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Confisca obbligatoria: la Cassazione corregge l’omissione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per un reato tributario nella parte in cui il Tribunale aveva omesso di disporre la confisca obbligatoria del profitto del reato. La Suprema Corte ha ribadito che, ai sensi dell’art. 12-bis del D.Lgs. 74/2000, la confisca è un provvedimento cogente e non discrezionale, ordinando un nuovo giudizio sul punto.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Obbligatoria nei Reati Tributari: Quando il Giudice Non Può Scegliere

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29229/2025, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale nel diritto penale tributario: la natura della confisca obbligatoria. Il caso analizzato offre uno spunto fondamentale per comprendere che, di fronte a determinate tipologie di reato, il giudice non ha facoltà di scegliere se applicare o meno la misura ablativa, essendo questa un provvedimento imposto dalla legge. La decisione chiarisce le conseguenze dell’omissione di tale statuizione e il corretto percorso processuale per rimediare all’errore.

I Fatti del Caso

Un imputato veniva condannato dal Tribunale per il delitto di omessa dichiarazione, previsto dall’art. 5 del D.Lgs. 74/2000. Tuttavia, nella sentenza di condanna, il giudice di primo grado ometteva completamente di disporre la confisca del profitto del reato, sia in forma diretta che per equivalente. Contro questa omissione, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello proponeva ricorso per cassazione, lamentando la violazione dell’art. 12-bis dello stesso decreto legislativo, che rende tale confisca un atto dovuto.

La Questione Giuridica: Il Carattere Cogente della Confisca Obbligatoria

Il cuore della questione giuridica ruotava attorno all’interpretazione dell’art. 12-bis del D.Lgs. 74/2000. Questa norma stabilisce che, in caso di condanna per uno dei delitti tributari previsti, “è sempre ordinata la confisca dei beni che ne costituiscono il profitto o il prezzo”. L’uso del termine “sempre” non lascia spazio a dubbi: la previsione non ha carattere discrezionale, ma cogente.

Il Procuratore Generale ha sostenuto che l’omessa statuizione sulla confisca costituisse una chiara violazione di legge, poiché il Tribunale non aveva alcuna facoltà di decidere diversamente. La difesa non verteva sulla colpevolezza dell’imputato, già accertata, ma esclusivamente sulla mancata applicazione di una misura patrimoniale che la legge impone come conseguenza diretta della condanna.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendo in pieno la tesi del Procuratore Generale. I giudici di legittimità hanno ribadito con forza che la confisca prevista per i reati tributari è obbligatoria. L’assenza di qualsiasi discrezionalità in capo al giudice rende l’omissione un errore di diritto che deve essere sanato.

La Corte ha specificato che la previsione normativa è chiara e perentoria: in caso di condanna, la confisca del profitto è una conseguenza automatica. Il giudice ha solo il compito di verificare l’esistenza e la disponibilità dei beni da assoggettare a confisca diretta o, in alternativa, di beni di valore corrispondente per la confisca per equivalente.

La sentenza si è soffermata anche su un interessante aspetto processuale. Ha analizzato quale fosse il corretto mezzo di impugnazione per far valere tale omissione, richiamando l’art. 579 del codice di procedura penale. Questo articolo stabilisce che l’impugnazione contro le disposizioni sulla confisca segue gli stessi canali previsti per i capi penali. Pertanto, la via maestra sarebbe stata l’appello, secondo le regole generali dell’art. 593 c.p.p. Nonostante questa precisazione procedurale, la Corte ha comunque proceduto all’annullamento della sentenza impugnata, ma limitatamente al punto della mancata confisca.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza del Tribunale, ma solo nella parte in cui non era stata disposta la confisca. Ha quindi rinviato il caso allo stesso Tribunale per un nuovo giudizio sul punto, affinché provvedesse a disporre la misura ablativa come richiesto dalla legge.

Questa decisione rafforza un principio fondamentale: la lotta all’evasione fiscale passa anche attraverso strumenti efficaci come la confisca obbligatoria, che mirano a privare il reo dei vantaggi economici illecitamente conseguiti. La sentenza serve da monito per i giudici di merito, ricordando loro che l’applicazione di tale misura non è una facoltà, ma un preciso dovere imposto dalla legge, la cui omissione costituisce una violazione censurabile in sede di impugnazione.

La confisca del profitto nei reati tributari è una scelta del giudice?
No, la sentenza chiarisce che la confisca prevista dall’art. 12-bis del D.Lgs. 74/2000 è obbligatoria e non discrezionale. Il giudice deve sempre disporla in caso di condanna.

Cosa succede se un giudice omette di disporre la confisca obbligatoria?
La sentenza che omette la confisca è viziata da violazione di legge. Come stabilito dalla Corte, tale sentenza deve essere annullata limitatamente al punto della mancata confisca, con rinvio a un nuovo giudice per la decisione in merito.

Quale è il mezzo corretto per impugnare la mancata statuizione sulla confisca?
La Corte chiarisce che l’impugnazione contro la sola disposizione sulla confisca (o la sua omissione) segue gli stessi mezzi previsti per i capi penali. Pertanto, il regime di appellabilità è quello generale previsto dall’art. 593 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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