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Confisca obbligatoria patteggiamento: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di patteggiamento per un reato tributario (omesso versamento di ritenute) perché il giudice di primo grado aveva omesso di disporre la confisca obbligatoria del profitto. La Suprema Corte ha ribadito che la confisca obbligatoria patteggiamento è una misura inderogabile, non soggetta all’accordo tra le parti, e la sua omissione costituisce una violazione di legge che rende la sentenza impugnabile.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Obbligatoria nel Patteggiamento: Perché non si può evitare

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 5171/2024, chiarisce un punto fondamentale in materia di reati tributari: la confisca obbligatoria patteggiamento non è negoziabile. Anche quando l’imputato e l’accusa si accordano sulla pena, il giudice ha il dovere di disporre la confisca delle somme che costituiscono il profitto del reato. Questo principio tutela l’interesse dello Stato a recuperare le risorse sottratte illecitamente, riaffermando che il crimine non deve mai pagare.

Il Caso: Omesso Versamento e un Patteggiamento Incompleto

Il caso ha origine da un procedimento a carico del legale rappresentante di una società, accusato di aver omesso il versamento di ritenute fiscali per un importo superiore a 160.000 euro (reato previsto dall’art. 10-bis del D.Lgs. 74/2000). L’imputato aveva scelto la via del patteggiamento, accordandosi con la Procura per una pena di due mesi di reclusione, convertita in una multa e sospesa condizionalmente.

Tuttavia, il Giudice per le Indagini Preliminari, pur ratificando l’accordo sulla pena, ometteva completamente di disporre la confisca del profitto del reato, ovvero delle somme non versate all’Erario. Questa omissione è stata il fulcro del successivo ricorso.

Il Ricorso e il Principio della confisca obbligatoria patteggiamento

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ha impugnato la sentenza, portando il caso davanti alla Corte di Cassazione. Il motivo del ricorso era uno solo, ma cruciale: la violazione dell’art. 12-bis del D.Lgs. 74/2000. Questa norma prevede, infatti, che in caso di condanna per specifici reati tributari, la confisca del profitto o del prezzo del reato sia sempre obbligatoria, anche nella forma per equivalente (su beni di valore corrispondente).

Il Pubblico Ministero ha sostenuto che, trattandosi di una misura di sicurezza patrimoniale imposta dalla legge, il giudice non potesse esimersi dall’applicarla, indipendentemente dalla volontà delle parti. L’omissione, quindi, configurava un’illegittimità della sentenza, sanabile solo con l’intervento della Suprema Corte.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso, fornendo motivazioni chiare e in linea con i suoi precedenti orientamenti, incluse le Sezioni Unite. In primo luogo, ha confermato che una sentenza di patteggiamento è ricorribile per cassazione quando omette l’applicazione di una misura di sicurezza che la legge prevede come obbligatoria.

Il punto centrale della decisione è che la confisca prevista per i reati tributari non è nella disponibilità delle parti. Non può essere oggetto di negoziazione durante il patteggiamento. Si tratta di una conseguenza legale inderogabile della condanna, finalizzata a ripristinare l’ordine economico violato e a privare il reo dei vantaggi economici ottenuti illecitamente.

Il Tribunale di primo grado, omettendo di pronunciarsi sulla confisca, ha violato la legge. Pertanto, la Cassazione ha annullato la sentenza, ma solo limitatamente a questo punto. La pena concordata tra le parti è rimasta valida e irrevocabile, mentre il caso è stato rinviato al Giudice per le Indagini Preliminari per procedere con la determinazione della confisca da applicare.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza rafforza un principio fondamentale del diritto penale tributario: l’accordo sulla pena (patteggiamento) non può mai diventare uno strumento per eludere le conseguenze patrimoniali del reato. La confisca obbligatoria patteggiamento resta un pilastro della risposta sanzionatoria dello Stato.

Per gli operatori economici e i professionisti, il messaggio è inequivocabile: anche in caso di definizione concordata del procedimento penale, il profitto derivante dall’evasione fiscale dovrà essere restituito. La decisione della Cassazione assicura che il recupero delle somme illecitamente trattenute sia una certezza, garantendo l’equità fiscale e l’effettività della sanzione penale.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento se il giudice omette di disporre una confisca?
Sì, secondo la sentenza, il Pubblico Ministero può ricorrere per cassazione contro una sentenza di patteggiamento se questa omette di applicare una misura di sicurezza obbligatoria per legge, come la confisca del profitto del reato prevista in materia tributaria.

La confisca del profitto nei reati tributari è sempre obbligatoria anche in caso di patteggiamento?
Sì. La Corte di Cassazione ha ribadito che la confisca prevista dall’art. 12-bis del D.Lgs. 74/2000 è una misura obbligatoria e inderogabile. Non rientra nella disponibilità delle parti e non può essere oggetto di accordo nel patteggiamento; il giudice ha il dovere di disporla.

Cosa succede dopo che la Cassazione annulla la sentenza di patteggiamento solo sulla parte relativa alla confisca?
La statuizione relativa all’applicazione della pena concordata tra le parti diventa definitiva e irrevocabile. Il procedimento viene rinviato al giudice di primo grado, in diversa composizione, con il solo compito di effettuare le valutazioni necessarie per determinare la natura e l’entità della confisca da disporre.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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