legittimità. La questione, inoltre, riguarda un aspetto della decisione estraneo all’accordo tra le parti sulla pena.

La Sufficienza della Motivazione nel Rito Speciale

Nel merito, la Cassazione ha chiarito che l’obbligo di motivazione del giudice in caso di patteggiamento deve essere parametrato alla natura stessa del rito. Poiché l’imputato, accordandosi sulla pena, dispensa l’accusa dall’onere di provare i fatti, il compito del giudice non può ridursi a una mera presa d’atto, ma lo sviluppo argomentativo della sua decisione è intrinsecamente legato all’atto negoziale delle parti.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si concentrano sul principio secondo cui la confisca facoltativa (ex art. 240 c.p.), come quella in esame, richiede un nesso strumentale specifico e non meramente occasionale tra il bene e il reato. Nel caso di specie, la sentenza impugnata aveva disposto la confisca della somma di denaro “ritenendola provento della cessione di marijuana”. Secondo la Cassazione, questa affermazione, seppur sintetica, è sufficiente. Essa indica, in correlazione con il capo di imputazione, il nesso di specifica strumentalità tra il denaro e il reato commesso (la vendita di 1000 grammi di marijuana). In un contesto di patteggiamento, dove i fatti contestati sono stati accettati dall’imputato, tale motivazione soddisfa i requisiti di legge, non essendo necessaria una disamina probatoria approfondita che il rito stesso esclude.

Le Conclusioni

La sentenza in commento ribadisce un principio fondamentale per la pratica forense: la scelta del patteggiamento comporta una compressione non solo del diritto alla prova, ma anche dell’ampiezza dell’obbligo di motivazione del giudice su aspetti accessori come la confisca. Per contestare la confisca patteggiamento, non è sufficiente lamentare una motivazione concisa, ma è necessario dimostrare un’assenza totale di giustificazione o una sua palese illogicità, che la configuri come una misura illegale. La Corte stabilisce che, se il giudice collega in modo chiaro e diretto il bene confiscato a uno specifico reato oggetto dell’accordo, la sua decisione è legittima, anche in assenza di un’articolata argomentazione probatoria.

È possibile impugnare la confisca disposta in una sentenza di patteggiamento?
Sì, è possibile impugnare la confisca anche se disposta con sentenza di patteggiamento. Il ricorso è ammissibile quando si lamenta l'”illegalità della misura di sicurezza”, come nel caso di una motivazione mancante o meramente apparente, poiché tale vizio costituisce una violazione di legge.

Quale livello di motivazione è richiesto al giudice per disporre la confisca in un patteggiamento?
L’obbligo di motivazione è parametrato alla natura del patteggiamento. Non è richiesta una motivazione complessa come in un processo ordinario. È sufficiente che il giudice indichi il nesso di strumentalità specifico tra il bene confiscato e il reato oggetto dell’accordo, correlandolo al capo di imputazione accettato dalle parti.

In questo caso specifico, perché la Cassazione ha ritenuto sufficiente la motivazione sulla confisca?
La Corte ha ritenuto la motivazione sufficiente perché la sentenza di primo grado aveva esplicitamente collegato la somma di denaro in sequestro al reato di cessione di marijuana, qualificandola come “provento” di tale attività illecita. Questa correlazione diretta con il capo di imputazione è stata considerata adeguata a giustificare la misura ablativa nel contesto del rito speciale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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