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Confisca obbligatoria: quando non si può revocare

Un medico sportivo, i cui reati di doping sono stati prescritti, si è visto confermare la confisca obbligatoria del suo studio. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, affermando che la confisca, essendo obbligatoria e decisa nel giudizio di merito, non può essere revocata in fase esecutiva dall’imputato stesso, ma solo da terzi estranei al processo.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Obbligatoria e Prescrizione: I Limiti alla Revoca in Sede Esecutiva

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 19875 del 2025, affronta un tema cruciale all’incrocio tra diritto penale sostanziale e processuale: l’impossibilità per l’imputato di ottenere la revoca di una confisca obbligatoria in fase esecutiva, anche quando i reati presupposto sono stati dichiarati prescritti. Questa decisione ribadisce la forza del giudicato e la distinzione netta tra le tutele accordate all’imputato durante il processo di cognizione e le limitate possibilità di intervento una volta che la sentenza è diventata definitiva.

Il Caso: Doping, Prescrizione e la Confisca dello Studio Medico

La vicenda giudiziaria ha origine da un’indagine su un medico specialista in medicina dello sport, accusato di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di vari reati, tra cui la prescrizione e la fornitura di farmaci dopanti ad atleti. Il tutto avveniva attraverso l’uso di ricette false intestate a nomi di fantasia.

Il Tribunale di primo grado aveva condannato il medico. Successivamente, la Corte d’appello, pur dichiarando la prescrizione per gran parte dei reati contestati (ad eccezione dell’associazione a delinquere), aveva confermato la confisca di un bene immobile adibito a studio medico. Tale confisca era stata disposta in quanto il bene era ritenuto ‘cosa servita a commettere il reato’, ai sensi della normativa specifica in materia di doping (art. 586 bis, comma 6, c.p.).

Diventata definitiva la sentenza, il medico ha tentato di ottenere la revoca della confisca davanti al giudice dell’esecuzione, ma la sua istanza è stata respinta. Contro questa decisione ha quindi proposto ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso: L’impugnazione contro la confisca

Il ricorrente basava la sua difesa su due argomenti principali:

1. Violazione di legge per retroattività: Sosteneva la nullità della confisca perché disposta ai sensi dell’art. 578 bis c.p.p. per fatti commessi prima dell’entrata in vigore di tale norma.
2. Mancanza di motivazione: Lamentava l’assenza di una giustificazione adeguata per mantenere una confisca, a suo dire facoltativa, a fronte della dichiarazione di prescrizione dei reati.

La Decisione della Cassazione sulla confisca obbligatoria

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi interconnessi: l’intangibilità del giudicato e la natura specifica della confisca obbligatoria.

L’Intangibilità del Giudicato

Il principio cardine affermato dalla Corte è che le questioni relative alla legittimità della confisca devono essere sollevate e decise durante il processo di cognizione (primo grado, appello). Una volta che la sentenza passa in giudicato, diventa definitiva e non può più essere messa in discussione dall’imputato in sede esecutiva.

La possibilità di chiedere la revoca di una confisca in questa fase è riservata esclusivamente ai terzi che non hanno partecipato al processo e che vantano diritti sul bene confiscato. L’imputato, avendo avuto piena facoltà di difendersi e impugnare la statuizione sulla confisca nelle sedi opportune, non può riaprire il dibattito una volta esauriti i mezzi di impugnazione ordinari.

La Natura della Confisca Obbligatoria

Il secondo punto, strettamente legato al primo, riguarda la natura della misura applicata. La Corte chiarisce che la confisca disposta ai sensi dell’art. 586 bis, comma 6, del codice penale non è facoltativa, ma obbligatoria. La norma, infatti, recita che ‘è sempre ordinata la confisca dei farmaci … e delle altre cose servite o destinate a commettere il reato’.

Questa natura obbligatoria ha due conseguenze fondamentali:

* Non richiede una motivazione specifica sulla sua necessità, essendo un atto dovuto per legge.
* Può essere mantenuta anche in caso di estinzione del reato per prescrizione, a condizione che il giudice abbia accertato, sia pure in via incidentale, la sussistenza del fatto di reato e la sua attribuibilità all’imputato. Tale accertamento, contenuto nella sentenza di merito, è coperto dal giudicato e non può essere rimesso in discussione.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte di Cassazione si concentrano sul rigido sbarramento processuale creato dal giudicato. La sentenza impugnata dal ricorrente era quella del giudice dell’esecuzione, il cui potere è limitato a verificare la corretta applicazione del titolo esecutivo (la sentenza definitiva), non a riesaminarne il merito. Poiché la confisca era stata disposta e confermata nei gradi di merito, e l’imputato non l’aveva contestata efficacemente in quelle sedi, la questione era da considerarsi chiusa. La Corte sottolinea che la richiesta del ricorrente equivaleva a un tentativo di ottenere una revisione mascherata della decisione, una possibilità non prevista dall’ordinamento per le questioni che avrebbero potuto e dovuto essere sollevate prima.

Inoltre, la Corte smonta l’argomento difensivo sulla natura facoltativa della misura, evidenziando il tenore letterale della norma (art. 586 bis c.p.) che impone la confisca come conseguenza automatica dell’accertamento del reato. Di conseguenza, cade anche la doglianza relativa al difetto di motivazione, poiché il giudice non deve giustificare una decisione che la legge gli impone di prendere.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma che la strategia difensiva deve essere completa e tempestiva. Ogni eccezione, inclusa quella sulla legittimità di una misura patrimoniale come la confisca, deve essere sollevata durante il processo di cognizione. Attendere la fase esecutiva per contestare decisioni di merito è una strada destinata al fallimento per l’imputato. In secondo luogo, la pronuncia ribadisce la severità del legislatore nei confronti di determinati reati, come quelli legati al doping, per i quali è prevista una confisca obbligatoria dei beni strumentali. Tale misura persiste anche qualora il reato si estingua per prescrizione, a testimonianza della volontà di privare chi delinque degli strumenti utilizzati per l’attività illecita, indipendentemente dall’esito sanzionatorio finale sulla persona.

L’imputato può chiedere la revoca di una confisca in fase esecutiva?
No, secondo la Corte, la revoca in sede esecutiva può essere richiesta solo da un terzo estraneo al processo. L’imputato avrebbe dovuto sollevare le questioni relative alla confisca durante il giudizio di merito, prima che la sentenza diventasse definitiva.

Una confisca può essere mantenuta anche se il reato è stato dichiarato prescritto?
Sì. Nel caso di specie, trattandosi di una confisca obbligatoria, essa è stata mantenuta nonostante la prescrizione dei reati. Questo perché si basa su un accertamento, compiuto in via incidentale, della sussistenza del reato e della sua attribuibilità all’imputato, statuizione ormai divenuta definitiva.

Che differenza c’è tra confisca obbligatoria e facoltativa in caso di prescrizione?
La sentenza chiarisce che la confisca in esame era obbligatoria ai sensi dell’art. 586 bis, comma 6, c.p. (‘è sempre ordinata’). Per questo motivo, non era necessaria una motivazione specifica sulla sua applicazione, a differenza di quanto sarebbe richiesto per una confisca facoltativa, per la quale il giudice deve giustificare la sua decisione discrezionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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