LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Confisca patteggiamento: motivazione e corpo del reato

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che, a seguito di un patteggiamento per riciclaggio, contestava la confisca di alcuni beni. La sentenza stabilisce che in caso di confisca patteggiamento, l’obbligo di motivazione del giudice è ridotto se i beni costituiscono palesemente il corpo del reato. Il ricorso è stato ritenuto generico perché non argomentava specificamente perché i beni sequestrati non dovessero essere considerati tali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Patteggiamento: Quando la Motivazione Può Essere Sintetica

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15168 del 2024, torna a pronunciarsi su un tema cruciale nell’ambito della procedura penale: la confisca patteggiamento. La decisione offre importanti chiarimenti sui requisiti di motivazione del provvedimento di confisca quando questo accede a una sentenza emessa su accordo delle parti, specialmente in relazione ai beni che costituiscono il cosiddetto “corpo del reato”.

La vicenda analizzata dalla Suprema Corte riguarda un caso di riciclaggio e sottolinea un principio fondamentale: la genericità di un ricorso che non contesta in modo specifico la natura di corpo del reato dei beni sequestrati ne determina l’inammissibilità.

I Fatti del Caso

Il Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Ivrea, accogliendo la richiesta di patteggiamento, applicava a un imputato la pena concordata per il reato di riciclaggio. Contestualmente alla sentenza, il giudice disponeva la confisca e la distruzione di alcuni beni in sequestro, nello specifico delle autovetture rinvenute già smontate e non più utilizzabili.

Il difensore dell’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un’erronea applicazione della legge penale. L’unico motivo di ricorso si fondava sulla presunta assenza di motivazione del provvedimento di confisca, in violazione di quanto disposto dall’art. 445, comma 1, del codice di procedura penale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo non solo generico ma anche manifestamente infondato. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

La Corte ha stabilito che, nel contesto di un patteggiamento, l’onere motivazionale del giudice riguardo alla confisca è attenuato, specialmente quando i beni confiscati sono palesemente il corpo del reato.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione della Cassazione si articola su due argomentazioni principali.

La Genericità del Ricorso e la Confisca Patteggiamento

Il primo punto cardine è la genericità del motivo di ricorso. I giudici di legittimità hanno osservato come il GUP avesse disposto la confisca qualificando i beni sequestrati (le auto smontate) come corpo del reato. A fronte di questa, seppur sintetica, argomentazione, la difesa si era limitata a lamentare un’assenza di motivazione, senza però spiegare per quali ragioni concrete si dovesse escludere tale natura. Il ricorso, quindi, non offriva alcun elemento specifico per contestare la valutazione del primo giudice, risultando astratto e generico.

L’Obbligo di Motivazione Ridotto

Il secondo e più rilevante aspetto riguarda l’obbligo di motivazione nella confisca patteggiamento. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato: quando i beni costituiscono il corpo del reato o sono stati utilizzati per la sua consumazione, l’obbligo di motivazione è ridotto. In tali casi, la natura stessa del bene e il suo stretto legame con il delitto sono sufficienti a giustificare la misura ablativa.

La Corte ha citato un precedente (sentenza n. 29457/2019) in cui era stata ritenuta legittima la confisca di un’autovettura con targhe non originali usata per una rapina, proprio perché tale modifica era sintomatica di un uso illecito e dimostrava il nesso strumentale con il reato. Analogamente, nel caso di specie, la condizione delle autovetture, smontate e non utilizzabili, era una chiara manifestazione della loro connessione con l’attività di riciclaggio contestata.

Le Conclusioni

La sentenza in commento consolida un principio di notevole importanza pratica: nei ricorsi contro una confisca patteggiamento, non è sufficiente lamentare un generico difetto di motivazione. È necessario, invece, che la difesa articoli argomenti specifici volti a contestare la qualificazione del bene come corpo del reato o il suo nesso con l’illecito. In assenza di tali specificità, e a fronte di un legame evidente tra il bene e il reato, la motivazione del giudice può essere sintetica, basandosi sulla natura stessa delle cose sequestrate. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di formulare impugnazioni precise e dettagliate, pena la declaratoria di inammissibilità.

È possibile disporre la confisca con una sentenza di patteggiamento?
Sì, il giudice, nell’emettere la sentenza di patteggiamento, può disporre contestualmente la confisca dei beni che costituiscono il corpo del reato o che sono legati alla sua commissione.

La motivazione della confisca in un patteggiamento deve essere sempre dettagliata?
No. La Corte di Cassazione afferma che l’obbligo di motivazione per la confisca di beni che sono corpo del reato o che sono stati usati per commetterlo è ridotto in caso di patteggiamento, potendo essere anche sintetica.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto generico e manifestamente infondato perché si limitava a contestare l’assenza di motivazione senza argomentare specificamente per quali ragioni i beni confiscati (autovetture smontate) non dovessero essere considerati corpo del reato di riciclaggio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati