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Confisca obbligatoria: la Cassazione annulla sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per un reato fiscale perché il Tribunale aveva omesso di disporre la confisca obbligatoria del profitto. La Corte ha ribadito la natura cogente di tale misura, precisando che l’omissione costituisce una violazione di legge. Il caso è stato rinviato al Tribunale di primo grado per un nuovo giudizio limitatamente al punto della confisca, chiarendo complesse questioni procedurali sull’impugnazione.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Obbligatoria per Reati Fiscali: L’Importanza di un Provvedimento Completo

La confisca obbligatoria dei profitti derivanti da reati fiscali non è una facoltà, ma un preciso dovere del giudice. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio fondamentale, annullando una decisione di primo grado proprio per la mancata applicazione di questa misura. Analizziamo il caso e le sue implicazioni, che toccano sia il diritto penale sostanziale sia le complesse regole della procedura.

I Fatti del Caso

Un imprenditore veniva condannato dal Tribunale per il reato di cui all’art. 5 del D.Lgs. 74/2000, per aver omesso la presentazione della dichiarazione dei redditi. La sentenza di condanna, tuttavia, pur riconoscendo la colpevolezza e infliggendo una pena detentiva, non disponeva nulla riguardo alla confisca del profitto del reato. Questa omissione è diventata il fulcro della vicenda giudiziaria successiva.

Il Ricorso del Procuratore e la Natura della Confisca Obbligatoria

Il Procuratore generale presso la Corte di Appello ha proposto ricorso per cassazione, lamentando la violazione dell’art. 12-bis del D.Lgs. 74/2000. Tale norma stabilisce che, in caso di condanna per uno dei delitti fiscali previsti dal decreto, è sempre ordinata la confisca dei beni che costituiscono il profitto o il prezzo del reato.

Il ricorso si basava su un unico, ma decisivo, motivo: il carattere obbligatorio della confisca. Secondo l’accusa, il giudice di primo grado non aveva alcuna discrezionalità al riguardo e, omettendo di disporla, aveva violato una norma imperativa di legge.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Ha affermato che la previsione dell’art. 12-bis ha un carattere “cogente”, il che significa che il giudice è tenuto ad applicarla senza margini di valutazione, una volta accertata la responsabilità penale. L’assenza di qualsiasi statuizione sulla confisca, sia in motivazione che nel dispositivo della sentenza, integrava una chiara violazione di legge.

Di conseguenza, la Corte ha annullato la sentenza impugnata, ma limitatamente al punto della mancata confisca. Ha quindi disposto il rinvio della causa per un nuovo giudizio su questo specifico aspetto.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono particolarmente interessanti perché non si limitano a confermare la natura obbligatoria della misura, ma chiariscono un importante aspetto processuale. La questione era a quale giudice dovesse essere rinviata la causa: alla Corte di Appello o al Tribunale che aveva emesso la sentenza?

La Cassazione ha stabilito che il rinvio dovesse essere fatto al Tribunale. Questa conclusione deriva da un’attenta analisi delle norme che regolano le impugnazioni nel processo penale. L’art. 579 del codice di procedura penale, che disciplina l’impugnazione delle disposizioni sulla confisca, rimanda ai mezzi generali previsti per i capi penali. L’art. 593 c.p.p., a sua volta, pone dei limiti all’appello da parte del pubblico ministero contro le sentenze di condanna. In questo specifico caso, poiché la sentenza non modificava il titolo del reato né escludeva aggravanti, non era appellabile dal PM.

Di conseguenza, l’unico rimedio esperibile era il ricorso per cassazione. L’annullamento che ne consegue, per una questione che avrebbe dovuto essere decisa in primo grado, impone il rinvio al giudice che ha emesso la sentenza, ovvero il Tribunale, affinché completi la sua decisione con la statuizione mancante sulla confisca.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre due importanti lezioni. La prima è di natura sostanziale: la confisca obbligatoria nei reati tributari è un pilastro del sistema sanzionatorio e la sua applicazione è un atto dovuto per il giudice. La sua omissione non è una semplice dimenticanza, ma una violazione di legge che rende la sentenza invalida sul punto. La seconda lezione è di natura procedurale: la sentenza chiarisce i meccanismi attraverso cui il sistema processuale può rimediare a tali errori, individuando il corretto percorso di impugnazione e il giudice competente a sanare la violazione. Questo garantisce che la pretesa sanzionatoria dello Stato, specialmente in un settore sensibile come quello fiscale, venga attuata in modo completo ed effettivo.

La confisca del profitto nei reati fiscali è sempre obbligatoria?
Sì, secondo l’art. 12-bis del D.Lgs. 74/2000, in caso di condanna per tali reati la confisca dei beni che ne costituiscono il profitto o il prezzo è sempre ordinata, avendo la norma un carattere cogente e non discrezionale per il giudice.

Cosa succede se un giudice omette di disporre la confisca obbligatoria in una sentenza di condanna?
La sentenza è viziata da una violazione di legge. Può essere impugnata, come in questo caso, e la Corte di Cassazione può annullarla limitatamente al punto della mancata confisca, ordinando un nuovo giudizio per decidere su di essa.

In caso di annullamento per mancata confisca, a quale giudice viene rinviato il processo?
La Corte di Cassazione, in questa sentenza, ha chiarito che in una situazione processuale come quella esaminata, il rinvio deve essere disposto al Tribunale che ha emesso la sentenza originaria e non alla Corte d’Appello, affinché sia lo stesso giudice di primo grado a integrare la propria decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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